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Basilicata “coast to coast”, il centro mobile al voto. Istruzioni per la Calabria

In Calabria Irto, e i dirigenti di certa esperienza, tengano lontano Igor Taruffi e Davide Baruffi

Pubblicato il: 21/03/2024 – 8:00
di Paride Leporace
Basilicata “coast to coast”, il centro mobile al voto. Istruzioni per la Calabria

A Corigliano-Rossano terza città della Calabria si nota gran baruffa a sinistra per il governo del municipio. Si ripropone l’uscente sindaco Stasi, dinamica figura civica innovativa e si ripresenta  ai blocchi di partenza anche il medico sconfitto alla precedente tornata Gino Promenzio, già enfant prodige veltroniano.  Dall’altra parte Pasqualina Straface schiera dalla sua un campo larghissimo che con il sostegno del governatore Occhiuto ricorda quello appena costituito in Basilicata a sostegno dell’uscente Vito Bardi che ha costruito un accordo di governo regionale. Niente laboratorio nazionale perché a Roma tutto resta uguale fino alle Europee.Stia attento il segretario regionale calabrese, Nicola Irto, a come governa le trattative a sinistra e al centro. Cerchi di far valere le ragioni del partito federale ed eviti il più possibile di far mettere bocca e piedi in Calabria a plenipotenziari del Nazareno che come Attila distruggono la politica locale dove mettono parole e azione. Irto, e i dirigenti di certa esperienza, tengano lontano Igor Taruffi e Davide Baruffi. Dirigenti emiliani di seconda fila, nelle loro avventure in giro per l’Italia hanno il mandato di blindare il partito in nome di Elly ma di disastri ne hanno combinato non pochi.  La premiata ditta Taruffi & Baruffi in Piemonte ha tenuto in ostaggio per ore i delegati tirando fuori dal cilindro Gianna Pentenero candidata alla Regione, mentre in ottobre ne avevano bloccato le primarie. Il risultato è che i 5 stelle andranno da soli e tanti saluti al Campo largo. 

Taruffi & Baruffi in Basilicata

In Basilicata, in un’assemblea simile a quella torinese, Taruffi e Baruffi  erano dovuti andar via come in una notte dagli imbrogli manzoniana perché volevano impedire alla Direzione regionale del Pd di rivotare fiducia al candidato civico Angelo Chiorazzo che a quel momento rendeva ancora contendibile la contesa nonostante i veti di Conte. Ma Baruffi e Taruffi tornati a Roma con le pive nel sacco hanno intortato tutti e hanno combinato il disastro finito sui media di tutta Italia e di ogni colore. Ma chi è Angelo Chiorazzo, candidato in odor di vittoria a leggere i sondaggi di un mese fa? Figlioccio politico di Giulio Andreotti, cooperatore cattolico di successo, ex Cl, di casa al Vaticano aveva costruito un percorso civico con la Consulta laicale, qualche vescovo, la vecchia ditta bersaniana e il gruppo cattocomunista non sembrava trovare ostacoli. Si sono messi i 5 Stelle a mettere veti da Roma e da Potenza e la trattativa si è incartata. Si cercava un nome alternativo e si sa come vanno queste vicende. Ma mettiamo un bel primario, qualcuno ha detto, essendo la sanità un tema caldo. Qui il colpo di mano lo attua il senatore pentastellato Arnaldo Lomuti, che ben pensa di proporre un luminare dell’oculistica residente nella sua stessa città, Venosa. Arnaldo fa bingo, perché forse non sa che Domenico Lacerenza è stato sodale di comparaggio e di consulenza di Vito De Filippo, capo del fu partito della Regione, e anche Chiorazzo si sente in dovere di far passo a lato. Però il buon Lacerenza ricorda tanto Chance, il protagonista di “Oltre il giardino” interpretato anni fa da Peter Sellers che si trova a governare un mondo che non ha mai incontrato. E come i generali che lasciarono da solo Carlo Alberto in mezzo alla battaglia di Novara, il buon Lacerenza è abbandonato ai giornalisti che lo assediano, e confessa candidamente di non aver mai sentito Schlein e Conte, e che lui capisce solo di operazioni specialistiche e non intende fare altro. A dare il colpo finale ci penserà Fiorello, battezzando il campo visivo.

