CATANZARO E’ iniziato, questa mattina, il processo per l’omicidio di Maria Chindamo. Di fronte ai giudici della Corte d’Assise di Catanzaro, l’imputato Salvatore Ascone, detto “u pinnularu”, accusato di aver concorso nell’omicidio dell’imprenditrice di Laureana di Borrello. Insieme al figlio Rocco avrebbe, secondo gli inquirenti, provveduto a «manomettere il sistema di videosorveglianza installato presso la sua proprietà, limitrofa a quella della Chindamo». Prima dell’inizio dell’udienza, Vincenzo Chindamo ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni.
«È una giornata importante che attendevamo da tantissimo tempo e devo dire che abbiamo creduto sempre che prima o poi si arrivasse a all’inizio di un percorso giudiziario. Nel frattempo non siamo stati mai fermi, abbiamo sempre collaborato con la giustizia raccontando le cose che conoscevamo della vita di Maria e le cose che abbiamo conosciuto dopo la scomparsa di Maria. Abbiamo trovato sempre una procura con le porte aperte, una procura pronta ad accoglierci, ad ascoltarci, anche nei momenti un po’ più difficili, quando non avevamo notizie, quando non sapevamo niente».
Soddisfatto dell’avvio del processo anche il legale della famiglia Chindamo, Nicodemo Gentile. «Ci sono state tante battute d’arresto e siamo arrivati ad un processo grazie alla tenacia, alla forza di Vincenzo e della sua famiglia. C’è tanta speranza, c’è tanta voglia di capire. Sarà un processo complesso». Il legale poi ricorda la mamma di Maria Chindamo. «Mamma Pina, questo è soprattutto il suo riprocesso, una donna che è un monumento di dignità, di forza, di coraggio e noi dobbiamo anche a lei questo momento. Si parte verso la verità e verso la giustizia».
(redazione@corrierecal.it)
x
x