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La decisione

Diamantese assolto dall’accusa di violenza aggravata

Il Tribunale di Paola ha scagionato l’uomo per i presunti maltrattamenti in famiglia. Dopo la sentenza è stato rimesso in libertà

Pubblicato il: 22/02/2024 – 21:07
Diamantese assolto dall’accusa di violenza aggravata

DIAMANTE Una storia da “Codice Rosso” di presunti maltrattamenti che si è svolta, negli anni passati, fra Grisolia e Diamante. Non solo maltrattamenti, ma anche lesioni aggravate erano le accuse a carico di G.P. di Diamante.
Ieri mattina, dinanzi al Tribunale di Paola, Sezione Penale, a seguito della requisitoria del pm e dell’arringa dell’avvocato Francesco Liserre, difensore dell’imputato: il giudice, all’esito di una lunga camera di consiglio ha assolto l’imputato dal reato di maltrattamenti in famiglia, riqualificandolo in minaccia aggravata.

I fatti

L’imputato era stato sottoposto anche alla misura cautelare carceraria. Successivamente, a seguito delle istanze difensive, la misura era stata revocata dallo stesso Tribunale di Paola. L’istruttoria dibattimentale è stata lunga e articolata, con l’ascolto di numerosi testimoni, tra cui i militari intervenuti nell’immediatezza dei fatti, e con la ricostruzione dei molteplici episodi di violenza a danno della compagna del diamantese. In più di un’occasione, l’imputato, secondo la ricostruzione fornita dalla vittima e dai Carabinieri, per futili motivi e in stato di ubriachezza, avrebbe usato violenza nei confronti della convivente, anche con l’uso di un coltello, sottoponendola ad un regime di vita umiliante e vessatorio. Fatti, spesso avvenuti nell’abitazione di Grisolia dove l’uomo, in passato, aveva convissuto con la compagna. Inizialmente, come spesso accade, la persona offesa, anche per il timore di possibili ritorsioni, aveva evitato di denunciare i fatti all’autorità giudiziaria.
Le pressioni del compagno si ripetevano e la vittima viveva in uno stato di terrore e sofferenza. Secondo la ricostruzione accusatoria, nella serata del cinque dicembre 2018, in seguito all’ennesimo litigio, il diamantese avrebbe picchiato selvaggiamente la donna. E, in quella occasione la vittima aveva anche chiesto aiuto ad un familiare e ai carabinieri. Quella sera, l’imputato, in preda ad un’incontenibile violenza, avrebbe minacciato con due coltelli, anche il congiunto della vittima.
Solo il tempestivo intervento dei Carabinieri di Scalea e Santa Maria del Cedro, riusciva a scongiurare la tragedia. La donna, con vistose ferite da taglio e sanguinante, veniva ricoverata in ospedale. A seguito di quel primo episodio venuto alla luce grazie all’intervento dei militari, l’uomo era finito in carcere. L’avvocato Francesco Liserre aveva proposto riesame al Tribunale della Libertà di Catanzaro, ed aveva ottenuto, nei confronti del suo assistito, prima la sostituzione della misura carceraria con quella degli arresti domiciliari e, successivamente, anche la sostituzione dell’altra misura con quella meno afflittiva del divieto di avvicinamento e di comunicazione con la persona offesa. Il divieto è stato violato sistematicamente dall’imputato che continuava ad incontrare la donna e a contattarla telefonicamente.
In particolare, il 17 ottobre del 2019, il diamantese, in probabile stato di ebbrezza, si era recato sotto l’abitazione della vittima, lanciando pietre e minacciandola di morte anche con messaggi telefonici. Scattava una nuova misura cautelare in carcere, anche alla luce della nuova normativa del cosiddetto Codice Rosso, a tutela delle donne vittime di violenza. Misura, successivamente, revocata dallo stesso Tribunale che, accogliendo le argomentazioni difensive, disponeva l’immediata liberazione del diamantese. (f.b.)

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