I saluti dell’oculista

L’oculista leva il disturbo con un certo stile, e per avere un candidato si recupera il presidente della Provincia Pd, Piero Marrese, che aspettava quatto quatto la chiamata in silenzio da mesi. A questo punto Chiorazzo torna sull’Aventino poi abbandonato. Italia Viva si sfila, Renzi in testa, per stare dalla parte vincente. Ed entra in Azione il gioco di Marcello Pittella, gladiatore della politica locale, eterno mossiere della politica lucana forte di preferenze e astuzie. Azzoppato da un’inchiesta giudiziaria finita nel nulla, messo da parte alle Politiche del 2022, è andato verso Calenda portando il suo partito oltre la media nazionale. Calenda arrivato a Potenza cerca Schlein ma Eli non risponde. Allora si decide il gran passo di andare verso l’uscente Bardi ad ingrassare il campo largo del centrodestra. 

Il caos Pittella

Marcello Pittella che vive la politica con una certa intensità in un vocale di filiera si mette a far paragoni con gli ebrei delle camere a gas. Siccome la politica è sangue e merda, qualcuno dei suoi pensa di rendere pubblica l’arringa del suo leader che sarà costretto a chiedere scusa urbi et orbi. Gianni Pittella, fratello di Marcello,  sindaco di Lauria  e già presidente del parlamento europeo (molti consensi anche in Calabria ad ogni elezione) mal digerisce l’approdo a destra e annuncia il suo “non ci sto” separandosi pubblicamente dalla nuova alleanza. Nella sarabanda merita racconto Roberto Speranza, già ministro della Sanità uomo di punta del Pd lucano. Egli è stato il mossiere della candidatura Chiorazzo. Aveva garantito di farlo digerire a Conte suo ex presidente del Consiglio e attraverso il segretario regionale del Pd lucano ne aveva proposto la candidatura agli alleati senza successo. Quando la quadra non si trovava sono iniziati i guai per Speranza, notoriamente conosciuto come un Gastone che si trova sempre al posto giusto al momento giusto. 

speranza-emergenza-sanità-calabria

Speranza è un nominato dei tempi nuovi eletto prima in Toscana e poi a Napoli in collegi blindati. Teme l’elettorato lucano peggio del Covid. Quando Schlein ha chiesto di risolvere la partita nella sua Regione le spalle si sono strette e Maria Teresa Meli ha riportato che lui avrebbe detto: “Io gioco in Champion non posso andare in serie B”. E mentre la questione andava a ramengo su X è arrivata la chiamata di Castagnetti, e poi quella di Rosy Bindi in tv da Lilli Gruber. Paolo Mieli lo ha messo sui ceci sul Corriere della Sera e al Foglio hanno usato la metafora di don Abbondio. Al troppo Speranza ha reagito con un post umano. Ha confessato di essere da tempo sull’orlo di una crisi di nervi per le minacce novax e per la scorta che lo accompagna. Il suo “non potevo” però non ha convinto quasi nessuno. Forse perché va in tour a presentare il suo libro da ex ministro in ogni dove e anche perché la Basilicata è una delle terre più quiete d’Italia. Rispettiamo le sue ansie ma Speranza ha trovato il più alto inciampo della sua carriera politica.

La vittoria annunciata di Bardi e la “lezione” per la Calabria

Ora si è riaperta tra  Vito Bardi che allarga la coalizione e un campo giusto di Marrese che riprende Chiorazzo a supplire la fuga di centro. Di certo è finita definitivamente un’epoca. Quella di un Pd regione unico al Sud a vincere sempre con percentuali altissime nella seconda Repubblica. L’astensione è molto alta. I campi sono variabili. Centrosinistra e centrodestra sperimentano nuovi modelli per una regione che ha quasi sempre funzionato meglio della Calabria. La Calabria ne tragga il meglio. (redazione@corrierecal.it)

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