‘Ndrangheta e politica in Piemonte, annullata la condanna per l’ex assessore Rosso
Per i giudici, dunque, è certo che il politico non sapesse che Garcea e Viterbo appartenessero alla criminalità organizzata

TORINO Annullata con rinvio a nuovo processo d’Appello la condanna emessa in primo e secondo grado – 4 anni e 4 mesi – per l’ex assessore regionale di centrodestra Roberto Rosso, accusato – insieme a due presunti faccendieri che rispondono dello stesso reato in concorso – di voto di scambio politico mafioso in relazione alle elezioni regionali del 2019 in Piemonte. È quanto hanno deciso i giudici della Cassazione Annullata senza rinvio la condanna per l’imprenditore Mario Burlò e per l’agente immobiliare di Nichelino Ivan Corvino. Come riporta questa mattina “La Stampa” in un articolo firmato da Giuseppe Legato, dunque, per la Cassazione è certo che Rosso non sapesse che i due, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo che pagò in cambio di appoggio elettorale, fossero dei mafiosi, come invece era emerso nei primi due gradi di giudizio.
«Posso essere stato superficiale e imprudente» si legge ancora sul quotidiano piemontese, «ma di una cosa sono certo: non ho mai raggiunto accordi con la ‘ndrangheta né comprato voti. La ‘ndrangheta è una terribile piaga del nostro paese e tale la considero» ha sempre detto Rosso che a – suo dire – si sarebbe fidato delle persone sbagliate: «Un ex carabiniere, oggi nei servizi segreti, marito di una mia collaboratrice non mi ha detto nulla. A lui ho consegnato i 5000 euro dicendogli di farne ciò che meglio intendeva. Da anni mi aiutavano nelle campagne elettorali. non potevo immaginare che quei due (Garcea e Viterbo) fossero criminali».
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