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Fondi per la guerra in Ucraina e Covid ad aziende legate alla ‘ndrangheta: la «gestione opaca» di Banca Progetto

Un lungo elenco di società riconducibili a Barone. Agevolato il locale di Lonate-Pozzolo. L’ad: «Impossibile intercettare tutti i nominativi»

Pubblicato il: 24/10/2024 – 18:55
di Giorgio Curcio
Fondi per la guerra in Ucraina e Covid ad aziende legate alla ‘ndrangheta: la «gestione opaca» di Banca Progetto

LAMEZIA TERME Sarebbero bastati pochi semplici controlli. Tant’è che uno degli intercettati, già condannati per associazione mafiosa perché legato alla ‘ndrangheta calabrese, lo dice chiaramente. Eppure, la “Banca Progetto S.p.A.” ha continuato, chiudendo più di uno occhio per anni, a fungere da «strumento» grazie al quale soggetti condannati, tra gli altri, per associazione mafiosa, avrebbero ottenuto finanziamenti agevolando le cosche di ‘ndrangheta e, in particolare il “locale” di Legnano-Lonate Pozzolo nonché la cosca Tripodi di Vibo Valentia, nonché destinatari di misure di prevenzione personali e patrimoniali o altri indagati, in grado di accedere «liberamente al credito, peraltro garantito dallo Stato, eludendo le stringenti maglie della normativa antiriciclaggio». Ma non solo. Rappresentanti dell’istituto di credito «avrebbero intrattenuto rapporti economici e finanziari con soggetti legati a diverso titolo a consorterie di ‘ndrangheta, fornendo loro, di fatto, assistenza finanziaria e consentendo l’accesso al sistema creditizio». Ora il Tribunale di Milano (Paola Pendino – Giulia Cucciniello – Maria Profeta) ha disposto l’amministrazione giudiziaria per un anno.

Il «modus operandi opaco»

Accuse, quelle formulate dalla Dda di Milano, accolte dai giudici del Tribunale che hanno commissariato per un anno “Banca Progetto”. Per i giudici, inoltre, «emerge la realizzazione da parte dei beneficiari dei finanziamenti di condotte illecite agevolative tanto a vantaggio dei diretti interessati che della consorteria ‘ndranghetista di riferimento». Già perché il denaro ottenuto – poco più di 10 milioni di euro – sarebbe stato distratto dalla sua primaria finalità, per poi essere cannibalizzato dalla compagine criminale che ne ha ricavato ingenti guadagni. Un modus operandi che gli inquirenti non esitano a definire «opaco» perché non avrebbe mai messo in atto tutte le verifiche necessarie, nonostante le sollecitazioni della Banca d’Italia e UIF. Il Tribunale di Milano ha stilato un elenco di società, in gran parte riconducibili a due soggetti pregiudicati e in grado di agevolare la ‘ndrangheta, tra cui Enrico Barone (cl. ’69), soggetto già condannato dai giudici del Tribunale di Busto Arsizio a 11 anni di reclusione per diverse condotte di bancarotta fraudolenta con l’aggravante del metodo mafioso lo scorso 7 giugno 2024. Per l’accusa «avrebbe agevolato il locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo, alleata e collegata al locale di Cirò della cosca Farao-Marincola».

Il caso “Crocicchio”

Tra le società elencate c’è ad esempio la “Crocicchio Srl” già risultata oggetto del delitto di trasferimento fraudolento di valori, con aggravante del metodo mafioso, reato contestato proprio a Barone. Dopo aver acquisito la documentazione, i finanzieri hanno ricostruito il flusso di finanziamenti ricevuti dall’azienda, tra cui l’importo di 2,4 milioni di euro del “Fondo di Garanzia a favore delle Piccole e medie imprese” per acquisto immobili, finanziamenti previsti per il sostegno dell’economia a seguito dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina (Temporary Crisis Framework o TCF). Nel questionario predisposto da Banca Progetto, però, la “Crocicchio Srl” dichiara di «non aver avuto alcuna problematica dopo lo scoppio del conflitto e che i fornitori russi/ucraini non sono strategici». Ad ottobre 2023, inoltre, il Comitato Crediti di Banca Progetto delibera positivamente la concessione del finanziamento alla “Crocicchio S.r.l.” per l’importo di 1,95 milioni legato al finanziamento denominato “Progetto easy plus” e legato agli aiuti di Stato a sostegno dell’economia durante l’emergenza Covid-19.

