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‘Ndrangheta, le rivelazioni di Pasquino: «Quelli di San Luca non erano affidabili come i platioti»

L’ex broker del narcotraffico alle autorità brasiliane dopo il suo arresto: «Mi dissero che uno era un infame, se la faceva coi servizi segreti»

Pubblicato il: 18/12/2024 – 7:00
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, le rivelazioni di Pasquino: «Quelli di San Luca non erano affidabili come i platioti»

LAMEZIA TERME «La prima volta che arrivai in Brasile andai a casa di Nicola Assisi. Quando nel 2018 Versaci venne in Brasile, mi disse che Sebastiano Giampaolo “era un infame”, se la faceva coi servizi segreti. Versaci era venuto in Brasile perché uomo di Antonio Agresta». Continua così il racconto fornito alle autorità brasiliane da Vincenzo Pasquino, il potente broker del narcotraffico legato a doppio filo con la ‘ndrangheta, nuovo collaboratore di giustizia.
Come aveva anticipato la stampa brasiliana, il pentimento di Vincenzo Pasquino, classe ’90, nato e cresciuto a Torino, ma considerato membro di spicco della ‘ndrangheta, potrebbe effettivamente creare un vero e proprio terremoto nel mondo delle organizzazioni criminali.

I rapporti con Versaci

Pasquino racconta poi che Michelangelo Versaci (cl. ’86) già in carcere e indagato nell’inchiesta “Samba” della Dda di Torino, «nel 2017 mi aveva chiesto di aprire un canale tramite Pinuccio e Ivano Piperissa con i Nirta di San Luca e Sebastiano Giampaolo, venne poi nel 2018 a dirmi che invece era più sicuro lavorare rimanendo con i platioti. Quando dico platioti intendo dire Agresta, Barbaro, Pino Perre. Quest’ultimo è il galoppino dei Barbaro, è lui che va viaggiando per il mondo». «Versaci è venuto in Brasile diverse volte, 3-4 volte all’anno. Ogni volta stava per circa una settimana, veniva per vedere come andavano le cose, per controllare come stavo lavorando e per far vedere ai brasiliani che io rappresentavo il gruppo di Agresta, Barbaro e Pino Grillo (…)»

Sambati «l’uomo di fiducia»

«(…) a Cristian Sambati chiedevo di venire ad aiutarmi perché lui era il mio ragazzo, era il mio uomo di fiducia. Non è affiliato, ma di lui mi fidavo ciecamente (…) mi fidavo più di lui che di Versaci che poi poteva riferire di questi problemi a Pino Grillo…» Come emerge dal racconto fornito da Pasquino alle autorità brasiliane, Sambati, torinese classe 1996, «è venuto in Brasile quando mi hanno arrestato, inizialmente per dare una mano a mia moglie (…) quando mi hanno arrestato io mi trovavo nell’abitazione di Rocco Morabito insieme a lui. Sopra questo appartamento ce n’era un altro che era mio ma in quel momento non c’era nessuno. Mia moglie invece si trovava con mia figlia in un altro appartamento nuovo, che stava in un altro edificio lì vicino, sempre a Joao Pessoa (…) Nel periodo di Natale Paula Assisi ha invitato mia moglie ad andare San Paolo da loro. Ha invitato anche Cristian per presentargli delle persone e consentirgli di continuare il lavoro con gli Assisi, proseguendo nella strada aperta da Patrick. Con loro si partiva già in maniera diretta e molto forte perché gli Assisi avevano molti contatti…».

Gli Assisi

Come raccontato da Pasquino «gli Assisi tra di loro, nel corso dei colloqui, parlano in sinti. Ovviamente mi riferisco a quando vengono le sorelle di Patrick, che poi portano messaggi anche in Italia, a Torino e a San Luca…». Le autorità brasiliane hanno poi chiesto conto a Vicenzo Pasquino della presenza di una copia del suo passaporto e di una ricevuta dei biglietti aerei a nome anche suo, sequestrati nel corso dell’arresto dei due Assisi. «Tutte quelle spese erano a carico della famiglia. Si doveva tenere una contabilità di tutte le spese sostenute. Per esempio, solo per i criptofonini nel 2021 ho speso 20.000 euro, visto che li ho comprati anche a Pateta e ad altri brasiliani…». (g.curcio@corrierecal.it)

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