REGGIO CALABRIA Non ci sono solo le morti di Amedeo Matacena e della madre Raffaella De Carolis, avvenute a Dubai nel 2022, al centro della vicenda su cui sta indagando la Procura di Reggio Calabria, guidata dal reggente Giuseppe Lombardo. Stando a quanto trapela, nel registro degli indagati ci sarebbero altre tre persone che, però, non rispondono del presunto omicidio dell’ex parlamentare di Forza Italia e della madre contestato solo all’ultima moglie dell’ex parlamentare di Forza Italia, Maria Pia Tropepi di 43 anni.
La Procura ha affidato alla Dia accertamenti anche su presunti falsi testamenti e su ipotesi di reato legate alla gestione postuma del patrimonio delle vittime. Il pm Sara Parezzan, infatti, sta indagando anche sul figlio della Tropepi, Giovanni Rispoli di 23 anni di Castellammare di Stabia, sospettato di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. È indagato anche lo storico collaboratore del politico, Martino Politi di 57 anni, accusato di falsità in testamento olografo e indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti. È sotto inchiesta per violazione di domicilio e furto in abitazione, infine, Elio Matacena di 58 anni, il fratello dell’ex parlamentare che, pochi giorni dopo la morte della madre sarebbe entrato nell’abitazione della De Carolis, a Reggio Calabria, per impossessarsi di alcuni suoi beni.
Avrebbe voluto cremare il corpo di Amedeo Matacena junior, il marito, morto si disse per cause naturali (un malore legato alla cardiopatia di cui soffriva), esattamente due anni addietro esule a Dubai dove viveva da circa 10 anni per sfuggire ad una condanna in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. E la stessa “procedura”, ovvero la cremazione, Maria Pia Tropepi, 43 anni, terza ed ultima moglie dell’ex parlamentare di Forza Italia, avrebbe voluto fosse seguita anche per la suocera, Raffaella De Carolis, deceduta solo tre mesi prima del figlio, sempre negli Emirati Arabi Uniti. I desiderata della donna – oggi iscritta nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria che le contesta l’accusa di duplice omicidio – però rimasero solo tali. Ad opporsi alla cremazione di Matacena jr e della madre, in un batti e ribatti che andò avanti per qualche settimana, furono il figlio dell’ex parlamentare Fi, Athos avuto da Chiara Rizzo che riuscì a far tumulare la salma del padre nel cimitero di Formia e la netta contrarietà di Elio, l’altro fratello di Amedeo dietro la cui azione le spoglie della madre vennero seppellite in un cimitero di Reggio Calabria. A nulla, in quella circostanza, valsero le argomentazioni dell’ultima moglie di Matacena, a quanto pare anche lei già con un matrimonio alle spalle in Campania, che in quel frangente ebbe a dichiarare anche di essere in attesa di due gemelli dal marito defunto. Tropepi raccontò che era stato proprio Amedeo Matacena jr ad esprimere la volontà, in caso di morte prematura, di essere cremato. Da qui i primi parziali dubbi sulle cause del decesso. La vedova, dal canto suo, parlò di cause chiare e certificate dal nosocomio degli Emirati Arabi presso il quale – disse – Amedeo è giunto ancora vivo, accompagnato dal personale sanitario che ho allertato appena lui è stato colto dal malore. A distanza di due anni gli Interrogativi si sono trasformati in un enigma che, oggi, ha portato la Procura di Reggio Calabriaa disporre la riesumazione delle salme per effettuare accertamenti tossicologici. Davanti agli ultimi sviluppi della vicenda dalla famiglia Matacena non si registrano reazioni. A parlare è solo l’avvocato Candido Bonaventura che assiste come persona offesa il figlio dell’ex parlamentare, Athos Matacena. «Lui – precisa il legale – non è autore di alcuna denunzia e di alcun esposto. Questo procedimento nasce a prescindere dalla nostra attività. Noi non abbiamo fatto nessuna attività e per queste ragioni, al momento non ci siamo presentati all’udienza di conferimento dell’incarico al perito della Procura. Aspettiamo di conoscere cosa emergerà dall’autopsia e dopo, se ci saranno degli esiti positivi per noi ed evidentemente negativi per gli indagati allora a quel punto sicuramente svolgeremo le nostre attività costituendoci parte civile».
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