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l’intervista del Corriere della calabria

Segui i bitcoin e troverai la ‘ndrangheta. La mala calabrese «occupa gli spazi cibernetici»

Il procuratore ff della Dda di Catanzaro, Capomolla, incontra gli studenti dell’Unical. «Sistema finanziario da tutelare contro le infiltrazioni»

Pubblicato il: 18/04/2024 – 18:49
di Fabio Benincasa
Segui i bitcoin e troverai la ‘ndrangheta. La mala calabrese «occupa gli spazi cibernetici»

COSENZA Il procuratore f.f. della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, arriva puntualissimo all’appuntamento con gli studenti dell’Unical. Una lezione inedita, tenuta stamattina, dal titolo “Finanza è legalità”. L’argomento è assai dibattuto, oggetto di indagini serrate e filo conduttore di decine di conferenze stampa. Le autostrade sulle quali la ‘ndrangheta muove i soldi sporchi sono troppo e molte conducono fuori dai confini calabresi e nazionali. Altre, addirittura, si muovono nel dark web e sfuggono anche al certosino controllo dell’intelligence. Insomma, gestire il flusso di denaro che viene drenato nel mercato nero e ripulito da lavatrici digitali diventa compito assai arduo anche per chi la mala calabrese la conosce e bene. Vengono in mente i moniti del procuratore di Napoli Nicola Gratteri quando sottolinea l’importanza di dotare le strutture investigative italiane di hacker ed esperti informatici, perché oggi come allora vale il metodo Falcone “segui i soldi e troverai la mafia“. Anche se sarebbe più opportuno declinarlo in chiave moderna “segui i bitcoin e troverai la ‘ndrangheta“. E così la Dda di Catanzaro da nord a sud della Calabria, rintraccia i soggetti dediti agli illeciti arricchimenti, scova nascondigli pieni zeppi di danari e intercetta migliaia di banconote di piccolo e grosso taglio. «Il tema è di grande attualità, il sistema finanziario deve essere tutelato dai rischi di infiltrazione da parte di tutte le forme di illegalità che ovviamente hanno interessi ad accumulare risorse e quindi ad interferire con i meccanismi sani di funzionamento del sistema», dice Vincenzo Capomolla.

L’ossimoro

Sembra quasi un ossimoro, ma è la cruda realtà: la ‘ndrangheta lavora per “legalizzare” i proventi illeciti. Lo dicono i contenuti nelle carte delle inchieste condotte dalla Distrettuale di Catanzaro, lo confermano i numerosi collaboratori di giustizia. «Sappiamo che lo scopo delle organizzazioni criminali è quello di accumulare ricchezza e sono pronte ad approfittare di qualunque forma di riciclaggio per potersi garantire il denaro», sostiene il procuratore. «Naturalmente anche le innovazioni tecnologiche, gli spazi cibernetici aperti sono frontiere che la criminalità organizzata sfrutta. Ed è questa anche la sfida per gli investigatori e per gli inquirenti, ovvero tenere sotto controllo questi settori. Che ovviamente si prestano ad essere infiltrati e utilizzati dalla criminalità organizzata».

La ‘ndrangheta nella movida

Non solo il dark web. I tentacoli della ‘ndrangheta sono sempre in grado di raggiungere qualsiasi tipo di attività sia in grado di produrre reddito e guadagni. Come accade, ad esempio, nei locali della movida meglio se attivi nella Capitale della finanza: Milano. E’ di qualche giorno fa, il blitz condotto nel territorio lombardo dalla Guardia di Finanza insieme alla Polizia Locale ed ai Carabinieri del Comando Unità Forestali. Sono 14 gli indagati ritenuti parte di un sodalizio mafioso di matrice ‘ndranghetista, capeggiato da una famiglia calabrese radicata da tempo nel capoluogo meneghino, impegnato in un’infiltrazione nel settore dei locali di intrattenimento.
«Tutto ciò che è fonte di guadagno attrae la criminalità organizzata, vengono individuate le attività economiche e diventa immediato il tentativo di accaparrarsele», sottolinea Capomolla. Che aggiunge: «La ricchezza delle organizzazioni criminali è passata – negli anni – attraverso diverse forme e quindi anche dall’acquisizione delle strutture ricettive, dei locali destinati all’intrattenimento, anche giovanile».

La Sibaritide, un tempo terra di nessuno

C’è una vasta porzione del territorio dell’ampia provincia di Cosenza che, per anni, è stata considerata terra di nessuno. Un tempo città della lussuria, Sibari e più in generale la Sibaritide è stata teatro di scorribande criminali e sanguinosi scontri a fuoco. Ai morti ammazzati, non sono mancati incendi e intimidazioni. Una zona franca per la mala, ripulita dall’azione insistente della Dda che ha concluso, negli ultimi anni, numerose operazioni decapitando storici casati e frenando l’azione delle nuove leve.
L’attenzione è massima in un territorio ancora, purtroppo, segnato da episodi rivendicati dalla criminalità ma il lavoro prosegue. «L’impegno di questi anni indica il livello dello sforzo che l’Ufficio di procura ha cercato di mettere in campo per contrastare i fenomeni criminali del nostro territorio. Ci sono aree che si presentano con maggiori criticità e maggiori tensioni ma possiamo garantire sempre il livello di impegno molto alto e necessario contrastare appunto ogni forma di illegalità». E se il lavoro della Dda non subisce interruzioni, quello di Vincenzo Capomolla potrebbe continuare a pochi passi dall’Università della Calabria: alla guida della procura di Cosenza. Il nome dell’attuale facente funzioni della Dda di Catanzaro, figura nell’elenco dei candidati pronti a succedere a Mario Spagnuolo. La decisione sulla nomina è attesa non prima del mese di ottobre 2024. (f.benincasa@corrierecal.it)

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