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l’indagine

Totò Bellocco e le “movimentazioni di droga”: gli affari per la famiglia ma «senza sporcarsi le mani»

I rapporti stabili con la Sud del Milan, il business del “Meazza” ma anche quelli «illeciti» legati al clan di appartenenza gestiti con il suocero

Pubblicato il: 08/10/2024 – 7:03
di Giorgio Curcio
Totò Bellocco e le “movimentazioni di droga”: gli affari per la famiglia ma «senza sporcarsi le mani»

MILANO Le indagini, ad un certo punto, avrebbero aperto nuovi scenari legati agli affari illeciti della famiglia di ‘ndrangheta dei Bellocco. Da un po’ di tempo gli inquirenti stavano monitorando e ascoltando le conversazioni – telematiche e telefoniche – del “direttivo” della Curva Nord dell’Inter, dalle quali erano emersi i contorni di una «vera e propria associazione a delinquere», con l’obiettivo di realizzare guadagni illeciti soprattutto dalla rivendita di biglietti e ingressi illeciti allo stadio in occasione delle partite di calcio.  

“Doppia Curva”

Il nome caldo dell’inchiesta “Doppia Curva” è uno di peso e spessore assoluto, quello di Antonio Bellocco, il classe ’88 rampollo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta ucciso oltre un mese fa a Cernusco sul Naviglio dall’amico e “compagno” di curva Andrea Beretta, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per il blitz della Dda che ha portato all’arresto di 19 persone. Bellocco era parte attiva del direttivo della Curva Nord ma – secondo quanto emerso dalle indagini – in contatto diretto e costante con alcuni elementi di spicco della curva opposta, quella Sud del Milan. A cominciare da Marianna Tedesco – tra gli indagati – considerata dagli inquirenti «principale socia del vero “capo” della Sud» ovvero Luca Lucci, il classe ’81 “Joker” finito anche lui in carcere, i cui legami si estendevano ad altri soggetti in orbita ‘ndranghetista e alla famiglia Papalia-Carciuto.  

Gli affari per i Bellocco

Le indagini della Squadra mobile di Milano avrebbero consentito di svelare altri affari più “grossi” in cui al centro ci sarebbe ancora Totò Bellocco. Il rampollo calabrese ad un certo punto cambia smartphone ma le attività di intercettazione non si arrestano.
Forte del suo “peso” criminale legato ad una famiglia di ‘ndrangheta tra le più potenti, infatti, Bellocco si ritrova ad interagire con altri soggetti, tra cui il suocero, Giuseppe Fabrizio, classe ’74, il cugino classe ’91 e un altro soggetto – anche lui non indagato – proveniente dalla Germania. È a loro tre che – secondo l’accusa – Bellocco si sarebbe rivolto per “nascondere” i proventi illeciti. Persone fidate, quindi, non per le cointeressenze derivanti «dal suo ruolo all’interno del direttivo di Curva Nord», si legge, ma anche «riferibili alla gestione degli affari illeciti della “famiglia Bellocco”».

Le movimentazioni di droga

Affari illeciti che, secondo gli inquirenti, sarebbero legati anche all’acquisto di partite di droga. Ci sarebbero contatti ed incontri che sarebbero «prodromici» alla movimentazione di alcuni carichi. Come quello del 3 settembre del 2023 con protagonista proprio Bellocco e i soci Marco Ferdico (anche lui finito in carcere) e un altro calabrese – non indagato in questa inchiesta – il cui nome è però legato ad una delle più importanti famiglie delle Preserre vibonesi. Durante questo incontro, dunque, gli indagati hanno mostrato l’interesse all’acquisto di un non meglio precisato quantitativo di sostanza stupefacente. Per l’accusa «il tenore della conversazione, tra l’altro, ha evidenziato la capacità di Totò Bellocco di muoversi anche nel campo del narcotraffico in maniera apicale», annotano, essendo in grado di «concludere le compravendite senza sporcarsi le mani, attraverso suoi uomini fidati».

«Stabili collegamenti tra le curve»

Non c’è dubbio – sempre secondo l’accusa – che entrambe le curve avessero «stabili collegamenti con famiglie mafiose: da una parte di Bellocco, egemoni nel comune di Rosarno (per la curva dell’Inter), dall’altra i Papalia (per la curva del Milan)». Proprio le intercettazioni effettuate a carico di Bellocco, secondo l’accusa avrebbero consentito di «avvalorare l’ipotesi per la quale i direttivi delle tifoserie organizzate meneghine (“Curva Nord” e “Curva Sud”), possano essere considerate associazioni per delinquere avente il principale obiettivo di realizzare illeciti guadagni attraverso attività estorsive, di bagarinaggio e di controllo del servizio di security dello stadio nonché dell’ippodromo Maura di Milano, in occasione sia di eventi sportivi che ludici». (g.curcio@corrierecal.it)

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