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Le Commissioni del Consiglio regionale, tra “Manuale Cencelli” e difficoltà operative

In arrivo il rinnovo degli organismi di Palazzo Campanella. Ma – dati alla mano – alcuni sembrano servire soltanto a logiche puramente politiche

Pubblicato il: 15/09/2024 – 15:39
Le Commissioni del Consiglio regionale, tra “Manuale Cencelli” e difficoltà operative

LAMEZIA TERME Agli albori degli anni 2000 erano cinque “permanenti”, poi se ne sono aggiunte due “speciali”, infine nel 2020 ecco l’istituzione di una sesta permanente. E’ questa la “storia” più recente delle Commissioni del Consiglio regionale, che nella prossima settimana saranno – dovrebbero essere – interessati dal tradizionale rinnovo di metà legislatura (anche se sul piano temporale i due anni e mezzo sono passati da qualche mese). Uno step anche politico perché la composizione delle Commissioni, a partire soprattutto dalle presidenze, rientra nel gioco degli equilibri della maggioranza al governo. Non è un mistero infatti che le presidenze delle Commissioni in genere vengano decise essenzialmente sulla scorta del “Manuale Cencelli”, il criterio di distribuzione delle caselle tra i partiti alleati in modo da garantire il rispetto dei rapporti di forza e le esigenze di tutti. E’ un “film” che si riprodurrà anche questa volta, e sarà probabilmente l’ennesima occasione persa, l’ennesima occasione nella quale non si procederà a una reale riflessione sulle articolazioni dell’assetto istituzionale del Consiglio regionale e sull’utilità/opportunità di tenerle in piedi nell’attuale configurazione: sei Commissioni permanenti, suddivise in base ai settori di cui si occupano, e due Commissioni speciali, la Vigilanza e l’Anti-‘ndrangheta. Da alcuni mesi – a quanto risulta – c’è sul tavolo del Consiglio regionale una proposta di revisione che punta in particolare a precisare meglio i compiti della Commissione Riforme, autentico oggetto misterioso anche per la sovrapposizione delle sue competente con quelle della prima Commissione “Affari istituzionali”, con il conferimento di materie da altre Commissioni, ma di questa proposta non si parla più e comunque si tratta di una proposta parziale, che inciderebbe poco rispetto alla necessità di un ragionamento più approfondito su cosa alcune Commissioni fanno e come lo fanno.

Le commissioni “Cenerentola”

Il discorso riguarda in particolare le due Commissioni speciali e la stessa Commissione Riforme. Per l’Anti-‘ndrangheta il tema non è tanto quella della sua utilità, quanto dell’efficacia della sua azione, che sembra molto superficiale a causa della complessiva genericità dei compiti che le sono affidati dalla legge istitutiva: sul piano puramente statistico comunque l’Anti-ndrangheta non è improduttiva, basti pensare che in questa legislatura si è riunita 23 volte, tre sedute in meno rispetto a quelle svolte nella decima legislatura, quella a guida centrosinistra di Mario Oliverio (26 sedute), sul piano dei contenuti invece sicuramente si può migliorare. Diversa, sostanzialmente, invece appare la situazione dell’altra Commissione speciale, la Vigilanza, e della Commissione Riforme, forse due Commissioni “Cenerentole”. La Vigilanza – secondo quanto prevede la normativa istitutiva – “svolge specifiche attività di studio, di istruzione, di controllo e vigilanza sugli atti di programmazione economico-sociale della regione e degli enti e aziende dalla stessa dipendenti. Esprime pareri alle commissioni permanenti in ordine alle proposte di legge, di regolamento e di provvedimento amministrativo riguardanti la programmazione. Verifica l’efficacia della legislazione regionale in relazione agli obiettivi posti dalla programmazione regionale, suggerendo possibili modifiche e particolari iniziative legislative finalizzate ad una migliore efficacia delle norme regionali”. Compiti come si può notare importanti e incisivi ma che in genere restano solo sulla carta. Da importante organismo di controllo e garanzia, la Vigilanza sembra diventata essenzialmente una semplice casella da occupare sul piano politico: per prassi, non sempre rispettata comunque, viene riservata all’opposizione, ma questa volta dovrebbe tornare nella disponibilità della maggioranza (nel caso di centrodestra, che ha bisogno di far quadrare i conti). A parte qualche eccezione – si ricorda soprattutto la nona legislatura, quella a guida centrodestra con Giuseppe Scopelliti, con il particolare attivismo della presidenza di Aurelio Chizzoniti benché Chizzoniti fosse stato eletto sempre nel centrodestra – la Vigilanza non ha mai particolarmente brillato per operatività ed efficacia, nemmeno quando l’ha presieduta la minoranza. Giusto qualche dato: in questa legislatura la Vigilanza, guidata dal M5S Francesco Afflitto, si è riunita 17 volte, in 20 mesi circa, con un ritmo chiaramente inferiore rispetto alle legislature precedenti. Dati negativi anche per la Commissione Riforme, oggi guidata da Giuseppe Mattiani, della Lega: in questa legislatura 10 sedute soltanto, nessuna seduta nel 2024, un dato che chiaramente impallidisce non tanto rispetto a quelli dell’ottava legislatura (si chiamava Commissione per l’Autoriforma, la presiedeva Paolo Naccarato, si riunì 33 volte anche perché si doveva modificare lo Statuto della Regione) quanto ad altre legislature nella quale la Riforme è stata più operativa (in particolare la decima, con la presidenza di Baldo Esposito). Insomma, ce ne sono, di motivi per procedere a una seria riflessione sulle Commissioni e sull’impianto istituzionale di Palazzo Campanella, con l’obiettivo di renderlo meno disorganico e magari anche meno costoso (giusto un dato: un presidente di Commissione regionale percepisce un’indennità complessiva di 12mila euro al mese). La sfida per la politica sarebbe accantonare il” Manuale Cencelli”, quello che nel 2020 portò a creare ex novo una Commissione, la sesta, perché bisognava piazzare un esponente dell’allora maggioranza di centrodestra. Forse però è una sfida impossibile, a pensarci bene… (a. cant.)

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