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La sanità dei ricchi e la fuga verso il privato, boom di prestiti per curarsi

Così il «nomadismo» colpisce le fasce meno tutelate. E le spese mediche sono il quinto motivo per chi in Calabria chiede un finanziamento

Pubblicato il: 08/05/2024 – 6:57
di Eugenio Furia
La sanità dei ricchi e la fuga verso il privato, boom di prestiti per curarsi

COSENZA Le spese mediche in Calabria rappresentano la quinta impellenza di chi chiede un prestito, subito dopo le richieste che riguardano liquidità, debiti, auto e casa. Il dato viene segnalato dal portale Facile.it, che analizza e confronta migliaia di preventivi in tutta Italia. Il dato calabrese si allinea a una tendenza nazionale, ma nella nostra regione va letto in filigrana: da un lato in riferimento all’emigrazione sanitaria, dall’altro all’incidenza di strutture private accreditate che pone la Calabria sopra la media e nella top-ten nazionale, unica regione fra le 3 del Mezzogiorno.

Il «nomadismo sanitario» soprattutto dal Sud

È una fuga verso il privato e verso il nord. «Il nomadismo sanitario per ricoveri ordinari è più incidente tra i residenti nel Mezzogiorno d’Italia (11,1% nel 2022), dove, in misura maggiore, alla componente fisiologica della prossimità territoriale si somma quella patologica della necessità di trovare altrove la qualità della prestazione. In particolare, le Regioni dove il fenomeno è più ampio sono Molise (30,4% di migranti sanitari per ricovero ordinario), Basilicata (28,5%) e Calabria (21,3%)». È quanto si legge nel 21° Rapporto Ospedali&Salute dell’Aiop: significativo che sia proprio l’Associazione italiana ospedalità privata ad illuminare, cifre alla mano, «la deriva di una Sanità per censo» – come da sottotitolo dello studio.
Il numero dell’emigrazione sanitaria dalla Calabria è ormai un feticcio: 280 milioni (dato del 2021).
L’Aiop osserva che, «sia in termini di flussi totali, sia di quelli dei pazienti acuti, già a partire dal 2020, si è registrata una variazione rispetto allo storico primato di Regione maggiormente attrattiva detenuto dalla Lombardia, primato conquistato e confermato per il 2021 dall’Emilia Romagna. Quest’ultima ha probabilmente beneficiato di un minore impatto negativo della fase emergenziale e di questo avremo probabilmente un riscontro con la diffusione dei dati relativi al 2022. I saldi più elevati sono però distanti da quelli della fase pre-pandemica e si attestano per l’Emilia Romagna su un valore che supera per il settore degli acuti le 47.000 unità. A seguire, troviamo tra le Regioni più attrattive, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e il Lazio. Appare invece confermata la marcata tendenza a ricorrere ai servizi ospedalieri di altri sistemi regionali, giudicati più performanti o di più facile accesso, da parte dei cittadini di Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Liguria, Basilicata, Abruzzo, Marche e Sardegna».

In Calabria ospedali privati sopra la media

Sul versante degli ospedali accreditati Aiop, il posizionamento al di sopra della media nazionale di 1,47 (dato relativo al 2021) vede sei Regioni del Centro-Nord e tre del Mezzogiorno, tra cui la Calabria. Nell’ordine si tratta di Liguria (3,39); Piemonte (1,86); Toscana (1,79); Molise (1,71); Lombardia (1,69); Emilia-Romagna (1,67); Veneto (1,66); Puglia (1,59) e Calabria (1,50); per l’Aiop è indice di «una distribuzione per area territoriale più bilanciata rispetto a quella della componente pubblica».  
«Ogni 100 tentativi di prenotazione nel Ssn, la quota di popolazione che rinuncia e si rivolge alla sanità a pagamento è del 39,4% (il 34,4% dei bassi redditi) – si legge nel rapporto –. In particolare, il 12% ricorre all’intramoenia (la sanità privata nelle strutture pubbliche) e il 18% al privato puro. Il 51,6% degli italiani sceglie direttamente la sanità a pagamento, senza provare a prenotare nel Ssn – inteso in tutto il Rapporto Ospedali&Salute sia nella sua componente di diritto pubblico sia nella sua componente di diritto privato – una quota alta anche tra la popolazione a basso reddito (40,6%)».

