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Crotone, pronto soccorso dell’ospedale inadeguato alle attività di medicina di urgenza

Il punto dopo l’aggressione di ieri. La nuova struttura potrebbe essere consegnata a breve ma il management dell’Asp manifesta cautela

Pubblicato il: 20/08/2024 – 16:21
di Gaetano Megna
Crotone, pronto soccorso dell’ospedale inadeguato alle attività di medicina di urgenza

CROTONE Il pronto soccorso dell’ospedale di Crotone non è adeguato alle attività di medicina d’urgenza e questo contribuisce a mettere a dura prova sia il personale sanitario che i pazienti. Quel “budello”, poi, adibito a pronto soccorso era stato edificato, quasi 25 anni fa, per ospitare i servizi del nosocomio: barbiere, giornalaio, bar e altro. Una struttura che nulla doveva avere a che fare con il servizio sanitario. L’avvocato catanzarese Marcello Furriolo che, al tempo ricopriva la carica di commissario dell’Azienda sanitaria n. 5 – così si chiamava quella che oggi viene indicata con il nome di Azienda sanitaria provinciale di Crotone –, decise di allocarci “temporaneamente” il pronto soccorso perché, nell’ala dove era stato ospitato in precedenza, presentava problemi seri.

Il sogno del nuovo pronto soccorso

L’idea era quella di un trasferimento “temporaneo” perché, già allora, si aveva coscienza che una struttura nata per ospitare il bar e il barbiere non potesse essere adibita ad attività sanitarie. C’era anche la disponibilità economica. Le somme necessarie per costruire il nuovo pronto soccorso erano state assegnate dall’articolo 20 della legge finanziaria del 1986.
Sono passati 38 anni e ancora la nuova struttura non è nella disponibilità di medici e pazienti. A complicare la situazione per la costruzione di una nuova struttura sono intervenute due questioni: il ritrovamento nell’area dei lavori di resti archeologici e successivamente la presenza di scorie industriali. Lentezza e scalogna nera hanno impedito ai dirigenti dell’Azienda pitagorica di realizzare il sogno del nuovo pronto soccorso. Ora pare che i lavori siano stati ultimati e la nuova struttura potrebbe essere consegnata i primi giorni del prossimo mese di settembre.

La cautela del management, tra carenze strutturali e aggressioni

Sulla data di inaugurazione si mantiene cauto anche l’attuale commissario dell’Asp pitagorica, Antonio Brambilla, che abbiamo contattato per avere qualche notizia in più sull’aggressione subita domenica scorsa da quattro sanitari (due medici e due infermieri). Brambilla non aggiunge nulla di nuovo rispetto alle note stampa diffuse dall’Azienda. Tra l’altro è fuori sede e tornerà a Crotone nei prossimi giorni. L’aggressione è un brutto episodio. Non l’unico subito dai sanitari dell’ospedale. Già nel passato medici e infermieri del “San Giovanni di Dio” sono stati fatti oggetto di aggressioni. Le “crisi” sono state risolte con le stesse procedure. Atti di denunce e prese di distanza dai violenti e, poi, tutto è stato archiviato in attesa della prossima aggressione, quando i megafoni e le fanfare potranno essere riaccese. Dopo la tempesta cala sempre un sipario di silenzio. Dopo le fanfare e i proclami nessuno dice come va affrontata la questione per uscire dal buco nero in cui sono stati calati sanitari ed utenti. Le proposte dovrebbero venire dalla politica e le soluzioni messe in campo da coloro che amministrano direttamente la sanità. A Crotone c’è un problema strutturale che viene aggravato da un’organizzazione sanitaria senza regole. Il problema strutturale potrebbe essere in fase di risoluzione, mentre quello organizzativo è nella mente di Giove (non se ne parla proprio). Bisogna prendere atto che ci sono pochi medici che vengo sottoposti a turni non umani e il pronto soccorso è diventato un porto di mare. La carenza dei medici non è un problema esclusivamente crotonese o calabrese, ma a Crotone è più grave perché non vengono create le condizioni per incentivare i professionisti a restare. Più di tutti pesa la cattiva abitudine dell’utenza. Molti utenti, anche per ragioni futili, vanno al pronto soccorso. Ci sono anche i furbi che vanno al pronto soccorso per farsi le analisi o la Tac. Così si salta la lunga fila di attesa a discapito di coloro che correttamente si prenotano. Forse così si evita di pagare anche il ticket. Gli addetti ai lavori queste cose dovrebbero saperle. Se si interviene nell’organizzazione sanitaria territoriale coinvolgendo i medici di famiglia qualcosa potrebbe essere aggiustata. Se si crea il meccanismo che per andare al pronto soccorso ci debba essere un altro filtro medico veloce anche l’utenza ne trarrebbe vantaggi perché eviterebbe le lunghe file di attesa per essere sottoposto a valutazione medica. L’utenza che si rivolge al pronto soccorso deve fare i conti con attese snervanti e chilometriche. Chi sta male, nonostante tutto, aspetta il suo turno chi, invece, non sta male dopo avere provocato il putiferio fa perdere le proprie tracce come è successo domenica a Crotone.

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