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‘Ndrangheta e usura a Isola Capo Rizzuto, tassi al 120% e minacce: «Paga o fai una brutta fine»

Inchiesta della Dda che ha portato all’arresto di due persone, ritenute vicine alla cosca Arena. Numerosi gli episodi ricostruiti

Pubblicato il: 02/02/2024 – 6:41
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta e usura a Isola Capo Rizzuto, tassi al 120% e minacce: «Paga o fai una brutta fine»

LAMEZIA TERME Tassi usurari spesso superiori al 100% annui e minacce più o meno esplicite. Una morsa che ha stretto per anni porzioni del tessuto imprenditoriale di Isola Capo Rizzuto, oscurato dall’ombra delle cosche di ‘ndrangheta legate agli Arena. È uno degli aspetti chiave dell’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro e che ha portato all’arresto da parte dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Crotone di due persone, Salvatore Parisi (cl. ’57), e Francesco Savoia (cl. ’71), in esecuzione di un’ordinanza del gip distrettuale, Chiara Esposito. Le indagini hanno consentito di ricostruire le attività usurarie dei due, grazie alle dichiarazioni di alcune delle vittime, ma anche attraverso inchieste condotte contro le cosche di ‘ndrangheta del territorio crotonese come “Jonny” e “Krimata”, riscontrando elementi di connessione di un’attività di usura «attuata per conto della criminalità organizzata», attiva nel territorio di Isola Capo Rizzuto, ai danni di alcuni imprenditori.

Il modus operandi

In uno dei casi riportati dal gip nell’ordinanza, in particolare, Francesco Savoia «avrebbe fatto da intermediario tra la vittima dell’usura e Salvatore Parisi, partecipando alla “contrattazione” del prestito, consegnando poi il denaro in tranche erogato proprio da Savoia alla vittima». Parisi, invece, avrebbe promesso di “prestare” alla vittima poco più di 40mila euro, da restituire a rate periodiche da 4mila euro con un tasso del 10%. Importo che, tra il 2013 e il 2014, ammontava a 48mila euro, frutto di un tasso annuo del 120%.  Circostanza che si sarebbe ripetuta nella prima del 2015, con un ulteriore prestito a tasso usurario di 20mila euro alla stessa famiglia, concordando un interesse di 5mila euro, pari a un tasso mensile dell’8,3% e annuale del 100%.

L’ammissione di una vittima

«Nelle prime circostanza, il denaro era certamente di Francesco Savoia (…) successivamente ha suggerito di richiedere ulteriori prestiti ed ha portato direttamente gli usurai a cui affidarsi. In un caso Savoia ha portato Salvatore Parisi che ha concesso a mio padre 40mila euro ad un tasso del 10% mensile (…) poi sono venuto a sapere che da quella percentuale Savoia percepiva il 2%». È il maggio del 2022 a parlare è una delle vittime, anche lui come il padre, dei tassi usurari del duo Savoia-Parisi. A giugno dello stesso anno, la vittima illustrerà ulteriori dettagli: «Mio padre in più di un’occasione per omertà o per timore di ritorsioni ha smentito quanto da me dichiarato anche in Tribunale. Una pratica comune, dunque, che si può applicare ad una serie di episodi ricostruiti dagli inquirenti e che si inserisce nel quadro della ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. Come è emerso dalle indagini, infatti, grazie anche alle dichiarazioni delle parti offese, Salvatore Parisi sarebbe a tutti gli effetti il “finanziatore” dei Savoia e in particolare di Francesco, detto Franco, dedito all’attività usuraria. Parisi sfrutterebbe la caratura criminale di Savoia per il «rispetto degli accordi usurari presi con i clienti» e «per il recupero del denaro prestato» annota il gip nell’ordinanza, e questo perché Franco Savoia «è universalmente riconosciuto usurario e vicino alla cosca di ‘ndrangheta Arena di Isola Capo Rizzuto.

Dal prestito alle minacce

In un altro episodio ricostruito dalla Dda di Catanzaro e riportato nell’ordinanza del gip, un imprenditore si sarebbe rivolto a Parisi per il prestito di 20mila euro, al fronte del quale si era impegnato a restituirlo attraverso il pagamento, mensile, di 2mila euro, pari ad un interesse del 10%. La vittima ha poi raccontato agli inquirenti di aver restituito, dopo soli tre mesi, i 20mila euro più altri 4mila, frutto del tasso di interesse. Un metodo, però, rifiutato da Parisi secondo cui i 24mila euro rappresentavano solo l’interesse annuale. Infastidito, dunque, Parisi avrebbe iniziato a chiamare continuamente la vittima, «mascherando le sue richieste con riferimenti a polizze o consulenze assicurative, pretendo 30mila euro per estinguere il debito. Richieste accompagnate, poi, da vere e proprie minacce. La vittima, infatti, avrebbe ricevuto la visita di Parisi accompagnato da alcuni ‘ndranghetisti di Isola Capo Rizzuto, presentatisi con i nomi di Arena e Capicchiano, e lo avrebbero minacciato di fargli fare “una brutta fine” se non avesse pagato quanto richiesto. (g.curcio@corrierecal.it)

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