CROTONE «Voglio presentarmi perché nelle migliaia di pagine dell’indagine il sottoscritto è assente. C’è un’altra persona, inventata dalla Procura, costruita secondo un copione da film». A parlare è Vincenzo Sculco, ex consigliere regionale, durante l’ultima udienza del processo Glicine Acheronte in corso al Tribunale di Crotone. Coinvolto nell’inchiesta della Dda confluita nell’operazione scattata a giugno 2023, è ritenuto dagli inquirenti «dominus» dell’organizzazione politico criminale operante a Crotone. Sculco rigetta tutte le accuse, ribadendo la sua innocenza anche nell’ultima udienza in cui ha richiesto di poter rilasciare una dichiarazione spontanea e di consegnare una nota sulla vicenda Marrelli, «quella su cui si basa tutta l’inchiesta».
«Non ho nessuna voglia di trascorrere lunghi anni nelle aule di tribunale, ho già trascorso 18 mesi ai domiciliari. Mi sono stati tolti quasi due anni di vita e almeno altri due per tutte le patologie insorte per effetto di questa condizione» ha esordito l’ex consigliere regionale, ribadendo che tutte le accuse presentate dalla Dda e dalle forze dell’ordine nelle carte dell’inchiesta sarebbero false. «Ci sono migliaia di parole, tante frasi che vogliono unicamente offrire un modo di fare politica distorto. Scrivono frasi che diventano reato, quando invece mancano completamente i fatti e le prove». Per Sculco ci sono «errori madornali» già nelle prime pagine dell’inchiesta.
L’ex consigliere regionale ha ripercorso la sua carriera lavorativa, da sindacalista prima, da politico poi. «Nel mio lungo impegno nel sindacato sono stato protagonista di tantissime iniziative contro la criminalità, ho organizzato e promosso oceaniche manifestazioni di piazza con migliaia di lavoratori. Mai ho avuto ammiccamenti con soggetti estranei alla vita democratica, sociale e culturale, che costituivano e sono ancora un ostacolo all’emancipazione e allo sviluppo della Calabria». Per il suo impegno e il suo lavoro, ribadisce Sculco, si sarebbe creato «un clima di tensione» da cui sarebbero scaturite le successive vicende.
Durante l’udienza è toccato poi al controesame del tenente della Guardia di Finanza in servizio presso la Dia di Catanzaro Giovanbattista Floresta. In primis, all’avvocato Francesco Verri, legale difensore di Giovanni Vrenna, Vincenzo Calfa e Alessandro Brutto, che ha ripercorso alcune intercettazioni legate alla vicenda delle discariche di Sovreco e Celico del gruppo Vrenna. Secondo gli inquirenti, avrebbero cercato di ottenere favoritismi da parte dei dirigenti regionali dell’epoca di Mario Oliverio per quanto riguarda la gestione rifiuti. In particolare, il legale ha sostenuto che le conversazioni non provassero favoritismi ma discorsi che seguivano leggi regionali «pregiudizievoli» nei confronti dello stesso Vrenna. (ma.ru.)
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