CROTONE Nel piano interventi per il Sito di interesse nazionale Crotone (Sin) che il commissario straordinario della bonifica, Emilio Errigo, ha redatto c’è anche il dettaglio delle spese “delle attività principali individuate”. Lo specchietto riassuntivo, relegato all’ultima di 68 pagine, spiega sinteticamente come il generale Errigo intende spendere i 65.130.087,45 euro che ha a sua disposizione. La prima voce della lista riguarda le “azioni commissariali in aree di competenza privata” che prevedono un impegno di spesa di 500.000 euro.
Ben mezzo milione di euro, quindi, sono destinati alla gestione dell’ufficio del commissario. La cifra è considerevole. Evidentemente le attività che il commissario ha in mente di mettere in campo sono tantissime.
Il resto dei 65 milioni di euro vengono così distribuiti: poco più di 41 milioni di euro dovrebbero essere impegnate per la bonifica delle aree con presenza di Cic (conglomerato idraulico catalizzato; un milione di euro per “il piano di indagini integrative ed elaborazione dell’analisi di rischio relativa all’intera area archeologica ed indicazioni per la progettazione degli interventi di bonifica “; 17 milioni e 600 mila euro per la messa in sicurezza dell’ex discarica comunale di Tufolo-Farina, ormai dismessa da tempo (in questa discarica che rappresenta una bomba ecologica, nel tempo, sono stati smaltiti rifiuti di ogni genere); 2 milioni di euro “per l’attualizzazione della caratterizzazione ambientale delle aree marino costiere incluse nel Sin”; 400.000 euro per la “definizione di valori di fondo nelle acque sotterranee nel Sin”; 500.000 euro per la “valutazione del rischio radiologico ed individuazione dei siti con valori non accettabili di radioattività”; due milioni di euro per la “messa in sicurezza permanente/bonifica della radice del molo Giunti e della strada di servizio delle banchine”.
Questo è il contenuto, in sintesi, della bozza del piano di interventi che Errigo ha trasmesso ai sindacati e alle associazioni di categoria nei giorni scorsi per ottenere una loro valutazione tecnica. Oltre alla sintesi della spesa la bozza è dettagliata e prende in esame tutte le attività che il commissario intende mettere in atto nel rispetto delle sue prerogative e competenze. Competenze che, specificamente, riguardano le attività da realizzare con i 70 milioni di euro, divenuti 65, che il Tribunale di Milano ha assegnato alla città di Crotone quale risarcimento dei danni ambientali subiti da 70 anni di attività industriali. Il Tribunale di Milano ha individuato nella Presidenza del consiglio dei ministri il soggetto gestore del ristoro (70 milioni di euro).
Ecco perché è stato necessario nominare un commissario straordinario. Con i 65 milioni, comunque, non si realizza il processo di bonifica che compete all’Eni. Secondo alcuni calcoli i 65 milioni di euro sono bricioline perché occorrerebbero circa due miliardi di euro per l’intera attività. Forse anche per questo Eni da anni frappone ostacoli. Secondo quanto detto da Giovanni Aramini (dirigente Regione Calabria), relazionando in un recente convegno organizzato da Legambiente, l’Eni fa di tutto per non realizzare l’intervento di bonifica a Crotone.
Il dibattito sull’intervento di bonifica va avanti da almeno 25 anni e i passi realizzati non sono significativi, perché i veleni (metalli pesanti), che sono davvero tanti, nel frattempo sono arrivati alla falda acquifera e i Crotonesi se li ritrovano nei cibi che consumano. Non a caso Crotone, come confermano studi epidemiologici più volti citati nei convegni, è uno dei centri dove il cancro miete vittime a gogò. Questi studi dicono, tra l’altro, che c’è attinenza e correlazione tra la malattia e il sistema ambientale. Così più passa il tempo e più i casi di cancro aumentano.
L’Eni, di recente, ha proposto l’ennesima provocazione. Dopo avere tentato inutilmente di farsi autorizzare una discarica di scopo di un milione di tonnellate in località Giammiglione, a pochissimi chilometri dalle ex fabbriche e dal centro abitato e una di scopo all’interno del sito dell’ex Pertusola sud, oggi propone di portare i veleni nella discarica privata di Columbra.
Quella discarica potrebbe non avere spazio sufficiente per smaltire tutto e, quindi, si corre anche il rischio che la proprietà possa chiedere un aumento dell’attuale capacità di conferimento. Al danno si aggiungerebbe anche la beffa, perché in questo caso oltre ai veleni industriali arriverebbero anche altri milioni di tonnellate di schifezze provenienti da ogni angolo dell’Europa. La Conferenza dei servizi decisoria del 24 ottobre del 2019 ha sancito, accogliendo il contenuto del Paur redatto dalla Regione, che i veleni di Crotone devono essere smaltiti fuori dal territorio calabrese. L’Eni si oppone e a questo punto Errigo potrebbe intervenire, la legge glielo consente.
Potrebbe iniziare le attività e mandare la ricevuta di pagamento all’Eni (intervento a danno). Perché non rompe gli indugi e scrive l’ordinanza, visto che sostiene sempre di amare Crotone e i suoi abitanti? Nel frattempo c’è stata una grande reazione, mai vista sino ad ora in queste dimensioni (grande partecipazione). La città e il suo territorio hanno deciso di reagire e combattere la battaglia per garantire alle nuove generazioni un futuro senza veleni. I movimenti chiedono che i veleni vengano trasportati fuori dalla Calabria. (redazione@corrierecal.it)
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