CROTONE In una nota inviata al presidente della giunta regionale calabrese, Roberto Occhiuto, a tutti i componenti della giunta regionale, e ai consiglieri regionali il Comitato “Fuori i veleni – Crotone vuole vivere” chiede che «la Calabria congeli, come la Sardegna, tutte le autorizzazioni avviate dal 12 marzo ad oggi». L’iniziativa del Comitato è stata presa, perché nell’ordine del giorno, della seduta del consiglio regionale del prossimo 26 luglio, c’è «una proposta di modifica del Piano regionale dei rifiuti approvato il 12 marzo 2024». Il Comitato «ritiene necessaria una adeguata riflessione ed un serio approfondimento attraverso un confronto con i diversi soggetti sociali, istituzionali, associativi al fine di operare le correzioni necessarie alla tutela della salute dei cittadini e dei territori, nel rispetto delle direttive e dei regolamenti Ue». La modifica del Piano regionale dei rifiuti si rende necessaria per evitare che i veleni presenti nella discarica a mare vengano smaltiti a Crotone, come è stato “deciso” nella conferenza dei servizi del 26 giugno scorso. «Con le modifiche apportate al precedente Piano regionale dei Rifiuti del 2016 ed approvate il 12 marzo scorso dal Consiglio regionale, – scrive il Comitato – si è di fatto definito un nuovo Piano il cui impianto è in netta contraddizione con le politiche ambientali ed i regolamenti dell’Unione Europea in materia di trattamento e smaltimento dei rifiuti». Le modifiche apportate, poi, consentono di smaltire a Crotone le scorie industriali che, secondo la Conferenza decisoria del 24 ottobre 2019, dovevano essere trasportate fuori dal territorio calabrese.
Secondo il Comitato, quindi, il nuovo Piano «è in netta contraddizione con le politiche ambientali ed i regolamenti dell’Unione Europea» per una serie di motivazioni: «Il ricorso alla tecnologia della termovalorizzazione, non a caso esclusa dal precedente Piano del 2016 è recuperata con centralità nell’attuale Piano. Tecnologia come è noto inquinante, considerata tra quelle da superare nel rispetto dei Trattati di Kyoto e dei recenti Regolamenti Comunitari, perché non rispondente a criteri e parametri di tutela della salute pubblica e dell’ambiente; va altresì evidenziato come sia stata eliminata ogni distinzione tra diverse tipologie di rifiuti». «Di conseguenza – aggiunge il Comitato – i rifiuti speciali pericolosi, tra cui quelli con tracce di radioattività, vengono equiparati ai rifiuti non pericolosi e a quelli solidi urbani (vedi art.32.1 del nuovo Piano)». E ancora: «La possibile autorizzazione di nuove discariche in deroga alle normative vigenti e ad ogni coefficiente di localizzazione (vedi art. 32.2); nell’area di bonifica Sin di Crotone il nuovo Piano consente la realizzazione di discariche di scopo – lettera n) art 32.2 – creando così i presupposti amministrativi per consentire ad Eni Rewind di lasciare i rifiuti speciali pericolosi a Crotone con gravi implicazioni per la salute dei cittadini e per il contesto ambientale». Tenendo conto «di queste considerazioni è evidente che la proposta di modifica del Piano posta all’ordine del giorno del consiglio regionale del 26 luglio prossimo, risulta assolutamente irrisoria ed insufficiente». Le modifiche da apportare devono essere «sostanziali». «Il Piano regionale dei rifiuti approvato il 12 marzo scorso – scrive il Comitato – ha bisogno di un serio approfondimento per essere radicalmente corretto nel rispetto delle normative comunitarie, a tutela della città di Crotone e dell’intera Calabria. Al fine di evitare che gli spazi oggettivamente aperti dal nuovo Piano possano essere utilizzati per la realizzazione di discariche ed impianti inibiti dalla programmazione precedente (vedi discarica Giammiglione e non solo) si rende necessario un provvedimento legislativo per bloccare tutte le autorizzazioni in materia, anche quelle eventualmente concesse in questi mesi. Ciò per consentire di modificare l’attuale Piano dei rifiuti con i tempi necessari ad affrontare una problematica complessa e di vitale importanza per la Calabria». Si chiede «un provvedimento legislativo simile a quello adottato proprio in queste settimane dalla Regione Sardegna per congelare le autorizzazioni nel settore eolico, adottato nelle more dell’approvazione del relativo Piano di settore. È utile in tal senso evidenziare che sono numerosi i precedenti legislativi a cui ha fatto ricorso anche la Regione Calabria e sui quali vi è stato persino un pronunciamento di legittimità da parte della Corte Costituzionale». Il Comitato alza il tiro e guarda all’intera Calabria, anche se l’obiettivo su Crotone resta una priorità assoluta in quanto la città pitagorica risulta «esposta a patologie oncologiche con una incidenza drammaticamente superiore alla media nazionale ed a quella regionale, così come evidenziato dal “Rapporto Sentieri” dell’Istituto superiore della sanità». Concludendo, il Comitato scrive: «Crotone e la sua provincia pur non avendo attualmente una rappresentanza diretta nel consiglio regionale, confidano nella sensibilità di quanti sono animati da buona fede e da interesse generale. La salute dei cittadini non ammette superficialità né soluzioni approssimative o peggio piegate agli interessi delle lobby multinazionali e di imprenditori animati solo dal massimo profitto».
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