Non è solo una questione napoletana. Ma è dal Procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, che arriva la proposta. Parliamo di minori coinvolti in reati di mafia e della competenza ad indagare su di loro. Innanzitutto, al di là dei reati di mafia, i dati sono decisamente allarmanti. La percentuale di minorenni autori di un omicidio in Italia è quasi triplicata in un anno.
È quanto emerge dal Rapporto “Omicidi volontari consumati in Italia”, realizzato dal servizio analisi criminale della Criminalpol della Polizia. I dati si possono leggere in questo pezzo del Corriere della Calabria. L’incidenza di quelli commessi dai minori si attesta all’11% del totale degli omicidi rilevati, a fronte del 4% dell’anno precedente. Nello specifico dei reati di mafia commessi da minori, basta dare uno sguardo alle cronache del distretto di competenza di Gratteri per rendersi conto del quadro drammatico: ci troviamo davanti a uno scenario in cui poco più che ragazzetti sono sia killer che vittime di omicidio e di agguati. L’altro giorno Radio Radicale ha trasmesso l’integrale dell’audizione di Gratteri alla commissione antimafia del gennaio scorso. Sono talmente tante e gravi le cose che ha detto senza peli sulla lingua come è suo costume, che è passata, forse, sotto silenzio una proposta di riforma giurisdizionale che il magistrato ha fatto proprio sui minori che, dovesse essere presa in considerazione (abbastanza improbabile, per la verità) potrebbe fare epoca nella storia giudiziaria italiana. Nel resto d’Europa la situazione è variegata.
Gratteri ha testualmente detto: «Man mano che passano gli anni diminuisce l’età dei minori che commettono reati e diminuisce anche l’età di soggetti ai vertici di un’organizzazione camorristica. E allora è il momento di prendere atto che se è una costante l’abbassamento dell’età di chi commette reati di camorra bisogna incominciare a pensare che forse per questo tipo di reati, soprattutto quando c’è connessione con gli adulti, che le indagini le possono continuare a fare le procure distrettuali antimafia». «Anche perché – ha specificato – la procura dei minori non ha nemmeno la sala intercettazione». «Per fare indagini di mafia – e se noi vi dimostriamo dal punto di vista statistico ci sono sempre più minori che commettono reati di camorra – allora sarebbe il caso anche per risparmiare, per sinergia, per economia, che l’indagine anche sul minore in concorso con il maggiorenne, la faccia la procura distrettuale antimafia».
Dunque la proposta è: riassumere alla competenza della Procura antimafia anche la parte di indagine sui minori coinvolti nei reati di 416bis non solo per sistematicità di indagine ma soprattutto perché – è questo l’allarme – sempre più spesso ci troviamo davanti a figure di vertice dei clan che non hanno ancora 18 anni. Quindi alla Procura antimafia verrebbe mancare proprio il pezzo fondamentale delle indagini. È una riforma difficile quella che propone Gratteri, per il sistema ampio di garanzie a beneficio dei minori (Favor minoris e giurisdizione specializzata) che esiste oggi in Italia. Anche la soglia di punibilità del codice penale italiano, 14 anni, è superiore a quella di altri paesi europei. Alcuni paesi hanno una soglia particolarmente bassa, come Olanda e Irlanda, dove già a 12 anni si può finire davanti a un giudice. In Inghilterra si è penalmente responsabili addirittura a 10 anni (e in Scozia a 8), sebbene punibilità non significhi possibilità di essere reclusi in carcere. In Francia e Polonia la soglia si alza a 13 anni. In molti paesi l’età della punibilità arriva, come in Italia, con i 14 anni. In Svezia, Repubblica Ceca, Finlandia e Danimarca la soglia è a 15 anni. Ricordiamo che la riforma Cartabia ha previsto la sostituzione degli attuali tribunali per i minorenni con i nuovi Tribunali per la persona e per la famiglia. Dovevano entrare in vigore già ad ottobre 2024 ma la data è stata spostata di un anno. (redazione@corrierecal.it)
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