«Ci dissociamo dalla mafia, ma parliamo di mafia e vogliamo integrare cutresi e non cutresi, parlando di mafia». A dirlo è Francesco Capperi, Vicepresidente di un’associazione nata da poco ma che ha nel nome un messaggio tanto chiaro quanto forte: “Contro le mafie”. Come annunciato nei giorni scorsi, infatti, in poco più di 150 ieri si sono ritrovati a Castelnovo Sotto, in provincia di Reggio Emilia. Ci sono cittadini, imprenditori, ma soprattutto uomini e donne originari di Cutro, parenti e persone che sono state escluse – anche in modo massiccio – dalle white list antimafia o hanno ricevuto una interdittiva antimafia.
«A loro dico di non aver paura di aver coraggio, di uscire da quella sudditanza psicologica che c’è nei confronti dell’Ndrangheta». Così il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, partito per Reggio Emilia per “battezzare” la nuova associazione. A “ReggioOnline” il primo cittadino calabrese ha spiegato che «stanno creando il comitato fuori da queste persone. In questo momento c’è l’inferno e il paradiso: se qualcuno pensa di ricostruirsi una verginità facendo parte di questa associazione sbaglia, il purgatorio non c’è». Nel corso dell’evento, come raccontato in un servizio su “TeleReggio”, la discussione si è concentrata sullo strumento utilizzato dalla Prefettura per prevenire le infiltrazioni malavitose. L’associazione dice di essere a fianco delle istituzioni, ma nel mirino ci sono le interdittive della Prefettura. «Siamo interdetti e non possiamo più lavorare, quindi dobbiamo trovare insieme una soluzione. Non si può dare una interdittiva per parentele solo perché si viene da Cutro. Cutro non è mafia, è tutt’altro», dice Francesco Capperi. «Non penso che la prefettura e le istituzioni agiscano per partito preso» spiega ma «la cosa più importante è che colpiscano le persone giuste che quindi poi la smettano di inquinare l’economia».
Nelle intenzioni di “Clm” c’è la sensibilizzazione di chi fa le verifiche a non ragionare soltanto sulla base di parentele o sul criterio del ’più che probabile che non’”. I dati 2023 del Viminale indicano che al Nord la regione con più interdittive è l’Emilia-Romagna: 215 provvedimenti tra comunicazioni (115) e informazioni (100). Il 67% riguardano la provincia di Reggio, con 144 interdittive (erano 201 nel 2022).
Particolarmente importante a Cutro la lotta alle cosche di ‘ndrangheta. Solo qualche settimana fa, la Dda di Catanzaro ha coordinato un’indagine contro le estorsioni perpetrate contro alcuni imprenditori del territorio, ed è per questo che, qualche giorno dopo, è stata organizzata una manifestazione anti-ndrangheta, con la partecipazione di un migliaio di persone per dire “basta” alla pervasività dei clan sul territorio. Il giorno dopo, poi, è apparsa una scritta “Ceraso” nei pressi di un tombino, poche ore dalla Via Crucis organizzata per ricordare, un anno dopo, la terribile tragedia dei migranti.
In un articolo di qualche mese fa su questa testata, Paride Leporace ha ricordato che, in Emilia Romagna, vivono poco più di 5mila cutresi, molti nati in Calabria e i loro figli e nipoti nativi emiliani.
Il 20 luglio del 2009 l’allora sindaco Delrio inaugurò assieme al sindaco di Cutro, Salvatore Migale, l’importante arteria cittadina “Via città di Cutro”; anche a Cutro c’è la piazza dedicata a Reggio Emilia, quella da cui parte la frequentata corriera degli emigrati verso la via Emilia.
Antonio Ceraso, nuovo primo cittadino di Cutro, nel novembre scorso in un viaggio a Reggio Emilia quando era ancora candidato in un incontro elettorale in un ristorante accolto da 200 emigrati ha dichiarato che la questione ‘ndrangheta riguarda poche mele marce, annunciando anche di voler difendere nelle sedi istituzionali le imprese a cui vengono negati i certificati antimafia solo perché hanno la colpa di avere qualche parente che ha commesso qualche reato. La vicenda ha creato molto sconcerto negli ambienti legalitari di Reggio Emilia. (g.curcio@corrierecal.it)
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