MILANO C’è l’ipotesi della matrice mafiosa dietro le minacce di morte al procuratore di Milano, Marcello Viola, e al pm della Dda Alessandra Cerreti. Emerse soltanto nelle scorse ore, le intimidazioni – ritenute molto serie e circostanziate – sarebbero iniziate lo scorso ottobre, quando l’inchiesta Hydra sul presunto “sistema mafioso lombardo” è entrata nel vivo. Una coincidenza temporale che ha subito fatto scattare l’allarme: innalzate le misure di sicurezza nei confronti dei due destinatari delle minacce, già sotto scorta, la procura di Brescia, competente sulle indagini che vedono coinvolti magistrati milanesi, ha aperto una inchiesta sulla quale, al momento, viene mantenuto il massimo riserbo.
A rendere il quadro più preoccupante è stato il ritrovamento nei giorni scorsi di un vero e proprio arsenale: pistole, mitragliatrici, fucili e circa 1.300 munizioni di vario genere, oltre a caricatori e silenziatori. Le armi erano nascoste in una “stanza segreta” all’interno di un capannone a Taino (Varese) nella disponibilità di Giovanni Abilone, 44enne arrestato mercoledì in piazza San Babila. Stando alla maxinchiesta Hydra della Dda milanese e dei carabinieri del Nucleo investigativo, sarebbe uno degli esponenti mafiosi collegati al mandamento di Castelvetrano di Matteo Messina Denaro, morto nel 2023, e dei presunti affiliati dell’alleanza tra Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta. Il “sistema mafioso lombardo”, appunto, come era stato battezzato da Cerreti e Viola, che nell’autunno 2023 si erano visti rigettare 142 istanze di misura cautelare su 153 nell’inchiesta Hydra.
Il gip aveva anche bocciato l’accusa di associazione mafiosa, ma nelle scorse settimane il Riesame ha accolto il ricorso della Procura, disponendo la custodia cautelare in carcere per una quarantina di indagati. La Cassazione, accogliendo la linea dei pm e del Riesame, sta respingendo i ricorsi delle difese e i carabinieri, dopo le varie udienze in corso fino a metà febbraio, stanno eseguendo gli arresti per associazione mafiosa. Come quello di Albione e di Gioacchino Amico, presunto vertice della “struttura unitaria” lombarda per conto della Camorra del clan dei Senese scarcerato per avere già scontato un anno in custodia cautelare per altri reati. È invece ancora irreperibile Paolo Aurelio Errante Parrino, 77 anni, considerato il punto di raccordo tra il presunto “sistema mafioso” in Lombardia e il cugino Matteo Messina Denaro. Irreperibile nell’abitazione di Abbiategrasso, le sue ricerche sono tuttora in corso. (ANSA)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.
La tua è una donazione che farà notizia. Grazie
x
x