E per le spese mediche si ricorre al prestito

Su poco meno di 30mila preventivi calcolati da Facile.it nell’ultimo trimestre (febbraio-aprile 2024) per persone con residenza in Calabria, il tipo di prestito più richiesto è stato la liquidità, preventivata dal 23.53% degli utenti (a seguire, i tipi di prestito più richiesti sono stati auto usate e ristrutturazionecasa mentre la sanità si colloca all’8° posto, tra arredamento e moto usate, ma nella quinta “macro-area” di richieste appena dopo liquidità, debiti, auto e casa). Ciò che fa della Calabria, per una volta, la regione non con la “classica maglia” nera in fatto di ricorso al prestito per spese mediche: per una volta fuori dal podio occupato da Sardegna (5,33%), Marche (5,14%) e Liguria (5,12%), le regioni dove il peso percentuale è maggiore (a livello nazionale l’incidenza dei finanziamenti destinati alle cure mediche è pari al 4,70%).
Un dato precedente, cristallizzato al marzo 2023, riportava che le richieste di prestiti personali per sostenere le spese mediche hanno rappresentato il 4,4% del totale dei finanziamenti chiesti in Calabria e chi ha presentato domanda per questa tipologia ha cercato di ottenere, in media, 5.690 euro da restituire in 49 mesi: l’identikit è quello in prevalenza di una donna (42,9% dei casi contro una media nazionale de l 25,2%), poco più che 46enne all’atto della firma del prestito.
«L’aumento delle richieste è spinto dalla lunghezza delle liste di attesa per i servizi offerti dal sistema sanitario nazionale, tanto da scegliere di rivolgersi alla sanità privata anche per esami meno costosi. L’indagine condotta da Facile.it e Prestiti.it ha esaminato un campione di oltre 400.000 domande di finanziamento raccolte online dai due portali. Il peso percentuale delle domande di prestiti destinati alla sanità è aumentato del 6,6%, registra la ricerca, e l’importo medio richiesto è calato leggermente (-4%), arrivando, in media, a circa 6.152 euro».
Come leggere queste due informazioni? «Da un lato i tempi di attesa sempre più lunghi della sanità pubblica, (sempre Facile.it stima che a settembre 2023 erano pari a circa 77 giorni), dall’altro la diminuzione dell’importo richiesto può essere letto sia in relazione col fatto che ci si rivolga alla sanità privata anche per visite o esami mediamente meno costosi, sia in relazione all’incremento dei tassi di interesse che hanno reso i finanziamenti più cari».
C’è da dire che il sistema sanitario italiano prevede che in alcuni casi le spese mediche in ambito privato siano rimborsate (una sentenza del 2020 stabilisce addirittura che Il paziente che si rivolge ad una struttura sanitaria privata, non convenzionata con il sistema sanitario nazionale, ha diritto al rimborso delle spese mediche se il ricovero è stato effettuato in stato di urgenza e necessità).

In sanità meno spesa pubblica (ma aumenta quella delle famiglie)

Spesa pubblica per la sanità in calo mentre aumenta quella delle famiglie; oltre a posti letto persi, medici e infermieri insufficienti, sempre più precari e in là con gli anni, liste di attesa che si allungano e numero in crescita di italiani che rinunciano alle cure. È l’impietoso ritratto della sanità pubblica in Italia realizzata da Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) ed Eures (Ricerche economiche e sociali) in un rapporto presentato a Roma in occasione del lancio della campagna No alla povertà sanitaria. La salute non è un privilegio ma un bisogno primario.
La spesa diretta delle famiglie, tra il 2012 e il 2022, è passata da 31,5 a 36,8 miliardi di euro (+16,9%), pari ad una spesa media mensile di 113,5 euro. In crescita anche la spesa per assistenza intramoenia, che nel 2022 si attesta a 1,18 miliardi di euro con un incremento dell’8,5% rispetto al 2021 e del 5,3% sul 2016.
«Non possiamo più ignorare il fatto che sempre più persone, soprattutto le più vulnerabili, stanno rinunciando alle cure a causa della diminuzione della spesa sanitaria e dell’inasprimento delle proprie condizioni economiche», ha affermato la presidente Adoc nazionale Anna Rea. «Tutti i cittadini hanno un eguale diritto alla salute, ma nel nostro Paese non è più così: solo chi ha soldi si cura».
Dal rapporto, che rielabora dati istituzionali, emerge un quadro preoccupante. Nonostante la crescita in termini assoluti, la spesa sanitaria pubblica «in termini reali» è in flessione del 3,7% tra il 2021 e il 2022 e dello 0,8% rispetto al valore del 2020 (la legge di bilancio 2024 prevede in favore della sanità uno stanziamento di 3 miliardi per l’anno in corso). Se si guarda alla spesa pro-capite, in confronto agli altri Paesi europei, l’Italia, con 2.180 euro spesi per cittadino, è indietro nei confronti della gran parte dei Paesi europei: la Germania spende 4.641 euro, la Norvegia 4.445 euro, la Francia 3.766.
Non può mancare, nel report diffuso ieri, un passaggio sulla continua «emorragia di pazienti che si recano fuori Regione per curarsi, tipicamente dal Sud al Nord»: nel 2022, le prestazioni sanitarie erogate in una Regione diversa da quella di residenza sono 19,2 milioni (18,6 per le prestazioni specialistiche ambulatoriali e 629mila per la mobilità ospedaliera), con una crescita complessiva dell’8,1% rispetto al 2021 e del 42,1% sul 2020. In questo scenario, cresce la quota di cittadini che rinuncia a cure che ritiene necessarie. Nel 2023 sono stati 4,5 milioni, 0,6 punti percentuali in più rispetto al 2022. (e.furia@corrierecal.it)

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