CATANZARO Confermato nella sostanza l’impianto accusatorio della Distrettuale antimafia di Catanzaro e il verdetto emesso, in primo grado, contro gli imputati nel processo “Rimpiazzo”, nato dall’omonima inchiesta contro la cosca dei Piscopisani, nome che deriva dal quartiere di Vibo, Piscopio, dal quale il gruppo criminale è originario. Nella sentenza emessa oggi dai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, infatti, 9 condanne sono state ritoccate mentre sono due gli assolti, Giuseppe Lo Giudice e Andrea Ippolito Fortuna, precedente condannati rispettivamente a 6 anni e 8 anni di carcere.
Le accuse
Le accuse contestate sono associazione mafiosa, usura, estorsione, danneggiamento, illeciti in materia di armi, intestazione fittizia di beni e spaccio di droga. I magistrati della Dda di Catanzaro – rappresentati in aula dal pm Andrea Mancuso – e gli investigatori della Polizia hanno ricostruito durante l’indagine circa 26 estorsioni, 9 danneggiamenti e 32 episodi di spaccio. Secondo l’accusa, i Piscopisani puntavano a scalzare i potenti Mancuso di Limbadi dal capoluogo vibonese e dalle frazioni marine sfruttando il fatto che molti rappresentati dei Mancuso fossero in carcere. Inizialmente i Piscopisani sceglievano le vittime delle estorsioni e delle intimidazioni individuandole tra coloro che sapevano essere sottoposti al controllo dei Mancuso.
Il verdetto:
- Rosario Battaglia, 28 anni e 3 mesi (28 anni in primo grado);
- Nicola Barba, assolto per non avere commesso il fatto (chiesti 8 anni);
- Nazzareno Colace, 8 anni e 3000 euro di multa;
- Domenico D’Angelo, 10 anni;
- Giuseppe D’Angelo, 10 anni e 4 mesi;
- Angelo David, 10 anni;
- Francesco Felice,13 anni e 8 mesi;
- Ippolito Andrea Fortuna, assolto (8 anni e 3000 euro di multa in primo grado);
- Fortuna Maria Concetta Immacolata, assolta per non aver commesso il fatto;
- Giuseppe Brogna, 10 anni;
- Stefano Farfaglia, 10 anni;
- Michele Fortuna (cl. ’85), assolto per non aver commesso il fatto;
- Nazzareno Galati, 13 anni e 8 mesi;
- Salvatore Giuseppe Galati, 12 anni;
- Benito La Bella, 13 anni e 8 mesi;
- Giuseppe Lo Giudice, assolto (6 anni e 3000 euro di multa in primo grado);
- Tommaso Lo Schiavo, assolto per non aver commesso il fatto;
- Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni” 8 anni e 3000 euro di multa;
- Raffaella Mantella, assolta per intervenuta prescrizione;
- Silvano Michele Mazzeo, 8 anni e 5000 euro di multa;
- Nazzareno Pannace, 6 anni e 8 mesi (13 anni e 5 mesi in primo grado);
- Francesco Popillo, 6 anni e 8 mesi;
- Francesco Romano, 6 anni (13 anni e 5 mesi in primo grado);
- Pierluigi Sorrentino, 6 anni e 8 mesi (13 anni e 4 mesi);
- Simone Prestanicola, 3 anni (assolto in primo grado);
- Michele Rinaldo Staropoli, 7 anni e 2 mesi (9 anni e 6 mesi e 6000 euro di multa in primo grado);
- Francesco Tassone, assolto per non aver commesso il fatto;
- Annarita Tavella, assolta per non aver commesso il fatto;
- Gianluca Rosario Tavella, assolto per non aver commesso il fatto;
- Giovanni Tinelli, assolto per intervenuta prescrizione;
- Leonardo Vacatello, assolto per non aver commesso il fatto;
- Luigi Francesco Zuliani, assolto;
- Mariano Natoli, assolto perché il fatto non sussiste.
Nel collegio difensivo gli avvocati Diego Brancia, Sergio Rotundo, Francesco Calabrese, Giuseppe Di Renzo, Giuseppe Cutrullà, Vincenzo Sorgiovanni, Giuseppe Gervasi, Giovanni Vecchio, Francesco Gambardella, Leopoldo Marchese, Francesco Sabatino, Gregorio Viscomi, Guido Contestabile, Rosa Giorno, Francesco Muzzopappa, Walter Franzè e Salvatore Staiano.