CATANZARO I pm della Procura di Catanzaro Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Domenico Assumma hanno chiesto il rinvio a giudizio per 28 persone e 5 compagini societarie, tutti coinvolti nell’inchiesta denominata “Scirocco” che aveva fatto luce sulla presunta gestione illecita della depurazione in Calabria.
Associazione per delinquere al fine di commettere reati contro l’ambiente e la pubblica amministrazione, frode nelle pubbliche forniture, inquinamento ambientale, traffico illecito di rifiuti, tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sono queste le accuse contestate a vario titolo agli indagati che ora rischiano di andare a processo. A decidere la loro sorte sarà il gup Arianna Roccia che ha fissato l’inizio dell’udienza preliminare per il prossimo 12 giugno in aula bunker a Lamezia Terme. Sono, invece, 26 le parti civili individuate e che potranno chiedere di costituirsi parte civile.
Al centro dell’indagine ci sono le società del gruppo Minieri – amministrate da Mario Minieri e dai figli Giuseppe e Saverio – che avevano in appalto la gestione dei depuratori. L’accusa sostiene che avrebbero vinto le gare d’appalto grazie a ribassi consistenti per poi non adempiere agli obblighi contrattuali. Il risultato, secondo gli inquirenti, sono state mancate manutenzioni agli impianti, gestione illecita nello smaltimento dei fanghi, liquami che confluivano nei corsi d’acqua e nel mare.
E poi la “Bova Costruzioni srl”, “G&D Ecologica Spa”, “Minieri Holding Srl”, “Minieri King Elettrica srl” e la “Minieri Ecologistica srl”.
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