LAMEZIA TERME Volge ormai alla conclusione il processo “Imponimento”, nato dall’inchiesta della Distrettuale antimafia di Catanzaro, contro i presunti boss e gregari della cosca Anello-Fruci di Filadelfia, ma anche i Tripodi di Porto Salvo, i Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, i Cracolici di Maierato e i Bonavota di Sant’Onofrio. Il prossimo 19 giugno, infatti, è prevista la lettura del dispositivo di sentenza in aula bunker.
Dopo le richieste di condanna avanzate dal pm del pool antimafia, Antonio De Bernardo, davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, è seguita infatti una lunga fase di repliche e memorie difensive, fino al ritiro in camera di consiglio dei giudici. Una svolta importante dopo quasi 3 anni di udienze tra l’aula bunker di Lamezia Terme e il Tribunale lametino dove sono stati ascoltati a decine tra teste, imputati e collaboratori di giustizia. Tra cui gli ultimi “pentiti” ovvero Onofrio Barbieri e Antonio Accorinti, in grado di fornire secondo l’accusa un «contributo in chiave associativa, rapporti tra la cosca Anello e gli imputati Stillitani Francescantonio, Stillitani Emanuele e Facciolo Antonio».
Nel corso della requisitoria, il pm De Bernardo aveva parlato di un «potere esercitato nei territori di Filadelfia e Acconia, a ridosso del Lametino e con una tendenza naturale all’espansione a Pizzo e la zona industriale di Maierato, che la porta a convergere, fatalmente, con i Bonavota» e ha ripercorso la storia del clan la cui «incidenza criminale è legata alle linee di comando che portano al potere centrale alternativo ai Mancuso, ottenendo la legittimazione criminale dalla cosca Bellocco di Rosarno e da Umberto in particolare, in una idea di espansione della logica della ‘ndrangheta». Quella degli Anello, comunque, è per l’accusa «una cosca molto snella, efficiente. Poco attenta alle questioni rituali, perché la gestione di Rocco e Tommaso Anello è un approccio pratico che rispecchia anche le loro personalità».
Sono 71 gli imputati per i quali è attesa, dunque, la sentenza per il troncone ordinario. Pena più pesante invocata nei confronti di Tommaso Anello, fratello di Rocco Anello, entrambi considerati al vertice della cosca di ‘ndrangheta Anello-Fruci di Filadelfia: 30 anni. Chiesti invece 26 anni per Antonio Facciolo e 24 chiesti per Rocco Anello (cl. ’91). Condanna pesante invocata dal pm anche nei confronti dei due fratelli Emanuele e Francesco Antonio Stillitani: 21 anni a testa. L’ex assessore regionale ed ex sindaco di Pizzo e l’imprenditore sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa poiché Francesco Antonio, in particolare, avrebbe permesso alle cosche di inserirsi negli affari delle strutture turistiche che questi gestiva con il fratello Emanuele.
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