BRESCIA «… Io Pasquale Lamberti scrivo questi due righi per denunciare un eventuale mia scomparsa, le persone responsabili sono: […] Claudio Mancini mio fratello? […] dott. Abbiati Gabriele commercialista …». È l’inquietante contenuto ritrovato in una nota intitolata “La mia vita è in pericolo”, trovata all’interno del telefono cellulare dell’imprenditore Pasquale Lamberti. È il 3 luglio del 2021 quando la figlia, Debora, ne denuncia l’anomala scomparsa. È uno degli aspetti emersi dall’inchiesta della Procura di Brescia che, su ordine del gip Angela Corvi, ha portato all’esecuzione di cinque custodie cautelari nei confronti di altrettante persone residenti nelle province di Milano, Sondrio, Monza e Brianza e Taranto.
Da questo spunto gli inquirenti avviano le intercettazioni nei confronti di Abbiati e Mancini. Dal contenuto delle conversazioni raccolte sarebbe così emerso che Lamberti e Mancini si conoscevano prima dell’acquisizione, da parte di quest’ultimo, della “UCL” e “Cadel”. Come ricostruito dagli inquirenti, infatti, i due erano entrati in affari, accordandosi per la cessione delle quote societarie di Cadel alla svizzera Bfp Bau & Service, in cambio dell’ingresso di Lamberti, con un accordo di vendita avente ad oggetto la cessione del 98% delle
quote sottoscritto a St. Moritz. Promessa che, a quanto pare, non sarebbe mai stata mantenuta da Mancini.
Ma non è tutto: grazie alle intercettazioni gli inquirenti sarebbero riusciti a definire il ruolo dello stesso Abbiati – ufficialmente amministratore unico sia di UCL che di Cadel, ma assoggettato alle disposizioni di Mancini – ma, soprattutto, di Antonio Bruzzaniti detto “U pazzu”, nome di assoluto spessore criminale. L’uomo, classe 1956, originario di Bova Marina, ha in dote un curriculum criminale di altissimo profilo: ha scontato, ad esempio, 18 anni di carcere uscendone nel 2015 per essere sottoposto all’affidamento in prova ma, alle spalle, ha condanne per furto, resistenza a pubblico ufficiale, porto abusivo di armi, rapina, sequestro di persona ai fini estorsivi, traffico internazionale di sostanze stupefacenti «commessi in un contesto delinquenziale di tipo mafioso». Bruzzaniti, infatti, è considerato a capo del gruppo ‘ndranghetista omonimo, ramificazione della più ampia cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara che, dagli anni ’90, ha enormi interessi anche sul territorio lombardo.
Bruzzaniti, dunque, nonostante fosse assunto in Ucl come “assistente alla vendita”, di fatto appariva gerarchicamente «superiore sia ad Abbiati che a Mancini», venendo costantemente informato dai due circa ogni novità di rilievo riguardante la società mentre entrambi, come sarebbe emerso dalle intercettazioni, utilizzavano un tono estremamente reverenziale verso Bruzzaniti. Inoltre, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, all’interno della UCL di fatto Mancini avrebbe instaurato un clima «intimidatorio e di costante minaccia». Ad esempio, l’ex amministratore unico in un paio di telefonate avvenute nell’estate 2021 sarebbe stato minacciato da Mancini di essere picchiato davanti a moglie e figli pur di «costringerlo a rassegnare le dimissioni dalla carica». (g.curcio@corrierecal.it)
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