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Processo “Overture”, estorsioni e spaccio a Cosenza. Attesa la sentenza

Oggi, la decisione del Tribunale dopo la richiesta di pena avanzata dal pm della Dda di Catanzaro Corrado Cubellotti

Pubblicato il: 23/04/2024 – 7:18
Processo “Overture”, estorsioni e spaccio a Cosenza. Attesa la sentenza

COSENZA Si chiuderà oggi, dinanzi al tribunale di Cosenza in composizione collegiale il processo scaturito dall’inchiesta denominata “Overture”. Due le macro contestazioni mosse nei confronti degli imputati: l’associazione a delinquere dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti e l’attività posta in essere dal presunto gruppo guidato Gianfranco Sganga (la pena richiesta nei suoi confronti è stata di 12 anni) – non oggetto di contestazione – ma protagonista di singole vicende estorsive». Al quadro accusatorio delineato nel corso della lunghissima requisitoria del pm della Dda di Catanzaro, Corrado Cubellotti, è seguita la richiesta di pena nei confronti degli imputati. Gli avvocati del Collegio difensivo, nel corso delle ultime udienze, hanno tentato di smontare le accuse chiedendo l’assoluzione degli imputati.

Lo spaccio di stupefacenti

Come anticipato, uno dei capitoli più importanti dell’intera inchiesta è quello relativo allo spaccio di droga. Circostanze che hanno portato alla costruzione, da parte degli investigatori, del “Sistema Cosenza” poi finito anche al centro delle attività sfociate nell’operazione “Reset“. Del presunto “Sistema” hanno parlato soprattutto i pentiti di nuova generazione: Luca Pellicori, Francesco Noblea, Celestino Abbruzzese, Giuseppe Zaffonte e Luciano Impieri. Sono loro a riferire come, nel caso dello spaccio delle sostanze stupefacenti, tutto dovesse passare da Alfonsino Falbo, per il quale il pm ha richiesto la pena di 30 anni di carcere. Ma oltre a quest’ultimo, secondo gli investigatori a rifornire la città di sostanza stupefacente, sarebbe stato anche Sergio Raimondo (in Appello la pena nei suoi confronti è stata rideterminata a sei anni per quanto attiene la cessione di droga mentre è stato assolto per il capo d’accusa legato all’associazione dedita allo spaccio). Da lui invece si sarebbe rifornito Riccardo Gaglianese (richiesta pena di 30 anni), indicato dall’ex collaboratore di giustizia Alberto Novello come «persona autonoma» capace di «provvedere da solo al rifornimento di cocaina costituendo un canale di vendita alternativo rispetto a quello di Falbo».

Le estorsioni

Secondo l’accusa, alcuni imputati avrebbero tentato di mettere le mani sui lavori di ampliamento dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza, sugli interventi di ammodernamento del sistema di illuminazione del campus universitario Unical di Rende e sulle opere di restauro del Convento di San Francesco di Paola a Spezzano della Sila, attuando una intensa attività estorsiva nei confronti delle imprese assegnatarie dei lavori. Uno degli episodi contestati è stato narrato in aula dal direttore tecnico dell’azienda “Tommaso De Nisi”, l’ingegnere Francesco De Nisi. Che ha denunciato ai Carabinieri di Cosenza la richiesta estorsiva ricevuta da due soggetti presentatisi nel cantiere aperto nella città dei bruzi. Coinvolti nell’episodio oggetto di contestazione: Gianfranco Sganga ritenuto «promotore e organizzatore, percettore del provento illecito derivante dalla richiesta estorsiva, in virtù della sua presunta appartenenza criminale al gruppo “Lanzino-Cicero”», Emanuele Apuzzo (ha scelto il rito abbreviato) e Pietro Mazzei (per lui il pm ha chiesto la condanna a 6 anni) «quali soggetti deputati alla intimidazione e riscossione del denaro frutto dell’estorsione». La ditta “Tommaso De Nisi” è assegnataria dei lavori di ampliamento all’interno dell’ospedale Annunziata di Cosenza. Nel febbraio 2017, un dipendente avrebbe ricevuto la visita di due persone accompagnata dalla richiesta «di metterci a posto».
(f.b.)

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