ROMA II primo sì alla separazione delle carriere lo ha portato a casa. La maggioranza festeggia, l’Anm protesta. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, spiega al “Corriere della Sera” con che animo andrà all’inaugurazione dell’anno giudiziario: “Con la serenità di chi ha fatto il suo dovere di ministro adempiendo al mandato elettorale”. I suoi vecchi colleghi gli ricorderanno la Costituzione: “Risponderò con la Costituzione che all’articolo 138 prevede la possibilità di essere modificata”. L’Anm però è in allarme perche’ la riforma ‘toglie garanzie ai cittadini’: “Ce ne saranno di più. L’indipendenza della magistratura ‘ nella Costituzione. I magistrati finora erano indipendenti dalla politica, ma non da se’ stessi e dalle correnti della magistratura. Ho voluto recidere questo vincolo”. A chi teme sia il primo passo per sottoporre il pm all’esecutivo il ministro dice chè un processo alle intenzioni: “Un’eventuale modifica, che io non auspico, dovrebbe essere sottoposta alla stessa revisione costituzionale. E un’altra maggioranza potrebbe evitarlo, ma anche retrocedere allo stato attuale”. Ha realizzato il sogno di Berlusconi: “Rivendico il copyright. Lo dicevo prima di lui. Appena introdotto il codice Vassalli l’ho scritto in riviste giuridiche. E dal ’95 in articoli e nei miei libri. Non lo diceva nessuno. A parte Falcone e naturalmente Vassalli. E’ la logica”. Poi chiarisce: “Se introduci il processo accusatorio il giudice terzo e imparziale non può appartenere alla stessa consorteria del pm”. Il rischio è che così si creeranno giudici burocrati e pm superpoliziotti: “II pm è già un superpoliziotto. Dirige le indagini e talvolta ne crea per donazione: trattenendo una parte del fascicolo inviato al gip e aprendone un altro. In numerosissimi casi si sono inventate indagini lunghe e costosissime senza alcun controllo. La separazione allontana l’inquisitore dal giudice imparziale”. Non è la rivalsa della politica contro la magistratura: “Non rivalsa, riequilibrio dei poteri. Ho visto molte interferenze con pesanti giudizi politici. Non dell’Anm (che ha diritto di dire ciò che vuole), ma di magistrati che poi pronunciano sentenze” conclude Nordio.
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