La settimana di Santa Lucia sono accaduti in Calabria due fatti apparentemente scollegati tra loro. Il primo fatto è successo a Catanzaro dove si sono riuniti quattro sindaci di altrettanto capoluoghi di provincia. Quattro su cinque, mancava solo Vibo Valentia. I sindaci presenti hanno discusso sulle ripercussioni economiche che potrebbero verificarsi a valle della statuizione della cosiddetta “autonomia differenziata”. Il secondo fatto rinviene da Forza Italia della Sicilia che ha definito “inammissibile” la scelta del governo, di cui fa parte, di prelevare 1,3 miliardi dal Fondo per la coesione destinato alla Sicilia e 300 milioni da quello della Calabria e destinarlo, pro quota, alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Che suonerebbe come: se volete il Ponte, pagatevelo voi. Ma Roberto Occhiuto, intervistato da Carlo Macrì per il Corsera, s’è dimostrato ottimista, dicendo che sia esso stesso che Schifani sono felici di co-finanziare l’opera, sperando che, alla fine, il Ponte sia dedicato a Silvio Berlusconi. Gatta ci cova, verrebbe da dire. Perché i due fatti sopra citati sono collegati tra loro? Per la visibilità asimmetrica delle circostanze. In altre parole, in Calabria come altrove, chi ha i denti non ha il pane, e chi ha il pane non ha i denti. Tradotta la metafora, significa che la destra ha i denti, cioè i voti, ma non ha il pane, cioè la classe dirigente; mentre la sinistra, ha, o meglio: avrebbe, il pane ma non ha i denti. Ago della bilancia è Forza Italia che aspira ad essere il centro della politica nazionale rimanendo nel Partito popolare europeo. Tuttavia, dopo la morte di Silvio Berlusconi, i veri eredi decisori del partito azzurro sono Carlo Confalonieri e Marina Berlusconi. Entrambi preferiscono l’opzione destrorsa, ovvero l’alleanza organica con gli attuali sovranisti e populisti, Ponte compreso. A sciogliere l’intrigo saranno, probabilmente, le elezioni europee che si terranno il prossimo giugno. Si tratta solo di aspettare per sapere come andrà a finire il film.
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