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‘ndrine e narcotraffico

Il “re” dei narcos della ‘ndrangheta che «amava la bella vita»: dal Piemonte all’amore per il Brasile. E ora tremano i clan

Il pentimento di Vincenzo Pasquino rischia di far crollare i ponti tra Calabria, Nord Italia e Sudamerica

Pubblicato il: 01/07/2024 – 6:32
di Giorgio Curcio
Il “re” dei narcos della ‘ndrangheta che «amava la bella vita»: dal Piemonte all’amore per il Brasile. E ora tremano i clan

LAMEZIA TERME «Io c’ho Equador e Brasile compa’». È questo il tenore di una intercettazione finita agli atti dell’inchiesta “Eureka” della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria. A parlare, con un suo amico, è Vincenzo Pasquino, il classe ’90 nato e cresciuto a Torino ma considerato membro di spicco della ‘ndrangheta calabrese e inserito a pieno titolo ai vertici del locale di ‘ndrangheta di Volpiano, in Piemonte. La frase di Pasquino è estrapolata da un dialogo captato dagli inquirenti quando ancora si trovava in Brasile, terra dove era convinto di potersi stabilire ancora per molto tempo, e che lascia intendere quanto il potere raggiungo da Pasquino fosse tanto rilevante. Al punto, come ricostruiranno gli inquirenti, di volersi costruire un bunker e garantirsi una latitanza quanto più lunga possibile: «Se compriamo casa qui, mi devi mandare quello che fa i posti compa’». Quando pronuncia questa frase Pasquino non sa quale destino lo attende. È qui, infatti, che il 24 maggio del 2021 verrà arrestato insieme al più noto latitante Rocco “Tamunga” Morabito.

Il pentimento

La rilevanza criminale di Vincenzo Pasquino è tale che il suo pentimento rischia di far crollare interi castelli costruiti tra Calabria, Piemonte e Lombardia, lungo l’asse che porta in Sudamerica e non solo. È lui a conoscere tutte le rotte più importanti del narcotraffico internazionale di droga; è lui a conoscere nomi, volti, nickname delle chat criptate. E non è affatto un caso se, tra le decine di pagine di verbali riempiti parlando con i magistrati dell’Antimafia di Reggio Calabria, sono tantissime quelle coperte da “omissis”. Segno che le sue dichiarazioni toccano nomi il cui destino investigativo e giudiziario è tuttora in fase istruttoria.



L’estradizione

Il 34enne è stato estradato in Italia, detenuto in Brasile dal 2021, anno in cui fu arrestato in un residence di Joao Pessoa dalla polizia federale del Paese sudamericano e dai carabinieri del Ros. L’estradizione è stata eseguita dalla Polizia federale del Brasile, che ha consegnato Pasquino al Servizio di cooperazione internazionale di polizia. L’arrivo in Italia è stato possibile grazie alla collaborazione tra organi diplomatici e giudiziari italiani e brasiliani, con il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Pasquino era ricercato dalla Dda di Torino per una condanna definitiva a 17 anni di reclusione per traffico di droga.

Vincenzo Pasquino
Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino

L’esponente dei Nirta “Versu” di San Luca

Il profilo criminale di Pasquino emerge in diverse inchieste. Tra le più recenti c’è “Cerbero”, blitz messo a segno in Piemonte, nel corso del quale il classe ’90 è stato condannato in primo grado a 17 anni. Pasquino, infatti, è considerato (insieme a Michelangelo Versaci) un esponente della “nuova generazione” del locale di Volpiano, soprattutto dopo le varie operazioni che avevano colpito la famiglia Assisi e quella degli Agresta e la detenzione del boss, Antonio Agresta (cl. ’60).
Con l’inchiesta “Eureka” della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria, però, gli inquirenti ne ricostruiscono il forte legame con il Brasile. Già perché è qui che Pasquino si è costruito un nome e una carriere di altissimo profilo, un broker della ‘ndrangheta capace di trattare enormi quantità di cocaina da far recapitare direttamente in Europa. Esponente dell’associazione criminale legata alla famiglia Nirta “Versu” di San Luca, Vincenzo Pasquino in Brasile era a tutti gli effetti il rappresentante della ‘ndrina, fino alla cattura avvenuta a maggio 2021.

