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Università

La storia di Fatima al Fihri

Pubblicato il: 04/05/2025 – 7:15
di Antonello Commisso
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Università

La Storia è piena di singolari e poco conosciute vicende originali e inaspettate, nascondendo spesso figure dallo spessore umano e intellettuale straordinario. Il racconto che segue riguarda proprio una di esse.
Studiare nell’Alto Medioevo (dalla caduta dell’Impero Romano all’anno 1000), più  che non essere facile era una attività quasi impossibile. Dal V al IX secolo circa, la lettura, la scrittura, la copiatura dei testi e la loro conservazione, avevano praticamente luogo solo nei Monasteri, dove meritoriamente si trascrivevano e commentavano opere perlopiù di carattere sacro. Gli scritti degli Antichi greci e romani erano andati per la massima parte perduti, e ciò che restava erano in essi gelosamente conservati. Ma si trattava solo di qualche frammento, libello, o eccezionalmente, testo completo di rari autori di riconosciuta fama.
Solo più tardi (X e XI secolo) cominciò ad avvertirsi una maggiore esigenza di istruzione, il più delle volte a causa delle mutate situazioni sociali con la formazione dei Comuni, sorti più o meno in tempi simili, in varie parti d’Europa o anche con il primo embrionale abbozzo di Stati moderni, nonché per le esigenze amministrative e contabili di Istituzioni sovranazionali quali Papato e Impero.
In questo periodo sorsero e si diffusero le “Scuole Cattedrali”, ovvero istituzioni educative che si trovavano dentro le più importanti Chiese o in edifici  appositamente costruiti a ridosso delle loro mura. In esse il ciclo di studi era di sette anni, suddivisi in un Trivio e in un Quadrivio Nei primi tre anni si studiavano Grammatica, Retorica (ossia l’abilità di ornare i discorsi) e Dialettica (cioè l’arte di argomentare in modo logico), mentre nei successivi quattro si apprendevano nozioni di Matematica, Geometria, Astronomia e Musica (per le sue connessioni con le regolarità aritmetiche). 
Il loro insieme veniva definito come studio delle “Arti Liberali”, per distinguerle dalle più basse “Arti meccaniche”, ossia tutte le attività pratiche e manuali, finalizzate a produrre beni manuali o fornire servizi.
Ma la storia d’ Italia e d’Europa procedeva progressivamente verso la costituzione di Istituzioni Comunali e, come detto, nascenti abbozzi Statali, sempre più evoluti ed organizzati, così, a decorrere da XII secolo in avanti, si cominciò ad avvertire la necessità di avere personale qualificato (Notai, Estensori di testi, collaboratori istruiti, ecc…).
Fu proprio per soddisfare queste necessità che nacquero, sebbene in tempi e luoghi diversi e in modo difforme e irregolare, le “Università”. Esse nell’arco di un secolo potenziarono gli Studi del Diritto Civile e Canonico, nonché quelli Teologici e si formarono Istituzioni di Medicina specializzate.
La prima “Università” sorta nel Continente fu in assoluto, intorno all’anno 1080, quella di Bologna, specializzatasi nello studio del Diritto Romano, inizialmente ad opera del dotto Irnerio e dei suoi studi sul “Corpus Iuris Civilis”, voluto a suo tempo dall’Imperatore Giustiniano e compilato da più giuristi fra il 524 e il 534 d.C..
Questo sviluppo degli studi dello “Ius civile”, attirò molti studenti da varie parti d’Italia e d’Europa, i quali furono i principali artefici della nascita di questa Istituzione Superiore. Essi infatti, provenienti da più parti d’Europa, per darsi aiuto reciproco in terra straniera si organizzarono dapprima per “Nationes” (Nazioni) e queste, in un secondo tempo si unirono in “Universitates” (da cui ebbe origine il futuro e fortunato termine di “Università”).
Queste ultime associazioni, fondandosi su rapporti assolutamente privati tra docenti e studenti, acquisirono un notevole potere contrattuale, in quanto essendo gli allievi a pagare i “Maestri”, potevano dettare i contenuti dei corsi, i metodi d’insegnamento, gli orari e persino comminare sanzioni agli insegnanti poco capaci o inadempienti.
Questo modello in cui gli “iscritti” avevano un ruolo-chiave, differenzia l’Università di Bologna da quelle nate successivamente. Infatti diversi altre Istituzioni di Studio Superiore sorsero in Europa ed Italia nei secoli a venire, o modellate sull’esempio di Bologna, o per Decreti delle più alte Autorità Religiose e Civili.
Fra queste vi erano l’Università di Parigi, di Oxford, di Cambridge, di Padova, di Napoli (fondata dall’Imperatore Federico II di Svevia nel 1224), di Salamanca, di Siena, di Macerata, di Lisbona ecc… Ma oramai con quest’ultima siamo già nel 1290 e l’istituzione di nuove “Universitas Studiorum” non era più una novità.