Il “caso” Robermes Srl

Tra le società indicate dalla Dda di Milano e inserita dai giudici del Tribunale nel provvedimento c’è, poi, la “Robermes S.r.l.”, oggetto del delitto di trasferimento fraudolento di valori, con aggravante del metodo mafioso, contestato ancora ad Enrico Barone e Maurizio Ponzoni. Sarà proprio quest’ultimo, in una serie di dichiarazioni ai pm, a ricostruirne i rapporti con la “Banca Progetto”. «(…) ho fatto tutti io gli appuntamenti con i responsabili della banca, conoscevano a me praticamente che il titolare (di fatto un prestanome ndr) io come direttore commerciale responsabile della Robermes, ho fatto la trattativa con Banca Progetto». E ancora: «(…) com’è finita in Banca Progetto, non lo so, perché secondo me, se Banca Progetto prendeva il mio nome e cognome, faceva una… diceva: “Lasciamo stare tutto”». «(…) che poi dopo sono stato io, Presidente, voglio chiarire, l’artefice, ho condotto io la società e me ne assumo la paternità di quello che è successo a Robermes, l’ho fatto io…».  Anche questa società, dunque, avrebbe ricevuto una serie di finanziamenti per l’importo di 350mila euro con finalità di esigenze finanziarie correlate all’attività aziendale ovvero per “scorte, pagamento fornitori, valutazione acquisto nuovi macchinari”, con le pratiche che sarebbero state istruite da soggetti prestanome sia di Barone che Ponzoni.

I vibonesi alla “Givi Srl” di Milano

E poi – tra i casi simbolo – c’è anche la “Givi Srl” di Milano, società gestita da prestanome ma che, di fatto, sarebbe stata nella disponibilità del duo Ponzoni-Baroni ma di fatto gestita dalla moglie del fratello di quest’ultimo, Carmine, e che avrebbe visto tra l’organico in forza alla società alcuni dipendenti con contratto a tempo indeterminato, legati da vincoli di parentela allo stesso Baroni tra cui un altro fratello di Vibo Valentia, Ferdinando, la figlia ma anche un cognato di Vibo e la figlia di quest’ultimo, entrambi vibonesi. Ebbene, dalla ricostruzione dei finanzieri sarebbe emerso come anche questa società abbia beneficiato di finanziamenti stanziati da Banca Progetto Spa, sia per investimenti e acquisto attrezzature, sia in forma di aiuti a sostegno dell’economia a seguito dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Ma, anche in questo caso, senza averne diritto.

Più di un occhio chiuso

Secondo l’accusa, così come confermato dai giudici del Tribunale di Milano, Banca Progetto ha elargito i finanziamenti nonostante già da marzo 2023 – grazie anche all’ampia diffusione degli organi di stampa – fosse già noto l’arresto dei due Barone e Ponzoni, continuando comunque a dare parere favorevole alle richieste di «C.F.L. Costruzioni S.r.l. (31.05.2023 – € 2.500.000,00), Crocicchio S.r.l. (06.10.2023 – € 1.950.000,00); Givi S.r.l. (13.10.2023 – €. 500.000,00); e attiva la garanzia del Fondo per Crocicchio S.r.l. e C.F.L. Costruzioni S.r.l.», alimentando colposamente un meccanismo che non ha adeguatamente verificato le credenziali dei richiedenti il prestito «tanto sotto il profilo della reale capacità imprenditoriale delle società che dei singoli soggetti», scrivono i giudici.

Fiorentino: «I nove soggetti non sono nostri clienti»

«Non siamo indagati, non siamo soggetti ad avvisi di garanzia. I nove soggetti cui fa riferimento la procura non sono nostri clienti. Certamente la Gdf ha degli strumenti per risalire a collegamenti che noi non abbiamo. Questi nominativi non li abbiamo intercettati perché non erano presenti nelle aziende», ossia «nei richiedenti delle richieste di affidamento. Sono soggetti totalmente estranei alla Banca». Lo ha affermato l’ad di Banca Progetto Paolo Fiorentino in una conferenza stampa convocata sull’onda dell’inchiesta che ha travolto la Banca. «La nostra intenzione è di collaborare nei limiti della nostra possibilità. Se siamo stati strumenti inconsapevoli. Ci sentiamo estranei alla vicenda», ha aggiunto. «È un fenomeno che nella mia vita professionale non avevo mai visto. Lo affronteremo come abbiamo affrontate altre vicende. La Banca è saldamento sotto il controllo del cda e dell’amministratore delegato», ha ripreso. Per Fiorentino stamane è stata data «un ‘informazione totalmente distonica rispetto alla realtà». (g.curcio@corrierecal.it)

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