VILLA SAN GIOVANNI È sempre più compatto e folto il fronte dei “No ponte”. All’opposizione di chi denuncia possibili danni ambientali e speco di risorse pubbliche «che invece – sostengono – potrebbero essere utilizzate per i veri bisogni dei territori», si aggiunge l’opposizione di chi teme di perdere case e terreni. In tanti si sono riuniti nel pomeriggio a Villa San Giovanni per esprimere dissenso e confrontarsi su un’opera che da decenni infiamma il dibattito politico e pubblico, quella del Ponte sullo Stretto, rispolverata dal ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Matteo Salvini che avrebbe in programma di avviare i cantieri entro l’estate del 2024. Mancherebbe davvero poco dunque, intanto gli abitanti di Villa San Giovanni e Messina tremano dopo la pubblicazione dell’avviso di avvio del procedimento relativo agli espropri. Continua anche per questo, più forte di prima, la mobilitazione della Rete “No Ponte Calabria”, che a Villa San Giovanni ha deciso di riunirsi con l’obiettivo di «unire le diverse prospettive di opposizione al Ponte e a costruire un percorso partecipato di resistenza civile alla svendita dei nostri territori». All’evento, che si è tenuto presso il Teatro Primo, gremito di persone, hanno preso parte anche studiosi ed esperti, tra loro Alberto Ziparo (urbanista dell’Università di Firenze), Domenico Gattuso (ingegnere trasportista dell’Università Mediterranea) e Aura Notarianni (avvocato WWF). Presente all’incontro anche il sindaco di Villa Sa Giovanni Giusi Caminiti.
Una battaglia iniziata anni fa e che continua, quella della Rete No Ponte. L’obiettivo per le prossime settimane è quello di organizzare una grande manifestazione sulla sponda calabrese dello Stretto. «Gli ultimi tempi sono stati caratterizzati da una serie di escalation che riteniamo più che altro comunicative», spiega al Corriere della Calabria uno dei responsabili della Rete, Giuseppe Marra, che aggiunge: «Oggi i tecnici ci aiuteranno a capire quanto effettivamente di reale e concreto ci sia dietro tutto questo. Non è accettabile continuare a subire tutto questo per un progetto che non è assolutamente al momento sostenibile e che comunque ci sta costando. Vengono tolti i soldi per le opere che ci servono per un qualcosa che ad oggi è molto di dubbia realizzazione, quindi l’obiettivo oggi è quello di lanciare una grande manifestazione per Villa San Giovanni».
«Ho scoperto l’altra mattina durante la pubblicazione dei file che rispetto al vecchio progetto, ora con il nuovo progetto, sono espropriando di un terreno appartenente a mia nonna in zona Piale», racconta ai nostri microfoni Antonino Pentimalli. «Sono rimasto praticamente trasecolato, perché nel 2011 non rientrava questo terreno, né mia nonna ha mai ricevuto comunicazioni quando era in vita quindi rispetto al vecchio progetto per me è una novità, per me quel terreno ha un valore affettivo ovviamente ci ho passato l’infanzia con i miei nonni, è una bella botta». Paure e preoccupazioni che raccontano in tanti. «È da mesi che noi ascoltiamo i cittadini. – ci spiega il sindaco di Villa San Giovanni Giusi Caminiti – Devo dire che è l’ascolto quotidiano, ma anche l’assemblea cittadina che abbiamo chiesto noi a loro il 17 marzo per spiegare i termini della questione, hanno chiaramente ridimensionato rispetto alle notizie mediatiche che darebbero per aperto il cantiere Ponte domani mattina, per espropriare le case a luglio. I cittadini hanno ben chiara qual è la procedura, sanno che giuridicamente gli avvisi pubblicati non danno alcun diritto perché si dovrà aspettare la dichiarazione di pubblica utilità. È chiaro, sono in ansia, così come lo sono stati nel 2011. La verità – spiega ancora Caminiti – è che qui è la terza volta in poco più di vent’anni che ci sono persone che subiscono un danno esistenziale, quale è quello di poter perdere il diritto all’abitazione. Per cui c’è una situazione di malessere diffuso generale. La verità è che non si crede più nelle decisioni che vengono assunte».
Notarianni, Ziparo e Gattuso si sono soffermati sulle varie problematiche in molti associato al progetto della realizzazione del Ponte, da quella relativa agli espropri a quelle di carattere tecnico. «L’avviso sugli espropri ha determinato allarme sociale tra la popolazione. Accanto ai disagi che un’opera così imponente determina va aggiunto, infatti, anche quello del danno da stress» , ha spiegato l’avvocato Aura Notarianni che ha rilevato «il mancato rispetto di alcuni commi del Decreto ponte nel quale si prevede che l’azione degli espropri sia preceduta dalla Conferenza dei Servizi, ancora non iniziata, la valutazione di impatto ambientale». Per il professore Alberto Ziparo, docente dell’Università di Firenze «per la prima volta, una grande opera italiana non ha struttura di missione al Ministero, perché i dirigenti tecnici ministeriali conoscendo la natura dell’operazione non si sono voluti impegnare e lasciano un’operazione che è fatta dal ministro Matteo Salvini, dal suo ufficio stampa e dalla Società Stretto di Messina». «Intanto non c’è un progetto definitivo – ha sottolineato invece Domenico Gattuso, docente di Economia dei Trasporti dell’Università di Reggio Calabria – si è lavorato sul vecchio progetto definitivo del 2012 che era assolutamente carente, con molte prescrizioni e osservazioni».
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