VIBO VALENTIA Non un omicidio per interessi territoriali, ma per evitare un’eventuale vendetta per la morte del fratello. Francesco Fortuna, ex killer dei Bonavota e collaboratore di giustizia da questa estate, offre un’altra versione per uno degli omicidi più rilevanti della storia criminale vibonese: quello di Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, boss dell’omonimo clan ucciso in un agguato nel maggio del 2004. Fortuna, ascoltato dal procuratore ff Vincenzo Capomolla e dal sostituto procuratore Antonio De Bernardo, ricostruisce l’omicidio, autoaccusandosi di essere esecutore materiale, delitto per il quale è stato già condannato in via definitiva a 30 anni di carcere.
L’omicidio di Raffaele Cracolici sarebbe legato a un altro agguato, avvenuto due anni prima a suo fratello Alfredo. Nel febbraio 2002 viene ucciso Alfredo Cracolici, boss del clan di Maierato e Filogaso. «È stato commesso dai Bonavota in quanto questo Cracolici aveva rubato una motozappa ed alcuni capi di bestiame» racconta Fortuna, elencando gli esecutori materiali, ma soprattutto i mandanti. Sarebbe stata la ‘ndrina di Sant’Onofrio, dunque, a uccidere il fratello di Lele Palermo per vendicare alcuni furti avvenuti in paese, tra i quali «un carro funebre ai danni di Domenico Cugliari». All’omicidio del 2002 segue quelli Raffaele Cracolici, avvenuto due anni dopo, non ucciso per i conflitti di interesse sulla zona industriale di Maierato, ma per “prevenire” una sua vendetta. Entrambi gli omicidi ai Cracolici determineranno una svolta nella storia criminale vibonese, con l’ascesa totale del clan Bonavota a discapito dei vicini Cracolici, spodestati e “costretti” a spostarsi nelle zone del Lametino.
«L’omicidio di Raffaele Cracolici – racconta Fortuna – è nato perché questo soggetto aveva saputo che i Bonavota erano responsabili dell’omicidio di Alfredo Cracolici motivo per il quale temevano una sua reazione». La zona di Maierato, spiega il collaboratore di giustizia, «non è stata mai sotto l’influenza dei Cracolici, ma piuttosto dei Mancuso che esercitavano la loro influenza criminale anche in questa zona, per quanto all’epoca vi era un legame tra i Cracolici ed i Mancuso». L’omicidio sarebbe avvenuto non per «espandere l’influenza del gruppo», che fu una conseguenza dell’omicidio, ma per «prevenire l’azione vendicativa» di Raffaele Cracolici. «Parlava troppo dicendo che voleva vendicare la morte del fratello». Per l’agguato sarebbe stato chiesto supporto ai Fruci e ai Michienzi, anche in virtù di un rapporto che avrebbe avuto Raffaele Cracolici con una donna di Acconia e per degli screzi che avrebbero avuto in precedenza. «L‘omicidio è stato materialmente compiuto da me e Francesco Scrugli mentre Onofrio Barbieri era alla guida di un furgone di colore bianco». (Ma.Ru.)
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