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Il ritorno di Ruperti a Vibo: la lotta alla ‘ndrangheta e quella lettera anonima di una mamma. «Salvi mio figlio dalla droga»

Dopo aver diretto la Squadra Mobile, ora il ruolo da Questore in una città che ha già chiesto in passato il suo aiuto

Pubblicato il: 08/04/2024 – 9:23
di Giorgio Curcio
Il ritorno di Ruperti a Vibo: la lotta alla ‘ndrangheta e quella lettera anonima di una mamma. «Salvi mio figlio dalla droga»

VIBO VALENTIA Ricominciare dalla sua terra, la Calabria, dalla città in cui ha già diretto in passato la Squadra Mobile, a stretto contatto con una realtà permeata dalla criminalità organizzata. Una città, Vibo Valentia, comunque segnata da numerose operazioni di polizia giudiziaria coordinata dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro che hanno stroncato vertici e gregari delle cosche più potenti del territorio.
Ora Rodolfo Ruperti ha preso le redini della Questura vibonese, in attesa che questa mattina incontri la stampa per una prima conferenza ufficiale. Un compito, forse, più complicato che in altre città di Italia, ma una sfida all’altezza della sua fame e, soprattutto, della sua carriera.

Il ritorno

Ruperti torna a Vibo dopo aver ricoperto, per ultimo, il ruolo di vicario a Pisa. Ma ha diretto le squadre mobili di città di primo piano come Catanzaro e Caserta ma, soprattutto, Palermo. Rodolfo Ruperti, nato a Crotone nel 1965, ha ricevuto ad aprile del 2023 anche un encomio perché, nel 2018, nel Trapanese, in Sicilia, ha lavorato al fermo di dieci esponenti di “Cosa Nostra” ed è celebre per la sua “lotta senza quartiere” contro la criminalità organizzata, l’unico dirigente di Squadra Mobile che in tempi recenti ha diretto Uffici investigativi di contrasto alle “tre mafie” di Calabria, Campania e Sicilia.

Le lettere anonime

È sempre stata grande la fiducia del territorio nei suoi confronti. C’è un episodio significativo raccontato dal Corriere della Calabria solo qualche mese fa, ed emersa dagli atti dell’inchiesta “Adelphi” della Dda di Catanzaro: due missive senza mittente recapitate all’ex capo della Squadra Mobile di Catanzaro nel 2010.  La prima missiva “scottante” era stata recapitata direttamente nella buca delle lettere dell’abitazione di Rodolfo Ruperti. È l’aprile del 2010 e i dettagli della lettera che un anonimo ha compilato di proprio pugno con un italiano un po’ sgangherato anticiperanno in larga parte quelli che saranno alcuni degli elementi su cui si poggia l’inchiesta che ha scoperto il business del narcotraffico internazionale messo in piedi dal gruppo Barbieri-Ventrici.

«Topia Giuseppe dietro lui Franco Ventrici molto vicino a Barbieri residenti a Bologna (…) allo spaccio di livelli industriali». E ancora: «Dietro Topia Antonio Franzè autista e corriere da San Luca a Vibo e da Vibo a Bologna da Barbieri». Nelle prime righe della lettera anonima, a tratti incomprensibile, sono citati nomi il cui peso specifico emergerà a poco a poco dai riscontri effettuati dalla Procura di Vibo Valentia. Il primo è Vincenzo Barbieri, classe ’56 di Limbadi, noto come “il ragioniere”, broker del narcotraffico ucciso poi in un agguato avvenuto il 12 marzo 2011 a San Calogero, nel Vibonese. Il secondo, invece, è Francesco Ventrici, classe ’72 di San Calogero, ritenuto vicinissimo al clan Mancuso di Limbadi e di elevatissima caratura criminale.

La seconda lettera, invece, viene menzionata in una relazione di servizio firmata da un agente scelto delle Polizia di Stato risalente al 16 aprile 2010. Ed è l’appello di una mamma disperata.  «Caro signore Ruperti le scrivo in modo che faccia qualcosa x salvare mio figlio da brutte compagnie» scrive così un’anonima mamma che spiega poi di non poter denunciare il figlio perché «non mi parlerebbe più». Poi la denuncia: «Spacciano droga a livelli industriali. Il capo è Topia Giuseppe, poi Antonio Franzè detto Platini la sua diciamo fidanzata brasiliana che sarebbe l’interprete nei viaggi in Brasile e Venezuela». Poi l’ultimo dettaglio e una sorta di preghiera affidata ancora a Ruperti: «So anche che vanno e vengono da San Luca a Milano. La prego faccia qualcosa e non mi metta in mezzo, la prego».  
Sono passati 14 anni da quello che può essere interpretato come l’appello di una intera comunità. Quella vibonese, pronta a riabbracciare il “vecchio” Rodolfo Ruperti in un nuovo ruolo, con la stessa passione di un tempo. (g.curcio@corrierecal.it)

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