ROMA La rete dell’emergenza-urgenza tempo-dipendente funziona bene in varie Regioni del Nord: la prima per assistenza e presa in carico è la provincia autonoma di Bolzano; risultati positivi anche in Veneto e Lombardia. Performance peggiori, invece, soprattutto al Sud come in Sardegna e soprattutto Campania, che risulta ultima, ma criticità si hanno anche in la Valle d’Aosta. Emerge dalla terza “Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo – dipendenti” dell’Agenas, presentata oggi. L’indagine è condotta nel 2023 analizzando i risultati del monitoraggio rispetto all’anno 2022. In generale, i tempi di attesa sono elevati nella maggioranza delle Regioni. Un dato che preoccupa sono anche gli abbandoni del Pronto soccorso da parte dei pazienti, con percentuali elevate in Campania, Sardegna e Sicilia (oltre il 6% della media nazionale). Per quanto riguarda invece la Rete cardiologica, emerge che le tre regioni maggiormente virtuose sono Marche, Toscana ed Emilia-Romagna, mentre in fondo alla classificazione troviamo ancora regioni meridionali come la Calabria e la Sicilia, ma figura anche la Valle d’Aosta e Sicilia. La rete cardiologica per l’emergenza «soffre in quelle zone più interne e meno servite dove la tempistica dei 90 minuti per la Ptca (angioplastica coronarica) e la relativa ricaduta in termini di mortalità sono più rilevanti: criticità» emergono «per Calabria e Abruzzo», ha spiegato la responsabile del report Manuela Tamburo De Bella, responsabile Uos Reti cliniche e monitoraggio Dm 70/2015 dell’Agenas. Per la rete ictus, «ci sono variazioni significative tra le varie Regioni e al loro interno, con criticità soprattutto in Sardegna e Abruzzo». Per la rete trauma, «Campania, Emilia Romagna e Sardegna possono fare di più», ha precisato Tamburo De Bella. Per la rete emergenza-urgenza, «Valle d’Aosta e Campania presentano un vulnus».
Rispetto alla rete tempo-dipendete per l’ictus, uno dei parametri valutato nell’indagine è la mortalità a 30 giorni dal ricovero. Performance positive sono registrate nella Provincia autonoma di Bolzano, Emilia-Romagna e Liguria. Gli ultimi posti sono invece occupati da Valle d’Aosta, Molise e Basilicata. Varie le ragioni del divario di performance tra le regioni, ma molto pesa anche, ha spiegato Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento della Programmazione, dei Dispositivi Medici, del Farmaco e delle Politiche in favore del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute, «la mancanza dal 2006 manca di un Piano sanitario nazionale; in assenza di un tale piano è difficile programmare in maniera corretta in ambito sanitario». Questo, ha sottolineato, «è tra gli obiettivi del ministero che porteremo avanti ed è anche necessario per l’implementazione delle Reti tempo-dipendenti». Proprio nelle Reti tempo-dipendenti, ha aggiunto Mennini, «è cruciale la presa in carico rapida del paziente nel suo stesso territorio. Dall’indagine emergono variazioni significative tra le varie regioni e al loro interno, e tali disparità sono anche legate ai differenti modelli organizzativi, per cui bisognerà andare verso una maggiore omogeneità».
Cittadini che vanno al Pronto soccorso ma poi, prima della visita medica o in corso di accertamento o prima della chiusura della cartella clinica, decidono di andarsene abbandonando il reparto di emergenza-urgenza. E’ un altro aspetto sul quale punta i riflettori l’indagine di Agenas. Le Regioni con la più alta percentuale di abbandono sono la Campania (11,80%), la Sardegna (24,31%) e la Sicilia (12,71%), rispetto ad una media nazionale del 6,29%. Quelle con la più bassa percentuale di abbandono sono invece la Valle d’Aosta con lo 0%, la Basilicata (1,30%) ed il Veneto (1,65%). Un fenomeno che potrebbe essere conseguenza delle lunghe attese, oppure del fatto che il paziente si rende conto che la sua situazione non è tale da giustificare la permanenza in Pronto soccorso, ma i dati restano molto differenziati tra le Regioni. Queste le percentuali di abbandono nelle altre regioni: Abruzzo (10,48%), Calabria (4,98%), Emilia Romagna (6,01%), Friuli Venezia Giulia (5,66%), Lazio (8,38%), Liguria (5,79%), Lombardia (3,32%), Marche (7,70%), Molise (3,84%), P.A. Bolzano (2,59%), P.A. Trento (4,68%), Piemonte (3,11%), Puglia (8,16%), Toscana (4,90%), Umbria (2,36%).
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