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La ‘ndrangheta sul Lago del Segrino: il summit per spartire lo spaccio e lo “scontro” con gli Oppedisano di Erba

L’inchiesta della Distrettuale antimafia punta sulle ambizioni dei due gruppi e l’offerta irricevibile avanzata dagli “erbesi”. «Sempre noi ma senza loro…»

Pubblicato il: 30/05/2024 – 7:00
di Giorgio Curcio
La ‘ndrangheta sul Lago del Segrino: il summit per spartire lo spaccio e lo “scontro” con gli Oppedisano di Erba

MILANO Regolamentare lo spaccio di droga e ideare un piano di “spartizione” del territorio. Questi i temi al centro di un vero e proprio “summit” di ‘ndrangheta a cui avrebbero preso parte esponenti del locale di Erba. È uno degli episodi emersi dall’inchiesta coordinata dalla Distrettuale antimafia di Milano e riportato nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Milano che ha portato all’arresto di 30 persone, di cui 25 in carcere e 5 ai domiciliari.

Il summit

A raccontarlo, mentre è intercettato, è Vincenzo Milazzo (cl. ’85), considerato dagli inquirenti il «leader principale del sodalizio criminale». È lui stesso a spiegare che il piano, proposto da Pasquale Oppedisano (cl. ’99) di Polistena, Michele Oppedisano (cl. ’69) noto come “U pentitu” e Edmond Como (cl. ’75) non andava affatto bene. «(…) perché loro vorrebbero che io proprio non toccherei niente… ho detto oh, io non è che sono vecchio, c’ho 34 anni… me la sento ancora di fare i cazzi miei…», riporta il gip nell’ordinanza. E ancora: «(…) dice che non ce n’è in giro che possono prendere il tuo posto… quello che sai fare te non lo sa fare nessuno…». Dalle indagini, dunque, sarebbe emerso che al summit avrebbero partecipato almeno quattro soggetti, i quali avrebbero dovuto finanziare il traffico di stupefacenti e dividersi tra loro gli utili ed escludere, così, tutti gli eventuali pusher improvvisati presenti sul territorio. «(…) sono venuti a casa oggi e mi han detto che da adesso, da oggi si cambierà il lavoro… che nessuno più da qua può prendere roba da fuori… devono andare tutti da uno a prenderle e basta… io, noi vabbè…».

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Il duo Milazzo-Vona

«… no, già l’avevano ragionato loro con… “Luigi” e Luigi me l’aveva detto, ed io non ero convinto… loro non possono venire da voi a dirvi oh, devono parlare con me per parlare con voi, questo è già messo in chiaro, ragazzi ci parlo io…», ribadisce ancora Vincenzo Milazzo durante la conversazione intercettata. Per gli inquirenti, dunque, emergerebbe come Vincenzo Milazzo «quasi dipendesse dalle decisioni di Luigi Vona» annota il gip nell’ordinanza, sulla gestione del l’associazione e sui rapporti da intrattenere con i gruppi rivali. Milazzo, infatti, abituato da tempo a gestire il traffico di stupefacenti in prima persona, rispondendo unicamente a Luigi Vona, «non sembrava contento della proposta degli Oppedisano, ed entrambi concordavano sul fatto che si dovesse continuare con il vecchio metodo», scrive ancora il gip. «Comunque, il discorso è sempre lo stesso sempre noi ma senza di loro» ribadisce Milazzo, «(…) tu lo sai che io mi chiamo… non sanno nemmeno come si lavora… devono trovarsi la pappa pronta, invece di essere loro per noi dobbiamo essere noi per loro…».

