CROTONE Emorragia di medici all’ospedale di Crotone. Una vera e propria fuga iniziata da un gruppo storico di primari e assistenti che sono andati in pensione pur avendo la possibilità di prolungare l’attività e proseguita ora da professionisti che, in alcuni casi, lasciano l’incarico a tempo indeterminato per accettarne uno precario. Sono andati via (in pensione) primari come Gaetano Mauro, Lino Mungari e Dionisio Gallo e hanno deciso di lasciare l’ospedale, alcuni per fare altro, due radiologi, un cardiologo, ben quattro pediatri e sei medici di psichiatria che hanno deciso di trasferirsi presso alte sedi che offrono maggiori garanzie di carriera. Colpisce la fuga da pediatria e neonatologia che, per anni, è stato uno dei fiori all’occhiello del “San Giovanni di Dio”. Tutto avviene nel silenzio. Si consuma un dramma per la sanità della provincia di Crotone nel più assordante dei silenzi. È una dimostrazione della piega che sta prendendo la sanità pubblica ospedaliera nel Crotonese dove, in verità, per anni il servizio sanitario ha funzionato ed ha dato le giuste risposte all’utenza. Ovviamente sulle specialistiche che sono accreditate ad un ospedale spoke. I tempi sono cambiati e ora si va via probabilmente perché non c’è più stimolo a restare in quanto i medici vengono quotidianamente accusati di non fare il proprio dovere e sono sottoposti, in alcuni casi, anche ad aggressioni fisiche. Nella categoria c’è grande demotivazione, non si spiegherebbe altrimenti la decisione di un pediatra di lungo corso qual è Giuseppe Frandina, che ha deciso di lasciare il suo posto a tempo indeterminato al “San Giovanni di Dio” per andare a pediatria di base a sostituire temporaneamente un medico che va in pensione. Si tratta di un salto nel buio, perché lascia il certo per l’incerto precario. I pediatri andati via potrebbero essere sostituiti dai loro colleghi cubani. Questo oggi passa il convento. La carenza della disponibilità dei medici, in questo caso, non c’entra. Il problema potrebbe essere riconducibile alla gestione dell’Azienda sanitaria provinciale e ai carichi di lavoro che raddoppiano perché mancano i sostituti. Le responsabilità non sono dell’ultimo commissario, che si è fatto conoscere poco. La cattiva gestione potrebbe essere datata. I commissari e i direttori generali hanno amministrato seguendo le direttive che arrivavano dalla Regione senza valutare sul campo le situazioni. Non sono stati liberi di operare e premiare la professionalità e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la sanità pubblica è ridotta al lumicino. La centrale operativa del 118 di Crotone è stata trasferita a Catanzaro. Nemmeno questo è un buon segnale. L’obiettivo non è quello di garantire efficienza, ma stare nei paletti e per questo il medico che si fa in quattro e quello che si limita ad eseguire il protocollo senza fare altro, vengono trattati allo stesso modo. Anche questo è un fattore che induce alla fuga. Da pediatria, oltre a Frandina, vanno via Antonella Oliverio, Luigi Mesuraca che ha avuto concessa l’aspettativa e si sposta all’ospedale di Catanzaro, Ferdinanda Chiera (si è spostata a Lamezia Terme), un’altra dottoressa si è licenziata. Questa è la storia.
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