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Strage di Cutro, aspettando la sentenza

Fu naufragio colposo e omicidio plurimo colposo quel disastro rimasto impresso nella memoria collettiva? Le molte linee d’ombra che solcano l’inchiesta giudiziaria

Pubblicato il: 25/07/2024 – 7:02
di Paride Leporace
Strage di Cutro, aspettando la sentenza

Concluse le indagini sul disastro navale della “Summer love” affondata nella secca di Cutro il 26 febbraio. Un centinaio di morti tra donne, bambini e uomini in fuga dalla fame e dalla guerra. Fu naufragio colposo e omicidio plurimo colposo quel disastro rimasto impresso nella memoria collettiva?
Bisognerà chiederlo a Giuseppe Grillo, capo turno della Sala operativa del Reparto Operativo aeronavale di Vibo Valentia. Bisognerà chiederlo soprattutto al comandante Alberto Lippolis se è stato compiuto ogni atto necessario per salvare quei disperati, considerato che le greche sulla sua divisa consentono in condizioni di pericolo di prendere le decisioni decisive per evitare il naufragio e permettere il soccorso in mare come avviene da anni in quella grande bara di cristiani che è diventato il Mediterraneo. Non dimenticando che i militari italiani nel semestre precedente alla strage hanno salvato 36.500 migranti. Bisognerà chiedere conto in aula, riscontrare, sentire gli avvocati, i testimoni, verificare quali ragioni hanno dalla loro parte l’ufficiale Nicolino Vardaro, comandante del gruppo aeronavale di Taranto, e anche Francesca Perfido, ufficiale di ispezione del Centro coordinamento ricerche di Roma, e Nicola Nania che osservava radar e monitor a Reggio Calabria. Chi sa parli. Per il loro onore e per il giuramento di disciplina che devono al loro ruolo.


Il disastro di Cutro sarà uno processo che riguarderà regole di ingaggio e la mancata dichiarazione di Sar che non significa sua altezza reale ma sta a richiamare un pericolo imminente in mare. Il pericolo c’era, come abbiamo constatato. Questa è una certezza.
Era una maledetta notte di burrasca e tempesta il 26 febbraio 2023. Il natante della Guardia di Finanza di Crotone con mare forza 4 e vento di burrasca in peggioramento era dovuto tornare al suo porto impossibilitato a soccorrere. Ma la Guardia Costiera invece poteva arrivare sul punto critico. Il centro soccorso competente perché non ha dato istruzioni in questo senso? Una catena di comando che non ha funzionato, con assenza di risposta all’allarme dell’agenzia Frontex. A Roccella Jonica e Crotone le motovedette rimasero in porto. Roccella, Reggio, Crotone non riuscirono a sovrintendere una situazione di pericolo in mare. Orari, cablo, comunicazione dovranno ricostruire chi doveva intervenire e non è intervenuto. Chi sa parli.
Una nave di migranti in difficoltà, una carretta del mare non ha marinai provetti, tutte le forze in campo monitorano dove sta. Il comandante in capo decide sull’intervento, come in guerra, considerato che operano dei militari. Il caicco arrivò alla secca di Cutro per diventare fiaba nera di come si muore in mare nel 2024. Dovevamo andare a mettere manette ai mercanti di uomini in tutto il globo terracqueo e invece ci basterebbe sapere in quella tragica navigazione cosa non ha funzionato nella macchina dei soccorsi di una delle nazioni più potenti del mondo.

L’aereo di Frontex ha segnalato la situazione di estrema difficoltà almeno 5 ore prima del disastro. C’era il pescatore Ivan nell’ora più tragica della Secca di Cutro. Ha raccontato ai magistrati delle urla di quei disperati. Ha telefonato alla Guardia Costiera che rispose: “sappiamo già”; ma alla secca di Cutro in quel momento non li hanno visti arrivare né i marinai né i finanzieri. C’erano solo calabresi che quando vedono il pericolo mettono a rischio le loro vite.
La legge del mare ha regole molto precise. Si soccorre sempre. Ci fu sottovalutazione o imperizia o addirittura dolo politico? Per i magistrati inquirenti 4 militari della Guardia di Finanza e 2 della Guardia Costiera operarono quella maledetta notte con negligenza.
Il teatrino della politica ha già iniziato la sua recita prevedibile. Per il ministro Piantedosi gli indagati «dimostreranno la loro estraneità». Il capitano Salvini offre «incondizionato sostegno» ai militari che ora rischiano il processo. Sembrano le dichiarazioni del G8 di Genova quando i ministri difendevano a prescindere l’operato delle forze dell’ordine che praticarono la macelleria messicana della Diaz e di Bolzaneto. Dai giorni della strage aspettiamo di capire dal Governo Meloni perché la Guardia Costiera non intervenne nel soccorso.
Anche il dibattito pubblico gioca di parte. Per Filippo Facci del Giornale: “La carne umana che si è messa nella mani degli scafisti, forse, poteva evitare di fidarsi di loro”. Della serie morti e mazziati e meno male che Facci mette almeno un “forse” nei confronti di chi deve espatriare da clandestino. Da sponda opposta, l’inviato di Avvenire, Nello Scavo, la tocca piano: “L’indagine sulla strage di Cutro se non arriverà al livello politico non avrà raggiunto la piena verità”. Qui siamo su una complessa linea d’ombra. I sei indagati si sono inventati delle procedure o sono stati negligenti? Oppure per i soccorsi in mare dei profughi nuove linee guide erano già diventate operative?
La magistratura inquirente crotonese su questo troncone dell’inchiesta mi sembra abbia lavorato con scrupolo. Il processo della strage di Cutro sarà lungo e periglioso. In molti temiamo che finisca a tarallucci e vino tricolore allungando la declinazione di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Ustica, stazione di Bologna.
In maniera ostinata cercheremo di capire raccontando fatti e documenti. Ricordando sempre quei cento morti. Ricordandoli ancora vivi quando salparono dalla Turchia in attesa di un mondo nuovo che, questo è certo, non li ha saputi salvare da un naufragio. (redazione@corrierecal.it)

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