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L’uomo di Cosa Nostra bussa all’amico di Lamezia per la coca. «Questi sono tutti collegati coi Giampà»

Dall’incontro in carcere ai rapporti da riallacciare. E i primi “contatti” per fare qualcosa in grande «la prossima volta»

Pubblicato il: 16/09/2024 – 7:00
di Giorgio Curcio
L’uomo di Cosa Nostra bussa all’amico di Lamezia per la coca. «Questi sono tutti collegati coi Giampà»

LAMEZIA TERME In principio fu l’incontro avvenuto in carcere, a Frosinone, a cavallo tra il 2017 e il 2018. Poi l’invio di una guantiera di dolci, l’occasione per riprendere i vecchi rapporti e “tastare il terreno” in previsione di possibili affari. Un gesto evidentemente apprezzato come emerge dai contatti che gli inquirenti sono riusciti a captare. Il protagonista è Antonio Arcodia Pignarello, classe 1978, al centro del blitz antimafia condotto dalla Squadra mobile di Enna e del Commissariato di Leonforte, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. L’uomo è considerato un referente di Cosa nostra per il territorio di Regalbuto, suo paese di origine.

Dalla provincia di Enna a Lamezia Terme

Attualmente sottoposto alla sorveglianza speciale, il classe ’78 era stato tratto in arresto nell’operazione “Go Kart” del febbraio 2014 ed è tornato in libertà, avendo espiato la pena, nel settembre del 2020. Il focus dell’indagine, infatti, ad un certo punto si è spostato sui rapporti intrattenuti con esponenti della criminalità calabrese, considerati «strumentali all’avviamento di un possibile partenariato finalizzato al traffico di droga», si legge nell’ordinanza. E il “contatto” in terra calabra è L. N., classe ’92, di Lamezia Terme e già condannato per associazione di tipo mafioso, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti. È lui l’uomo “scelto” per imbastire una possibile rotta del narcotraffico tra Calabria e Sicilia, tra Lamezia Terme e l’Ennese.

L’amico intermediario col camion

Riavvolgendo il nastro di un tempo relativamente breve, gli inquirenti hanno ricostruito le prime fasi in cui Arcodia Pignarello avrebbe scelto un suo amico quale “intermediario” da mandare in Calabria.
«(…) c’è una… un fratello mio qua, che viene sempre dalle parti di là ca è.. col camion lavora.. e ora la prossima settimana se viene delle tue zone, ti mando una bella guantiera di dolci cosi ve la mangiate a casa, tu sei a Lamezia no?». È il 25 novembre del 2023 quando Arcodia Pignarello invia un video al contatto lametino, presentando «al suo interlocutore colui che sarebbe stato lui a consegnargli i dolci», scrive il gip nell’ordinanza. Dopo l’invio del video, i sue siciliani discutono e, come riporta il gip nell’ordinanza, «si parla di sostanza stupefacente che richiedeva particolare precauzione nel trasporto». E c’è un commento captato dagli inquirenti, pronunciato dall’intermediario: «(…) tri chila cumu u purtuma?… diccillu roba bona… Buono… cu minchia mi ferma a mia.. Cu minchia m’ha fermari a mì?». Poco più tardi gli inquirenti riescono a captare una chiamata social tra Arcodia Pignarello e il contatto lametino. «Nenti… c’è un ragazzo, n’amico mio, che via… con il camion passa sempre di lì… porco cane, ci dissi, ti dugnu na bella guantiera di cassateddi cià mannu a dru…» dice il classe ’78. «Va bene, quando… quando vuoi tu gli dai il mio numero e quando lui viene, che si trova verso queste parti, non ce n’è problema!» risponde il lametino.  
È ancora Antonio Arcodia Pignarello a chiedere al suo amico-intermediario nonché camionista se «avesse in programma di recarsi a Lamezia Terme», annota il gip. E, dopo la risposta affermativa, lo avrebbe esortato a recarsi specificamente dall’amico lametino, «senza però preavvisarlo telefonicamente, evidentemente per evitare eventuali intercettazioni telefoniche», riporta ancora il gip nell’ordinanza. «Ma tu un ci và propria dra?» «Ci vaiu, certu ca ci vaiu!» «Ci vai a posta ne iddru… però tu, a prossima… non lu chiamari!». Dal canto suo l’intermediario spiegava che non c’era bisogno di dirgli altro poiché, non appena lo avesse chiamato, il lametino avrebbe saputo dove incontrarlo: «(…) un c’è bisogno che ci dico… iddu già sapi… come io lo chiamo, iddru già sapi ca n’hama a vidiri ddra…».

«Ventotto al chilo»

È l’1 dicembre 2023 quando il lametino inviava ad Arcodia Pignarello un messaggio vocale «nel quale faceva riferimento ai dolci che quest’ultimo gli aveva fatto recapitare». Poco dopo arriva alla rivendita di Arcodia Pignarello arriva l’intermediario, con in mano una busta gialla. «Ma vinni iddru o so cuscinu?» chiede. «Vinni iddru direttamente!» risponde l’intermediario che, nel corso del dialogo, pronuncia due volte al cifra “28”. «Ventotto mi dissi! A ventotto!». Come riporta il gip nell’ordinanza, la cifra è compatibile con il prezzo al grammo di cocaina di buona qualità sul mercato all’ingrosso, quindi 28.000 euro al kg. Arcodia Pignarello, dunque, spiega all’intermediario che avrebbe dovuto farsi dare «un “campione” della sostanza, presumibilmente per provarla o farla provare, «la prossima volta che fosse andato in Calabria», scrive il gip nell’ordinanza, poi faceva presente che a Lamezia c’erano due famiglie mafiose, sia quella del loro contatto che i Giampà. «(…) iddu, so pà, i so zii… e su tutti collegati!» (Lui, suo padre, i suoi zii… sono tutti collegati! ndr). «Fratimi grazie del pensiero». «Fratima un pensierino… Poi, la prossima volta, lo faremo in grande!». Questo lo scambio di messaggi tra il lametino e Arcodia Pignarello. Come riporta il gip nell’ordinanza, non si ha contezza su cosa il lametino possa aver inviato, probabilmente qualcosa di lecito «come a sdebitarsi dei dolci che gli erano stati regalati». All’orizzonte, però, c’erano affari legati al traffico di droga. (segue)  

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