Il digitale è tra le nuove frontiere della criminalità organizzata e in un contesto dove il 73% degli italiani utilizza regolarmente almeno un social media network e l’Intelligenza artificiale è entrata nell’immaginario di oltre il 50% degli italiani, l’Italia è in quinta posizione mondiale per il furto di account e-mail mentre «la criminalità organizzata si inserisce in modo sempre più significativo e pregnante in vasti settori della nostra economia». E’ stato detto ai ‘Suvignano Days‘, la tenuta confiscata alla mafia, a proposito di digitalizzazione – nuove tecnologie, intelligenza artificiale, cybersicurezza – e di legame «con le nuove e mutevoli forme della criminalità organizzata». Temi al centro della due giorni ‘Una rete per la legalità nella rete’ organizzata da Spi Cgil con Libera, Arci e Comuni di Monteroni, Buonconvento e Murlo (Siena). Patrocinio Regione Toscana.
«Secondo l’ultimo rapporto Digital 2024 redatto da We are social – ha ricordato Marco Tognetti coordinatore del Progetto Legalità Digitale Spi – il 73% degli italiani usa regolarmente almeno un social media, con un tempo di connessione ad Internet in media di ben 5 ore e 49 minuti. Da novembre 2022, cioè dal lancio della prima versione pubblica di Chatgpt, l’Intelligenza Artificiale, o software basati su quest’ultima, è entrata nel linguaggio, nell’immaginario e nella pratica lavorativa, di studio o divertimento di oltre il 50% degli italiani». «Anche le mafie hanno compreso le potenzialità del web e dell’intelligenza artificiale come strumenti ulteriori per agire per i propri fini illegali – ha detto Giorgio Marasco, direttore di Scintille, collana di volumi pubblicata dalla Fondazione Scintille di futuro, che ha moderato il pomeriggio dell’11 ottobre -. Il crimine informatico genera a livello globale tre volte più guadagni rispetto alla droga e comporta meno rischi».
Tra i relatori la magistrata Alessandra Dolci ha indicato che le mafie, sempre più imprenditoriali, s’inseriscono «in modo sempre più significativo e pregnante in vasti settori della nostra economia che un tempo ne erano immuni e ora invece sono ad elevatissimo rischio, come logistica, grande distribuzione organizzata, le cooperative ‘spurie’ infiltrate» e che però «c’è un evidente mimetizzazione quantomeno al Nord perché gli atti violenti sono in notevole decremento mentre sono in grandissimo aumento i reati economici con l’aggravante, che contestiamo, dell’agevolazione mafiosa». «La mafia non cambia – sottolinea Nando Dalla Chiesa, ordinario di Sociologia della criminalità organizzata – cambia le forme in cui si presenta a seconda delle situazioni ma l’essenza è di un potere criminale che cerca di imporsi con la forza ai cittadini, non ha abbandonato la sua storia. Una volta pensavamo di trovarli solo nel movimento terra e nell’edilizia, adesso sono anche nello sport dilettantistico, tendono a entrare dappertutto». (Ansa)
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