ROMA Un’importante decisione è stata presa dalla XVII sezione civile del Tribunale delle Imprese di Roma, presieduta dalla dottoressa Claudia Pedrelli. Il tribunale ha respinto la richiesta avanzata dai promotori di un’azione collettiva che aveva chiesto di precludere la divulgazione dei nomi dei 104 firmatari del ricorso, nell’ambito di una causa contro la società “Stretto di Messina”. I firmatari, come riportato oggi da Gazzetta del Sud, avevano chiesto, in caso di pubblicazione del provvedimento, di «precludere l’indicazione delle loro generalità».
Quella che è stata definita una vera e propria “class action” mirava a fermare l’attuazione del progetto di collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. Tuttavia, la richiesta di riservatezza dei firmatari è stata giudicata infondata dal Tribunale, che ha ritenuto che la pubblicazione del provvedimento, completa dei nomi e delle informazioni, non avrebbe arrecato alcun danno concreto ai ricorrenti. Il Tribunale ha, infatti, sottolineato che i ricorrenti non hanno fornito motivazioni sufficienti per giustificare il mantenimento del segreto sui loro nomi.
I ricorrenti sono rappresentanti di un gruppo eterogeneo, composto da attivisti ambientali, ex politici e membri di comitati locali che si oppongono al progetto del Ponte sullo Stretto. La causa sollevata verte sulla tutela del paesaggio, dell’ambiente e della biodiversità, temi particolarmente sensibili per la zona dello Stretto di Messina, che vede un ecosistema ricco e diversificato. Gli attivisti hanno chiesto che vengano considerate alternative ecologiche e più sostenibili, come il collegamento marittimo intermodale, sostenendo che l’opera possa comportare danni irreparabili alla salute, alla qualità della vita e ai territori protetti dalla legislazione europea e nazionale.
Tra i firmatari dell’istanza ci sono anche esponenti di rilievo della politica italiana, tra cui ex deputati e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, come Valentina Zafarana e Pippo Fusco (M5S) e Maria Flavia Timbro (PD), oltre a numerosi membri di associazioni ambientaliste locali e nazionali. Il ricorso è stato presentato da un gruppo di cittadini preoccupati per gli effetti sociali, ambientali e urbanistici del progetto, evidenziando come le opere collegate possano avere un impatto devastante.
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