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l’inchiesta

‘Ndrangheta, a Salerno il narcotraffico in mano agli Alvaro: la droga sulle motonavi e nei container di “banane”

La Procura e i Carabinieri del Ros hanno ricostruito i traffici di cocaina e marijuana finanziati (anche) dalla potente cosca di Sinopoli

Pubblicato il: 30/04/2024 – 18:05
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, a Salerno il narcotraffico in mano agli Alvaro: la droga sulle motonavi e nei container di “banane”

LAMEZIA TERME Importavano grossi quantitativi di droga attraverso vettori marittimi, cocaina e marijuana provenienti dall’estero. Un grosso business emerso dalle intercettazioni effettuate dai Carabinieri del Ros e confluite nell’inchiesta che, questa mattina, ha portato all’arresto di 15 persone. Tra loro ci sono i due cugini Francesco e Nicola Alvaro, rispettivamente classe ’98 e ’82, e il reggino Fortunato Marafioti, tutti e tre finiti in carcere su ordine del gip, Giandomenico D’Agostino.

Lo “sbarco” della droga a Salerno

L’attività investigativa ha consentito di risalire alla figura di Carmine Ferrara (cl. ’63), anche lui finito in carcere, «soggetto interessato al recupero di sostanza stupefacente giacente presso il porto di Salerno», scrive il gip nell’ordinanza. I militari del Ros per molto tempo hanno seguito gli “opachi” traffici degli indagati, riuscendo ad individuare i presunti responsabili del trasporto di 219,14 chili di cocaina giunti presso il porto di Salerno a bordo della motonave “Victoria L” e di altri 1.168 Kg di marijuana giunti sempre al porto di Salerno a bordo della motonave Livorno Express”. Ma non è tutto: dalle indagini, infatti, sono emersi i canali di acquisto di rilievo internazionale, «con il coinvolgimento di organizzazioni criminali di notevole spessore, come la potente cosca di ‘ndrangheta calabrese degli Alvaro, originaria di Sinopoli.


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L’ombra degli Alvaro

La presenza in terra salernitana del calabrese Fortunato Marafioti, emissario dei cugini Francesco e Nicola Alvaro, tutti appartenenti all’omonima ‘ndrina di Sinopoli «si colloca temporalmente il 14 gennaio 2023» annota il gip nell’ordinanza. Un dato che, secondo gli inquirenti, è stato acquisito dal sistema di videosorveglianza, installato in prossimità della proprietà di Alfonso che ha ripreso l’arrivo, alle ore 09:51, della Jeep condotta da Giuseppe Carraturo – entrambi finiti in carcere – con a bordo Ferrara e Marafioti.  L’indagine dei Carabinieri prosegue fino al 17 febbraio del 2023 quando registrano suna telefonata tra Carmine Ferrara ed uno spagnolo di nome “Pablo”. La telefonata è «la naturale prosecuzione di una precedente chiamata avvenuta con sistemi di comunicazione Voice IP, interrotta per problemi di connessione internet», riporta il gip nell’ordinanza. Nello specifico, Ferrara «propone l’affare e cerca in Pablo il supporto logistico propedeutico allo scopo», annota il gip nell’ordinanza. E, durante la conversazione, è ancora Ferrara parla di un suo prossimo viaggio in Spagna e, nella circostanza, «Pablo si propone per ospitarlo nel suo B&B di Alcalà de Henares, cittadina situata a 31 Km da Madrid».

“Mozzarelle” e il carico di “banane”

La telefonata solo inizialmente pare priva di significato ma, nel prosieguo delle indagini, emerge il vero tenore dei rapporti e dei contenuti. Gli indagati, infatti, insieme ad altri partecipi, sarebbero «coinvolti in un proposito di commercializzazione di “mozzarelle”» che, così come provato dagli eventi ricostruiti, altro non è che «un artefatto argomento di copertura delle illecite attività in programmazione, consistenti in una grossa operazione di narcotraffico», annota il gip. La fase conclusiva, per come ricostruito, troverà la fase conclusiva dal momento dell’attracco nel porto commerciale di Salerno, nel pomeriggio del 29 marzo 2023, della “Victoria L” battente bandiera libanese, proveniente dal Marocco. In uno dei containers-frigo sbarcati dalla motonave, provenienti dall’Ecuador con un carico dichiarato di “banane” sono stati rinvenuti, in due diversi containers, rispettivamente 171,84 Kg e 47,30 Kg di cocaina. Carico da attribuire al gruppo e mediato da «Carmine Ferrara con l’organizzazione di stanza in Spagna e Sudamerica» riporta il gip e destinato «alla ‘ndrina degli Alvaro di Sinopoli» rappresentati per la gestione dell’affare dall’incensurato Marafioti «con la partecipazione di Francesco e Nicola Alvaro» quest’ultimo gravato da precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso e figlio del più noto Giuseppe Alvaro “Trappitaro”. (g.curcio@corrierecal.it)

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