LAMEZIA TERME Un anno di transizione e per questo un anno “crocevia”, spartiacque tra passato, presente e futuro. Il 2025 sarà all’insegna delle sfide per la politica calabrese per il presidente della Regione Roberto Occhiuto e la sua maggioranza di centrodestra ma anche per il centrosinistra. L’orizzonte ovviamente è quello delle Regionali 2026 e per questo per i partiti il 2025 è decisivo per preparare la strada all’appuntamento clou sul piano elettorale, che avrà peraltro un’anticipazione in alcune elezioni amministrative come quelle di Lamezia Terme che saranno comunque uno “stress test” significativo e probante.
Un 2025 dunque per capitalizzare le diverse cose realizzate in questa prima metà legislatura ma anche per “svoltare” in modo decisivo su dossier di straordinaria importanza, per il governatore Occhiuto, che ha annunciato l’intenzione di ricandidarsi alla guida della Regione, e per la sua maggioranza. Indubbiamente la grande scommessa per Occhiuto è quella della sanità, il “totem” sanità: il presidente della Giunta e commissario ha già più volte indicato il 2025 come l’anno giusto per far finire il commissariamento e quasi 15 anni di gestione straordinaria del settore in gran parte inutile. I passi avanti ci sono, soprattutto sul piano contabile, resta da migliorare nell’altro “parametro” fondamentale per chiudere la stagione commissariale: il miglioramento dei livelli essenziali di assistenza. Per Occhiuto i “buoni uffici” con Roma e con il governo amico di Giorgia Meloni sono una carta pesante da giocare ma il gioco è comunque delicato. Per quanto riguarda altri dossier, sicuramente decisiva sarà, per Occhiuto, e il suo partito, Forza Italia, l’evoluzione dell’autonomia differenziata, alla luce della posizione degli azzurri, ispirata proprio da Occhiuto, che non è supina rispetto al progetto della Lega: le perplessità di Forza Italia sul rischio di un’Italia ancora più divaricata restano tutte sul tappeto, come l’”avviso” agli alleati da parte di Occhiuto, per il quale l’autonomia differenziata potrebbe rivelarsi un boomerang elettorale per il centrodestra. Sul piano squisitamente politico, non sembra minimamente in discussione l’unità e la graniticità della coalizione, anche se residua qualche dubbio sui rapporti tra Forza Italia e Lega, sempre molto “sensibili”, e sulla capacità della Lega di mettere da parte in Calabria litigi e tensioni. Per questo anche il ruolo di Filippo Mancuso quale “calmieratore” del rissoso Carroccio calabro è sotto stretta osservazione. Molto ovviamente dipende anche dagli equilibri romani.
Così come molto dipende dagli equilibri romani anche nel campo del centrosinistra. Il dibattito, a livello nazionale, resta quello della costruzione di un’alternativa al centrodestra che si fondi sul campo “largo” e sull’asse Pd-M5S, ma a Roma questo disegno è un continuo “stop and go”, dove lo “stop” è da ascrivere essenzialmente e all’atteggiamento sempre molto sfuggente del leader pentastellato Giuseppe Conte. In Calabria in realtà il campo “largo” con Pd, M5S e Avs appare in una fase molto più avanzata e ha anche prodotto risultati incoraggianti sul piano elettorale, e quindi il 2025 dovrà dire se questa strada potrà essere battuta ancora e anche rafforzata. Sul tavolo questioni dirimenti: il programma per presentarsi all’appuntamento con i calabresi nel 2026 e soprattutto il candidato presidente. Agli “Stati generali della Montagna” di Mormanno di ottobre la leader dem Elly Schlein ha invitato la classe dirigente calabrese a lavorare per l’unità e soprattutto per scelte condivise e possibilmente rapide (“non a due mesi dal voto”, disse quel giorno): un invito che il Pd e le altre forze del centrosinistra finora non sembrano aver perfettamente raccolto, visto che M5S ha lanciato una Opa sulla candidatura a governatore già entrando in competizione con il Pd che ha lo stesso obiettivo (e “papabili” di spessore come il segretario Nicola Irto), e che diversi sindaci sono già “auto-promossi” con la formuletta magica “sono a disposizione”, a differenza di un centrodestra che questa casella l’avrebbe già chiusa. Il tema di fondo per il centrosinistra dunque resta quello dell’unità, e i banchi di prova per la coalizione nel 2025 non mancheranno, sia in Consiglio regionale sia su altri fronti come quelli elettorali, a partire dalla delicatissima sfida di Lamezia Terme. (a.cantisani@corrierecal.it)
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