«Ama la bella vita»

Cresciuto sotto l’egida della ‘ndrina Agresta, potentissima a Volpiano e in Piemonte, Vincenzo Pasquino negli anni è riuscito a ritagliarsi un ruolo sempre più protagonista. Una sorta di “scalata” nelle gerarchie che lo hanno portato a diventare uno dei più importanti, e potenti, broker del narcotraffico internazionale. Di lui, tra le carte dell’inchiesta “Cerbero”, parlava ad esempio Domenico Alvaro (condannato a 7 anni in abbreviato). E non erano parole al miele. «(…) siamo andati a comprare un lavaggio per dirgli… guarda c’è un lavaggio al centro che ti porta 2/3 mila euro al mese no… l’ho messo a lavorare nella concessionaria d’auto e se n’è andato… perché a lui gli piace fare la bella vita no…». E ancora: «(…) lui è capace che oggi prende 1.000 euro e se ne va a spendere 800 di una giacca, di un paio di scarpe, di un pantalone… e gli dico io vedi che non sono i vestiti che ti fanno…». Lo stesso Alvaro, qualche giorno dopo, dirà ancora: «Se trascuro Vincenzino, quello mi fa un danno al giorno… quello che prendo di qua devo darglielo all’altro perché fanno danni…».

L’estate in Calabria

Nella stessa inchiesta era emersa anche la stretta amicizia tra Pasquino e altri due soggetti del locale di Volpiano, Michele Agresta e Michelangelo Versaci. Agresta, in particolare, nell’estate del 2017 trascorre le vacanze in Calabria, incontrando entrambi i suoi amici. Sarà proprio lui, il 23 luglio del 2017, a contattare Pasquino per chiedergli di raggiungerlo «perché in tanti chiedevano di lui» e inoltre il cugino, Francesco Barbaro, e lo zio «avrebbero voluto organizzare una cena non appena Pasquino fosse arrivato in Calabria». Come ricostruito dagli inquirenti, il 31 luglio 2017 Michele Agresta contattava Francesco Barbaro detto “Ciccio” «con il quale concordava un incontro ad Ardore, cui avrebbe partecipato anche Pasquino. Nel corso della serata dello stesso giorno, Agresta, Pasquino, Barbaro e le relative famiglie, avrebbero cenato nella zona di Marina di Gioiosa Ionica. Poi, dal 6 agosto 2017 Agresta veniva ospitato da Pasquino ad Isca sullo Ionio, ed il 7 agosto 2017 li raggiungeva anche Versaci».

Eureka

Secondo gli inquirenti, dunque, il suo particolare attivismo e senso degli affari, infatti, avrebbe permesso ai Strangio di stipulare accordi diretti con i fornitori di cocaina sudamericani, così conseguendo nuovi canali di approvvigionamento della sostanza stupefacente. Nel solo periodo compreso tra dicembre 2019 e giugno 2021, le indagini hanno documentato ben 15 importazioni di cocaina riferibili all’associazione, con una movimentazione per oltre 1.200 kg di cocaina da Colombia, Brasile, Ecuador e Panama. Alcune delle operazioni sono state portate a termine con il recupero dello stupefacente e la sua commercializzazione mentre altre, benché pianificate nel dettaglio e finanziate, non sono andate a buon fine a causa del sequestro del carico o per altre problematiche che ne hanno impedito la spedizione. Delle 15 importazioni, ben 14 sono transitate dal porto di Gioia Tauro e giunte qui in Calabria quale destinazione finale, con la sola eccezione di un carico di 75 kg di cocaina giunto al porto di Anversa. (g.curcio@corrierecal.it)

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