NICOTERA Quindici ettari di terreno, 1.200 posti letto, un ecosistema floreale che si fonde con le straordinarie strutture architettoniche ideate da Pierfilippo Cidonio e Pietro Porcinai. Per decenni un fiore all’occhiello della costa vibonese, riuscito nell’ardua impresa di coniugare sviluppo e sostenibilità ambientale, con oltre 100 mila presenze l’anno. Ma che ora rischia di sparire definitivamente. È il villaggio Gioia del Tirreno (ex Valtur) di Nicotera Marina, chiuso dal 2011 e messo in svendita di recente all’irrisorio prezzo di poco più di un milione di euro «nell’ambito delle operazioni di liquidazione del patrimonio del Fondo H&L», come si legge nell’annuncio pubblicato sul Sole24Ore. Un annuncio che, però, ha destato preoccupazione: il bene, dichiarato di notevole interesse architettonico e paesaggistico dalla Soprintendenza nel 2019 in seguito alla battaglia dell’associazione Pietro Porcinai, in passato è finito nel mirino della ‘ndrangheta. Diversi gli appelli lanciati dalla stessa Onlus dedicata al paesaggista e rilanciati dalla Fondazione Trame e da Libera Calabria. Anche un documento firmato da decine di esponenti della società civile tra professori, architetti e giornalisti. Tutto, finora, rimasto inascoltato.
Il villaggio, costruito nel 1968, si estende a pochi metri dal cristallino mare di Nicotera. Alberi, agrumi, un sistema di dune ricreato dal paesaggista Porcinai per favorire il clima e proteggere il villaggio da salsedine e venti marini. Un pezzo di macchia mediterranea composto da oltre 15 mila piante. Ma anche campetti sportivi, teatro, piscine, un maneggio e una galleria di 250 metri. Un complesso oggi diventato meta di studenti e università internazionali, ammirato per la sua unicità paesaggistica. «Ogni cortile è caratterizzato da un’unica essenza per facilitare l’orientamento ai frequentatori del villaggio» si legge sul sito del ministero della Cultura che ha dichiarato il bene «di notevole interesse» e che, proprio per questo, avrebbe il diritto di prelazione a prezzo base insieme alla Regione. A metà anni ’70 il villaggio garantiva un posto di lavoro a 550 persone, circa 300 della comunità nicoterese. Poi la chiusura nel 2011, l’abbandono, gli appelli, le interrogazioni parlamentari e l’eventuale vendita di oggi. Nel mezzo gli interessi della ‘ndrangheta, un contesto difficile, un comune sciolto per mafia tre volte e che rischia il quarto scioglimento con la Commissione d’accesso antimafia insediatasi ad ottobre.
Dall’inchiesta Rinascita Scott sono emerse le mire della ‘ndrangheta sul villaggio di Cidonio e Porcinai. Per gli inquirenti l’avvocato Giancarlo Pittelli, condannato ad 11 anni in primo grado e presunto collante tra la massoneria e la ‘ndrangheta vibonese, si sarebbe interessato all’affare tanto da proporlo al boss Luigi Mancuso. «Non sappiamo più cosa farcene.. siamo disperati» avrebbero riferito i venditori all’avvocato. Difficoltà di vendita dovute anche al contesto e al fatto che «Nicotera Marina è una zona di influenza molto mafiosa» come ammette Pittelli. Ma un potenziale affare da circa un milione di euro (la cifra, peraltro, raggiunta con l’asta attuale) rappresentava un’opportunità troppo ghiotta per l’ex senatore e soci. «Mi ha dato da vendere… per il prezzo che stabilisco io… il villaggio Valtur di Nicotera Marina… sono in grado di fargli prendere tutto il villaggio per un milione di euro» avrebbe detto Pittelli, aggiungendo: «così ce la gestiamo tra di noi e facciamo un po’ di denaro». Tra i potenziali clienti anche lo stesso Luigi Mancuso «al quale – scrivono gli inquirenti – andava per primo presentato l’affare, quasi vantassi una prelazione, non sulla struttura bensì su ciò che insiste sull’area».
Sulla difesa del villaggio da anni si batte l’associazione Pietro Porcinai. Il caso è finito anche in Parlamento, con le interrogazioni della deputata grillina Annalaura Orrico e del senatore dem Nicola Irto. «Il Ministero della Cultura deve esercitare il proprio diritto di prelazione» aveva dichiarato a febbraio l’esponente del M5S. Appello rilanciato da Irto in una nuova interrogazione parlamentare di poche settimane fa: «L’ex complesso Valtur a Nicotera diventi un polo di ecoturismo e di sviluppo sostenibile. Le istituzioni vigilino sulle manovre dell’economia criminale». Un piano su un possibile futuro del complesso era stato redatto anche dalla stessa associazione: un centro turistico e culturale, capace di attrarre turisti d’estate e ospitare studenti nei periodi “fuori stagione” tra orti didattici, corsi sportivi ed eventi. Un modo per rilanciare il villaggio e il territorio circostante, scongiurando il rischio che un’eventuale cessione priva delle dovute garanzie porti con se, come paventato dal senatore Irto, «demolizioni o una cementificazione incontrollata». (Ma.Ru.)
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