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Statua Mancini a Cosenza, la rabbia della Fondazione per il terzo sfratto: «Vergogna»

Il nipote dell’ex sindaco socialista: «Caruso, invece di amministrare la città, è ossessionato. Ma impugneremo anche questa delibera»

Pubblicato il: 19/02/2025 – 16:46
Statua Mancini a Cosenza, la rabbia della Fondazione per il terzo sfratto: «Vergogna»

COSENZA «Questa volta Caruso non ha inviato nemmeno la solita pec. Siamo stati informati da siti e giornali di una nuova delibera di giunta»: così Giacomo Mancini, vice presidente della Fondazione Giacomo Mancini. «Voi direte: finalmente Caruso riunisce la giunta per adottare dei provvedimenti utili per la nostra comunità? Con i tanti problemi che ha Cosenza e che vivono i cosentini sarebbe anche ora di darsi da fare. Ad iniziare dall’affrontare le vecchie e nuove povertà che aumentano drammaticamente. Niente di tutto ciò. Caruso ha convocato la giunta per sfrattare da davanti al municipio la statua del Leone. È ossessionato. Gli dà proprio fastidio vederla li. Non sopporta che i cosentini possano ricordare il sindaco più amato. Tant’è che nega alla Fondazione i filmati del decennio in cui ha guidato la città. Gli provoca l’orticaria che chi passa dall’isola pedonale saluti il Leone e si faccia un selfie con lui. E per cacciare questa sua ossessione invece di pensare ai problemi dei cosentini, Caruso pensa solo a sfrattare la statua. E dimentica, tra le altre tante cose, che questa collocazione la ha proposta proprio lui».
Mancini scrive che «nella nuova delibera afferma due cose: la prima è che “è cessato l’interesse pubblico” a che la statua stia davanti al municipio. Ma non spiega perché. La seconda è che stipula una assicurazione, perché teme che nel corso delle operazioni di sfratto la statua si possa danneggiare. L’assicurazione la pagano i cosentini. Non Caruso. Questa delibera è adottata a pochi giorni dall’avvio del procedimento in tribunale attivato dalla Fondazione. Abbiamo agito perché Cosenza non è Gomorra. E a Cosenza tutti quanti sono tenuti al rispetto delle leggi e dei contratti. E nel contratto si dice che o c’è una necessità (e tra le necessità non è contemplata l’orticaria di Caruso, né i suoi dispetti, né tantomeno le sue ritorsioni) o senza il consenso della Fondazione la statua non si sposta. Nemmeno di un millimetro. Invece di aspettare l’esito del giudizio e la sentenza definitiva del tribunale, Caruso, con la sua arroganza, intima per la terza volta lo sfratto del Leone. È una vergogna. Per parte nostra – conclude Giacomo Mancini – impugneremo anche questa delibera. E reagiremo con tutti i mezzi contro questa arroganza del potere. E per questo rivolgo una volta di più l’appello ai cosentini: occhi aperti. Chi dovesse vedere armeggiare intorno alla statua ci chiami, mi chiami. Difendiamo il Leone. Insieme».

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