CATANZARO «Non risulta che nell’accordo si prevedesse esplicitamente il ricorso ad affiliati ad associazioni di tipo mafioso per la raccolta dei consensi» e ancora «né Antonio Gallo, né Natale Errigo, né Antonino Pirrello avevano per Franco Talarico una fama criminale riconosciuta, collegata alla loro appartenenza a clan mafiosi». Sono alcuni dei punti salienti emersi dalle motivazioni della sentenza emessa dalla Corte d’Appello con la quale l’ex assessore regionale e segretario dell’Udc Francesco Talarico è stato condannato ad un anno e 4 mesi di reclusione, con la sospensione della pena. Secondo i giudici, con particolare riferimento ai rapporti con l’ex assessore al Turismo di Simeri Crichi, Saverio Brutto, la promessa della sua assunzione nella segreteria politica di Talarico «non può inquadrarsi come una sorta di contraprestazione appoggio elettorale in cambio dell’assunzione ma una forma di favoritismo clientelare» o ancora «un favore tra colleghi di partito». Per quanto riguarda, invece, accordo elettorale tra gli imprenditori Gallo, Errigo e Pirrello con Talarico, secondo le motivazioni dei giudici «sono provate le richieste formulate in cambio del loro sostegno elettorale e l’accettazione da parte del politico». Dunque, secondo i giudici, «c’è stato un accordo tra il candidato Talarico e i tre imprenditori per avere voti in cambio di favori» ma non sussisterebbe «uno scambio politico mafioso. Né Errigo né Pirrello appartenevano a cosche mafiose». Perché secondo i giudici «solo Gallo certamente apparteneva al sodalizio ma non risulta, tuttavia, che Talarico ne fosse a conoscenza». (redazione@corrierecal.it)
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