«Gli ho detto “andiamo alla morte per te”»

È il 5 marzo 2020 quando la pg intercetta un’altra conversazione di Milazzo. In questa occasione, il giovane ribadiva al suo stretto collaboratore Lonardo Potenza di aver insistito con Luigi Vona affinché abbandonasse il progetto del locale di Erba e l’idea degli Oppedisano. «(…) “Lui’, tu con quello che sei, mi meravigli! Ma che c’hai bisogno di loro?” gli ho detto… c’è chi ti sta vicino e andiamo alla morte per te!». Ma, nel corso della conversazione riporta dal gip nell’ordinanza, Potenza offre una serie di spunti. «(…) guarda che il richiamo è brutto Vince’» dice a Milazzo. «(…) tu lo sai che al terzo richiamo hai perso il 50 dei punti? Non sei più credibile… all’inizio fai il camorrista… e ti porto avanti… perché ha un giro che cammina con Vincenzo… io quando faccio te… dopo un po’… un altro giovanotto diventa giovane, te lo affianco a te che tu gli fai vedere quello che sei, lo porti avanti, quando lui è pronto e ti do una carica più alta…».
Durante la conversazione, riporta il gip nell’ordinanza, Potenza abbassa il tono di voce ma il contenuto della conversazione è comunque emblematico secondo gli inquirenti. «… se io ho fatto una cosa storta… dice compa’, il circolo formato, presente… c’ho delle accuse nei confronti di Leonardo e lo devi fare, anche se sembra che sei una merda… dice “Leonardo, abbiamo saputo che ha abusato di una ragazzina”, così cosà… non è infamità, sei infame se non lo fai!», facendo quindi riferimento ad una sorte di “codice” comportamentale di stampo ‘ndranghetistico.


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Milazzo “il prescelto” di Vona

La giornata del 5 marzo 2020 si concludeva con Milazzo che riusciva a convincere Vona «a rifiutare la proposta degli Oppedisano», annota il gip, estromettendo tutti dall’affare “narcotraffico” e avere il monopolio nel territorio contiguo al lago Segrino. Per gli inquirenti è emblematica la conversazione di Milazzo con un sodale dalla quale «traspare chiaramente il ruolo apicale ricoperto da Vona all’interno del sodalizio e il ruolo di “prescelto” di Milazzo», scrive il gip nell’ordinanza. «(…) la pagnotta ce la spartiamo tra di noi gli ho detto… cosa ci servono loro a noi… già che sentono il nome di lui subito si mettono da parte, adesso veramente cosa dobbiamo fare – ho detto – la faccia è tua, il nome è tuo, la manovalanza è la mia e loro devono guadagnare perché cosa…». Assunta la decisione, andava ora comunicata agli Oppedisano, e quindi si organizza un nuovo summit per l’8 marzo 2020.

Il rifiuto agli Oppedisano e i “confini” per lo spaccio

Nella circostanza, Michele Oppedisano, risentito per il rifiuto di Vona rispetto alla proposta formulata, «riapriva la discussione in merito alla vecchia disputa sulla competenza a sud e nord del lago Segrino, come confine per le piazze di spaccio» si legge nell’ordinanza. «Ma io posso mai spartire con voi che… ma state scherzando…» dice Milazzo a Vona al termine dell’incontro. «(…) vi abbiamo detto se volete facciamo collaborazione non è che vi abbiamo detto no ognuno si fa i cazzi suoi…», così commentavano i due l’esito dell’incontro, dopo aver ritenuto irricevibile la proposta degli “erbesi” e, in particolare, di Pasquale Oppedisano. Come riporta il gip nell’ordinanza, dunque, Milazzo «insisteva affinché anche il giovane Oppedisano, volendo entrare in società con lui, avrebbe dovuto accollarsi i suoi stessi rischi, ovvero effettuare materialmente con lui le cessioni di stupefacente di notte, anziché attendere soltanto gli utili dall’attività di spaccio».
Nel prosieguo della conversazione, poi, emergeva come il summit si fosse svolto su due tavoli distinti, ovvero Luigi Vona e Michele Oppedisano (i capi) da un lato, e Vincenzo Milazzo, Pasquale Oppedisano e Edmond Como dall’altro. «Vona, infatti, chiedeva a Milazzo come fossero rimasti alla fine della discussione e quest’ultimo riferiva di aver confermato a Pasquale Oppedisano che si sarebbero riforniti di cocaina da loro ad un prezzo congruo, e la famiglia di Erba avrebbe partecipato ai relativi guadagni derivanti dalle successive cessioni». (g.curcio@corrierecal.it)

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