Tra risse e proteste il Governo corre su autonomia e premierato: in Senato il primo “sì”
Clima rovente prima per l’espulsione del leghista calabrese Furgiuele, poi per la “battaglia” tra Donno e Iezzi. Ira delle opposizioni

ROMA Un’espulsione, proteste e anche una rissa. Non è mancato davvero nulla oggi alla Camera in un clima rovente. E così, mentre in gioco c’erano due fondamenta del percorso di riforma sognato dal governo di centrodestra, quella dell’autonomia differenziata e quella del premierato, in aula alcuni deputati non hanno “retto” la tensione. Ad aprire le danze ci ha pensato il leghista calabrese, Domenico Furgiuele che, al “Bella ciao” e al tricolore sventolato dall’opposizione, ha deciso di rispondere con il segno della “X Mas”, rispolverato in campagna elettorale dal neo eletto eurodeputato Vannacci. Finirà con l’espulsione del deputato lametino.
La rissa sfiorata
Ma non è finita qui: il deputato Donno (M5S) prova a consegnare un tricolore al ministro Calderoli, e i due verranno subito “accerchiati” dai compagni di partito, scatenando così l’immediata rissa che, proprio Donno, paga finendo per terra, dice perché raggiunto da un pugno sferrato dal leghista Iezzi con quest’ultimo che smentisce. Il resto è la cronaca delle ultime e frenetiche ore che hanno già fatto il giro del web. «Non passerete, vergogna», dice il leader del M5S Giuseppe Conte, mentre Alessandra Maiorino ha parlato di «violenza squadrista».

Verso il premierato, opposizione sul piede di guerra
Temperatura rovente anche in Senato: qui, infatti, è stato approvato il cuore dell’altra riforma ovvero del premierato, con l’articolo che introduce il principio dell’elezione diretta del premier. Il testo sarà approvato il 18 giugno, in contemporanea al via libera alla Camera dell’altra riforma, l’autonomia differenziata. Un percorso parallelo che rinsalda il patto politico della maggioranza, ma che contribuisce anche a compattare tutte le opposizioni, che su entrambe le riforme hanno condotto con grande consonanza una battaglia, anche a suon di proteste plateali in Aula, da Avs a Iv e Azione. Tutti i gruppi di minoranza hanno ripetutamente chiesto alla ministra Casellati di rassicurare su un punto, che occorrerà la maggioranza dei voti dei cittadini al candidato premier per essere eletto, in assenza della quale si ricorrerà al ballottaggio, senza ottenere nulla.
Il cammino verso l’approvazione il 18 giugno è facilitato dal contingentamento dei tempi, con l’esaurimento di quelli a disposizione delle opposizioni. Sul punto è intervenuto anche Nicola Irto (PD), parlando di «bavaglio al Parlamento e alla democrazia», annunciando battaglia. I modi non sono chiari, i tempi sono invece sfavorevoli. (Gi.Cu.)

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