COSENZA Qualche anno fa, ad Amantea in provincia di Cosenza, il ritrovamento di resti di una gallina sgozzata, amuleti, monili e fiori avevano spinto ad ipotizzare la presenza di simboli di un rito oscuro e sconosciuto. Il luogo di ritrovamento, il cimitero, aveva restituito un’immagine ancora più tenebrosa al caso. La vicenda aveva permesso di compiere un salto nel passato. All’alba del 28 maggio del 1988, infatti, un’irruzione dei carabinieri e della polizia in una masseria in località Moschicella di San Pietro in Amantea fece scoprire a tutta l’Italia l’esistenza di una setta dedita a riti oscuri. Una storia che registrò anche l’omicidio di un adepto, Pietro Latella, ed il ferimento di un altro seguace della setta, Lorenzo Tommasicchio. Il primo fu ucciso in modo brutale: incaprettato, torturato e finito con dodici colpi di pistola.
Il caso è tra quelli analizzati nel podcast a cura di Chiara Penna, avvocato penalista e criminologa cosentina, capace di riannodare i fili e raccontare, con dovizia di particolari, sette storie e sette casi in cui la fede si intreccia con il crimine. «Sette delitti avvenuti in ambito settario, che raccontano di come individui apparentemente innocui possano trasformarmi, insieme agli altri, in brutali assassini». “Sette” è un podcast scritto da Chiara Penna, coadiuvata da un gruppo di lavoro formato dal fonico di studio, Massimo Palermo, al montaggio e sound design Luigi Porto che ha curato anche le musiche insieme ad Alessandro Ruvio, Paolo Gaudio e Emil Cottino, la parte grafica è stata invece affidata a Giuseppe Dattilo.
La prima storia è dedicata al gruppo del Rosario, si parte proprio dal 1988 e da un delitto «riconducibile ad un esempio tipico di omicidio rituale verificatosi nell’ambito di un gruppo religioso. Protagonista di questa tragica storia fu il gruppo religioso di matrice cattolica denominato “Apostoli di Cristo. Gruppo del Rosario” nato alla fine degli anni ’70 alla guida del quale vi era il capo carismatico Lidia Naccarato. La donna, conosciuta come la Santona, all’epoca dei fatti trentacinquenne, fu nominata successore dello zio Antonio Naccarato, fondatore del gruppo religioso morto nel 1983, poiché ritenuta dotata di poteri sovrannaturali». L’idea del podcast – racconta Chiara Penna al Corriere della Calabria – «è nata una sera, parlando con Massimo Palermo che devo ringraziare perché mi ha spronato e mi ha convinta a registrare le puntate. La storia invece la studio dal 2010, mi sono appassionata pur trovandomi dinanzi a poche fonti: solo qualche articolo e poco altro». «Ho raccolto gli atti – continua Penna – effettuando diverse ricerche in tribunale, sono riuscita ad entrare in possesso dei documenti nel 2021. Ho pensato ad un libro, ho scritto qualche pagina. La possibilità di realizzare e registrare un podcast mi ha intrigato ed ho virato su un racconto ed una narrazione evidentemente diverse», confessa l’avvocato. Che non ha abbandonato l’idea di raccontare la storia in un libro. «Ho già una bozza». Determinante nella realizzazione del progetto anche il confronto di Chiara Penna con l’amica criminologa Flaminia Bolzan.
Come racconta la criminologa cosentina, il binomio Sette-Satanismo è «il risultato di una serie di tragici episodi di cronaca che hanno fatto scalpore. come quello relativo all’omicidio di suor Maria Laura Mainetti nel 2000, uccisa a Chiavenna da due ragazze che motivarono il gesto in onore del maligno». In molti ricorderanno il caso delle bestie di Satana, «il gruppo di ragazzi del Varesotto condannati per tre omicidi ed una induzione al suicidio nel nome del demonio. Esempi quest’ultimi di satanismo acido, in cui «Satana è un pretesto per dar sfogo alle perversioni anche attraverso l’assunzione di sostanze stupefacenti». Un caso diverso dal satanismo razionalista, in cui il demonio è «un simbolo di anticonformismo, edonismo e ribellione da adorare». La realtà dei gruppi che agiscono sotto l’ispirazione di Satana nel panorama italiano è molto vasta. Sono circa 600 quelli individuati e contenuti in un rapporto del Ministero dell’Interno.
Per quanto attiene la realtà calabrese, sottolinea Penna nel podcast, «notizie certe circa lo svolgimento di riti e messe nere sono emerse negli anni ’90, a seguito del ritrovamento di tracce nei boschi del Pollino e della Sila e nella zona del Tirreno, evidenziando la presenza di gruppi di ispirazione luciferiana con particolare concentrazione nella provincia di Cosenza». Non solo messe nere, le cronache riportano anche notizie riguardanti «i furti di ostie consacrate nella chiesa di San Giovanni in Fiore e la denuncia di un contadino della zona, testimone di una processione notturna di incappucciati muniti di lumini». Seguono denunce di «profanazioni di tombe a Cirella e furti sacrileghi nelle chiese di Belvedere, mentre nella chiesa di San Pietro e Paolo, in via 24 Maggio a Cosenza, vennero bruciati per tre volte i testi sacri e la tovaglia dell’altare».
Per tutti gli approfondimenti sul tema e sui casi calabresi vi rimandiamo all’ascolto del podcast “Sette”. (f.benincasa@corrierecal.it)
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