Le elezioni europee sono proporzionali e per loro natura concorrenziali. Ogni partito deve giustamente correre per sé stesso. Vale per entrambe le coalizioni politiche. Il centrodestra calabrese è abbastanza coeso, seppure non manchino naturalmente le fibrillazioni.
Ci sono stati passaggi in consiglio regionale che, però, sono rimasti nell’ambito della coalizione.
È necessario capire che il valore della critica è un’opportunità se si colgono le intenzioni positive. Ma a patto che le critiche siano interne e finalizzate a migliorare complessivamente lo stato delle cose.
Basterebbe guardare ai danni compiuti dai partiti all’epoca in cui governavano Loiero e Oliverio ( due personalità autorevoli disarcionate dai conflitti interni) per rendersi conto che il fine deve essere costruttivo.
Oggi il centrodestra affronta alcune sfide amministrative assai importanti. A Vibo ha buone possibilità di vincere, a Corigliano-Rossano senza la candidatura Straface avrebbe perso e pure malamente, mentre oggi è competitivo.
Il centrodestra calabrese ha delle specificità: Azione ne fa parte a pieno titolo e Italia Viva non ne è tanto distante. Del resto, Calenda e Renzi sanno che, quando si schierano contro il polo di sinistra, prendono molti più voti.
La leadership della Regione non è e non può essere in discussione, così com’è giusto compensare rapporti con i partiti e questo presumibilmente accadrà dopo le europee.
La coalizione ha le carte in regola per vincere fra due anni e mezzo ma a patto di togliersi ogni presunzione. Nel mezzo ci saranno le probabili elezioni per la città unica di Cosenza e quelle della città metropolitana di Reggio Calabria, due appuntamenti per niente banali.
Può sembrare desueta la parola umiltà ma è l’unica che può fare la differenza, indurre alla partecipazione popolare e coinvolgere ogni singolo segmento. Nella vituperata prima Repubblica ogni partito, compresi quelli che non raggiungevano il 2%, aveva la sua dignità. In una politica globale caratterizzata dalla indifferenza e dalla sindrome De Laurentiis, l’umiltà significa sapere di non essere tutto ( il presidente del Napoli è noto per avere detto il contrario dopo la vittoria dello scudetto). Amministrare non è mai facile: tutti quelli che non lo fanno credono di essere più capaci, ma fare politica è possibile e doveroso. E significa essere credibili, lavorare per un fine comune, scontrarsi anche duramente ma non pubblicamente per trovare una sintesi.
Oggi è tempo che ognuno voti per sé, giustamente, ma dal 10 giugno in poi bisognerà rinsaldare i rapporti e riconoscersi a vicenda. Gli errori, diceva Churchill, possono essere ripetuti ma possono anche diventare preziosi alleati per fare meglio.
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