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Lunghe liste d’attesa e difficoltà economiche: ecco perché i calabresi rinunciano alle cure

La relazione annuale della garante della Salute rileva le criticità: l’Asp reggina in testa per degrado ambientale e mobilità sanitaria passiva

Pubblicato il: 15/12/2023 – 6:51
di Mariateresa Ripolo
Lunghe liste d’attesa e difficoltà economiche: ecco perché i calabresi rinunciano alle cure

REGGIO CALABRIA Lunghe liste d’attesa e difficoltà economiche sono alla base di uno dei problemi principali che si riscontrano in ambito sanitario: la rinuncia alle cure. Dalle indagini Istat, nel 2022, si rileva una riduzione del numero di utenti che ha effettuato visite specialistiche dal 42,3% nel 2019 al 38,8% nel 2022, o accertamenti diagnostici, dal 35,7% al 32,0%, e nel Mezzogiorno quest’ultima riduzione raggiunge i 5 punti percentuali. Una situazione che mette in rilievo la Garante regionale per la Salute della Regione Calabria Anna Maria Stanganelli nella sua relazione annuale, in cui cristallizza tutti i dati per provincia sottolineando come sia Reggio Calabria quella da cui arrivano le maggiori criticità.

La rinuncia alle cure

Nella rinuncia alle cure, rileva la garante regionale, la flessione ha riguardato tutte le fasce d’età, ma è maggiore in quella degli anziani, con riduzioni di sei punti per le donne e anche tra i minori che ricorrono a visite specialistiche o tra le donne adulte per gli accertamenti. Rispetto al 2019 è inoltre aumentata la quota di persone che dichiara di avere pagato a sue spese sia visite specialistiche, dal 37% al 41,8% nel 2022, che accertamenti diagnostici, dal 23% al 27,6% nel 2022.
Per leggere il dato che vede gli anziani come la fascia d’età che sempre più spesso rinuncia a curarsi è importante analizzare le motivazioni che portano verso questa direzione.

I tempi di attesa

I tempi di attesa molto lunghi riguardano in particolar modo visite specialistiche e di controllo, prestazioni diagnostiche e interventi chirurgici, riabilitazione, ricoveri e per le cure e l’assistenza domiciliari. I cittadini – sottolinea Stanganelli – hanno inoltre lamentato difficoltà nei servizi di accesso e prenotazione, difficoltà a contattare il CUP, impossibilità a prenotare per liste d’attesa chiuse, ricorrendo di sovente all’intramoenia per impossibilità ad accedere alla prestazione tramite SSR.
Tra le principali prestazioni con lunghi tempi di attesa per accedervi, sono state segnalate difficoltà per Tac; Risonanza Magnetica; Mammografia; Ecografia; Visita dermatologica; Visita urologica; Visita diabetologica; Visita oculistica; Visita oncologica; Intervento cardiologico.

Carenze strutturali e organizzative

Nei presidi ospedalieri calabresi sono ataviche le carenze strutturali e organizzative. Nella relazione si fa riferimento a carenze in termini di accesso alle strutture sanitarie: parcheggi, parcheggi per disabili, ridotti collegamenti da/e per le strutture, sicurezza e manutenzione delle strutture; dislocazione territoriale dei servizi; carenze interne: scale, ascensori guasti, barriere architettoniche, ampiezza e numero di letti per stanza, servizi igienici inadeguati, mancanza di privacy tra pazienti e familiari all’interno delle stanze e nei reparti, pulizia, modalità di accesso/visita dei familiari ai reparti; numero e collocazione logistica degli ospedali, numero e tipologia di posti letto rispetto agli standard di riferimento e alle necessità assistenziali; orari di apertura e tempi di attesa per accedere agli sportelli, con più ricorrenza al CUP e per erogazione di esami e prestazioni. E ancora: malfunzionamento e numero insufficiente di macchinari.
Problemi e differenti segnalazioni sono arrivate alla garante dai Pronto Soccorso: attesa per effettuare il triage; sovraffollamento pronto soccorso; scarsità di informazioni ai pazienti o ai familiari; mancanza di posti letto in reparto per il ricovero; carenza di personale medico; pazienti in barella lungo i corridoi per ore; tempestività dell’arrivo dei mezzi di soccorso; efficacia degli interventi di emergenza.
E ancora nell‘assistenza territoriale riscontrate: carenze nell’assistenza primaria di base; carenze nell’assistenza protesica e integrativa, per lunghi tempi di attesa nell’ottenimento delle protesi o degli ausili; ca. renze nell’assistenza domiciliare integrata per accesso alle informazioni, difficoltà nell’attivazione dell’assistenza; carente assistenza medico/ infermieristica e mancanza di figure specialisti-che; numero di giorni di assistenza inadeguato; ritardi nell’avvio e nell’attuazione di un modello assistenziale e organizzativo dell’assistenza distrettuale, differenze di accesso ai servizi e qualità degli stessi nelle varie aree della regione.
Segnalazioni su consultori familiari: carenze per numero di consultori attivi e per composizione dell’equipe che vi lavora all’interno (mancanza di ginecologo, ostetrica, psicologo, assistente sociale); difficoltà nell’accesso al servizio per numero di ore e di giorni in cui i consultori restano aperti; carenze nelle tipologie di attività, ridotte per i giovani e per le coppie; e salute mentale: carenze strutturali e organizzative per la gestione del paziente psichiatrico; carenza di figure sanitarie sul territorio; scarsa qualità dell’assistenza.

Migrazione sanitaria

Un passaggio della relazione è dedicata poi alla mobilità sanitaria passiva verso altre regioni: spesso – scrive la garante Stanganelli – anche per interventi di complessità medio bassa o eseguibili anche nei presidi pubblici e privati della regione che condizionano fortemente il bilancio della Regione ed al tempo stesso aumentano le spese delle famiglie calabresi in un sistema sociale fragile e poco tutelato.

Le segnalazioni pervenute nel corso del 2023 al Garante della Salute

In testa, in termini di segnalazioni pervenute e criticità riscontrate c’è il territorio di Reggio Calabria. L’Asp reggina è quella a detenere primati negativi per quanto riguarda liste d’attesa (nel 35% dei casi segnalati, rispetto alle altre aziende sanitarie), attesa al Pronto soccorso (40%), carenze nell’assistenza primaria di base (35%), salute mentale (40%), mobilità sanitaria passiva (30%). Altissime poi le percentuali su carenza di postazioni mediche a causa della chiusura (43%) e degrado ambientale (52%). Per quanto riguarda le carenze strutturali e organizzative è l’Asp di Cosenza ad andare peggio (33%), così come per le aggressioni agli operatori sanitari (38%). Per carenza di medici è l’Asp di Vibo Valentia a primeggiare (30%). Male L’Asp di Catanzaro nell’assistenza protesica e integrativa (31%) e l‘Asp di Crotone a causa di limitazioni nella Telemedicina (28%). (m.ripolo@corrierecal.it)

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