SAN GIOVANNI IN FIORE È morto ieri sera nei pressi di Celico, a bordo di un’ambulanza diretta all’ospedale di Cosenza. Sangiovannese di origine, un padre di famiglia di appena 48 anni ha avuto un arresto cardiaco sul mezzo, riferiscono fonti sanitarie.
L’uomo era arrivato nel pomeriggio della stessa giornata al Pronto soccorso di San Giovanni in Fiore, il personale di turno ne aveva compreso subito le gravi condizioni e dunque si era attivato per trasferirlo altrove. Tuttavia, raccontano dei testimoni, con la scarsa visibilità l’elisoccorso non poteva intervenire e nel 118 non c’era un medico disponibile per il trasporto in ambulanza. Inoltre, l’unico anestesista di turno era già partito per Crotone, a causa di un’altra emergenza. Di conseguenza, peraltro, il Pronto soccorso dell’ospedale di San Giovanni in Fiore era rimasto privo di anestesisti. Allora, dettagliano le stesse fonti, per trasferire il paziente, che mostrava segnali preoccupanti, si è dovuto attendere oltre tre ore, senza alternativa. Poi, è giunta da Cosenza un’ambulanza medicalizzata, indispensabile nei casi gravi. Purtroppo, la corsa dei soccorritori si è interrotta vicino Celico, a causa del decesso del paziente. A quel punto, i sanitari sono tornati indietro, all’ospedale di San Giovanni in Fiore.
Secondo quanto appreso, i familiari del giovane deceduto avrebbero presentato un esposto, cui dovrebbe seguire l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Cosenza.
Se la notizia verrà confermata, sarà l’autorità giudiziaria ad accertare i fatti e le eventuali responsabilità, in un contesto già difficile per i sanitari in servizio, spesso costretti al sacrificio.
Al di là degli aspetti medico-legali, la vicenda conferma la necessità di potenziare al più presto i presìdi e gli organici dell’emergenza-urgenza a San Giovanni in Fiore, area disagiata e di montagna da cui, soprattutto d’inverno, non è affatto agevole raggiungere in tempi utili gli ospedali più vicini, cioè quelli di Crotone e di Cosenza.
Si pone dunque un problema molto serio, che va affrontato e risolto in via definitiva. Il diritto alla salute e alle cure è fondamentale ed è indistintamente di tutti i cittadini. Le limitazioni di bilancio, che colpiscono in modo particolare il Servizio sanitario calabrese, ancora in Piano di rientro, non possono giustificare l’assenza o la carenza di garanzie essenziali per le popolazioni di montagna. E il trasferimento dei pazienti, in elicottero o in ambulanza, non è una soluzione sempre possibile oppure efficace, come, purtroppo, conferma questo episodio di cronaca, che tocca la sensibilità collettiva anche al di là di San Giovanni in Fiore.
Nessuno può tornare indietro. Ma di certo il governo italiano, che ha in mano la Sanità calabrese, e le Asp di Cosenza, Catanzaro e Vibo Valentia, che gestiscono i quattro ospedali montani della regione – di Acri, San Giovanni in Fiore, Soveria Mannelli e Serra San Bruno –, possono guardare avanti e provvedere con coscienza, razionalità e prontezza nell’interesse degli utenti, perché non si ripetano tragedie del genere. Vanno per sempre superati i rinvii, le sottovalutazioni e gli atteggiamenti strumentali che per decenni hanno penalizzato e danneggiato i residenti delle aree montane della Calabria.
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