Inchiesta “Ducale” a Reggio Calabria, il capogruppo del Pd Giuseppe Sera si dimette

REGGIO CALABRIA Giuseppe Francesco Sera si dimette da capogruppo del Partito democratico nel Consiglio della Città metropolitana di Reggio Calabria. «A seguito delle notizie apprese esclusivamente dagli organi di stampa del coinvolgimento in una vicenda giudiziaria, mi corre l’obbligo, dettato dal mio senso di responsabilità e per evitare becere strumentalizzazioni politiche, ancora in atto, di dimettermi dalla carica di Capogruppo Pd in seno al Consiglio della Città. Ringrazio i consiglieri per la fiducia espressa nei miei confronti. Permane in me la piena e massima fiducia sia nella Magistratura. Sono certo che al termine della vicenda in corso verrà certificata la trasparenza e onestà della mia azione politica. Il mio vissuto, la mia storia personale e politica, dimostrano la più totale estraneità a qualunque vicinanza alla criminalità organizzata e a qualunque forma di illegalità. Il mio impegno politico non può tollerare alcuna ombra. Per questo ho deciso di fare un passo indietro per impedire ai nostri avversari politici oggi tifosi dello scioglimento, qualunque strumentalizzazione. Il mio impegno politico – conclude Sera – proseguirà come prima in consiglio comunale e nel Pd per affermare la legalità e aiutare questa città».
Il nome di Sera figura tra gli indagati dell’inchiesta “Ducale” della Dda di Reggio Calabria su presunte richieste e scambi di favori tra esponenti della cosca Araniti e nomi eccellenti della politica reggina. Tra gli indagati, oltre a Sera, figurano anche il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, l’assessore comunale del Pd Domenico Battaglia, il consigliere comunale della Lega Mario Cardia, l’ex senatore Giovanni Bilardi e il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giuseppe Neri.
Nei giorni scorsi Antonino Minicuci, consigliere comunale di Reggio Calabria e già candidato sindaco alle comunali 2020, aveva chiesto ai consiglieri comunali di dimettersi per il bene di Reggio Calabria. «Il Prefetto – aveva aggiunto – ha richiesto al Ministro degli Interni l’invio della commissione di accesso per valutare la situazione e prendere provvedimenti» (f.v.)

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