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Tirocinanti calabresi, oggi la mobilitazione all’aeroporto di Lamezia. «Meritiamo un futuro diverso»

L’Usb rilancia la protesta: «Senza la contrattualizzazione circa 4000 famiglie saranno costrette ad emigrare»

Pubblicato il: 31/07/2024 – 11:21
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Tirocinanti calabresi, oggi la mobilitazione all’aeroporto di Lamezia. «Meritiamo un futuro diverso»

LAMEZIA TERME «La situazione dei tirocinanti (TIS) calabresi continua ad essere estremamente preoccupante e non si intravedono vie di uscita positive. Ciò è determinato da una precisa scelta dei rappresentanti politici del territorio che, stante la situazione attuale preferiscono mantenere vivo uno dei più grandi bacini di precarietà e sfruttamento pubblico del Paese invece di trovare soluzioni adeguate che sono a portata di mano». Lo scrive in una nota il sindacato Usb Tirocinanti Calabria, che oggi ha indetto una protesta di fronte l’aeroporto di Lamezia Terme. «Ad ottobre – si legge – scadrà l’ennesima proroga dei TIS, 4000/quattromila calabresi che da anni vengono umiliati da chi occupa le istituzioni pubbliche nonostante svolgano un ruolo decisivo per mantenere operativi i servizi della pubblica amministrazione. Il prossimo ottobre, alla scadenza dell’ennesima proroga, un ulteriore allungamento dei tirocini dovrà passare dal governo nazionale. Prolungare lo sfruttamento non rappresenta una soluzione».

«L’unica strada è contrattualizzare i tirocinanti»

«Il futuro – continua l’Usb Tirocinanti – appare buio ed è necessario continuare a tenere alta l’attenzione e chiedere un intervento risolutivo dei decisori politici.
Ribadiamo che la strada è una ed una sola: contrattualizzare i tirocinanti e quindi garantire loro i diritti e dignità. Se non ci saranno iniziative circa quattromila famiglie saranno costrette a lasciare la Calabria. Un vero e proprio dramma per un territorio già profondamente segnato dal fenomeno dell’emigrazione. Per questo oggi siamo all’aeroporto di Lamezia, simbolo oggi di una popolazione, quella calabrese, che spesso non ha scelta. Siamo qui con le valigie, pronti a scappare da una terra che ci ha sfruttato per poche centinaia di euro al mese, senza tutele, senza futuro; pronti a scappare da una classe politica che si ricorda di noi soltanto in campagna elettorale. Pretendiamo risposte – concludono – perché le meritiamo e perché nessuno dovrebbe essere sottoposto alla precarietà che scandisce la nostra vita, da un rinnovo all’altro».

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