Il primato di Bologna però, non vale più se si considera l’intera area mediterranea. Qui, intorno all’820 infatti, a Fès, in Marocco, durante il regno della dinastia Idriside,  si era trasferito con la moglie Aisha e le figlie Fatima e Maryam, proveniente dalla Tunisia, il ricco mercante di pietre preziosi e tappeti di pregio, Mohammed al-Fihri , un uomo che con il denaro ci sapeva senz’altro fare.
Avendo trovato una fastoso palazzo dove abitare, Mohammed si preoccupò di dare una educazione di prim’ordine alle figlie, rispettivamente di circa 20 e 18 anni, assumendo istitutrici e facendole studiare Teologia, Grammatica araba, Diritto islamico e Poesia. Esse vissero una giovinezza felice, ricca di stimoli culturali e con frequentazioni cosmopolite, date le influenti relazioni paterne.
Essendo quest’ultimo un uomo di larghe vedute, permetteva loro di uscire abbastanza liberamente, sebbene accompagnate da una delle governanti di Palazzo e frequentare le varie Moschee di Fès, nonché di stabilire fruttuose relazioni di amicizia con ragazze anche più grandi, ma raffinate e colte e soprattutto appartenenti allo stesso rango sociale.
Per quanto riguarda Mohammed al-Fihri invece, nei suoi decenni di permanenza a Fès, non solo mantenne la sua notevole fortuna, ma riuscì addirittura ad incrementarla, probabilmente, ma questa è solo un’arbitraria, maligna e dileggiante diceria, anche con segretissimi prestiti ad interesse alla stessa dinastia regnante degli Idriside, pratica assolutamente vietata tanto nel Mondo Islamico quanto in quello Cristiano.
Comunque sia, per la famiglia del mercante i decenni trascorsi a Fès, furono fruttuosi da molti punti di vista: il mercante aumentava la sua fortuna, la moglie Aisha gestiva a suo piacimento il palazzo e si costituì un giro di amiche fedeli, mentre le due sorelle godevano della massima libertà consentita a  due ragazze in un Paese islamico, generando spesso malevoli e infondate calunnie sul loro conto essendo considerate con scandalo dai benpensanti.
Ma la sorte è a volte come il vento  che all’improvviso cambia direzione, senza dare anticipati segni della sua insondabile mutevolezza. E purtroppo così avvenne per la famiglia al-Fihri. Infatti nell’anno 846 mori la moglie Aisha per un incurabile “Mal della pietra”, e quattro anni dopo, nell’850 anche Mohammed rese l’anima ad Allah, probabilmente per il  calcio di un cammello che trasportava i sui preziosi tappeti.
Dopo i sontuosi e partecipati funerali di quest’ultimo, si pose il problema della sua ingentissima eredità. Secondo la “Sharia”, ossia la Legge Coranica infatti, non avendo figli maschi ed essendoci due sole figlie femmine, sarebbe dovuto toccare a ciascuna i soli due terzi del patrimonio paterno, destinando il rimanente ad altri eredi aventi diritto.
Ma non essendoci nessun altro parente a rivendicare il terzo restante, questo, secondo il Principio del “Radd”, sempre facente parte della “Sharia”, andò equamente diviso tra le sorelle, alle quali infine toccò ad ognuna il 50% del patrimonio paterno. Così Fatima e Maryam, grazie alle loro ricchezze, poterono godere di una libertà del tutto sconosciuta alle altre donne della città islamica di Fès, senza che nessuno le limitasse in alcun modo.
Non  si sposarono. Maryam collaborò con la sorella maggiore aiutandola a realizzare i suoi lodevoli e ambiziosi progetti. Fatima al Fihri , donna di notevolissima forza d’animo e di grande fede e con incrollabili ideali, si dedicò infatti esclusivamente, senza aspettativa di alcun lucro, a diffondere il Credo e la Cultura Islamica.
Ella era una donna fortemente religiosa e, come tale, sentiva suo obbligo morale aiutare gli altri. Così fece generose elargizioni di denaro alle più bisognose famiglie della città (”A’ilun”) e si preoccupò costantemente di accorrere in aiuto ai “Fuquara”, ai “Masakin” ai “Du’afa” e ai “Sa’ilun”, tutti termini specifici per indicare la stratificazione dei diversi livelli di indigenza presenti a Fez..
Il fatto che a far ciò fosse una donna non sposata, destò in città malumori e più d’uno gridò allo “scandalo della tunisina”, ma la donna non si fece influenzare in alcun modo e mise in atto quanto di più importante aveva in animo. Così, con i suoi notevoli capitali, tra l’ 857 e l’859, Fatima fece costruire l’imponente e monumentale Moschea di al-Qarawiyyin, sempre nella città di Fès.
Questa Moschea diventò presto, oltre che un importante centro di Fede, anche un luogo di apprendimento e si sviluppò nel tempo quella che è oggi considerata la più antica “Università” del mondo allora conosciuto. E questo ben più di due secoli prima che nascesse quella di Bologna. Nella Moschea, vennero infatti, dapprima adibite apposite aule di studio, per poi edificare a ridosso delle sue mura, quasi come avverrà nelle nostre Scuole Cattedrali, un intero grande edificio destinato all’apprendimento.
In esso si studiavano: Scienze Coraniche, “Hadit” (detti e azioni del Profeta Maometto), Giurisprudenza islamica, Teologia, Grammatica e Linguistica araba, Letteratura: poesia e prosa, Storia Islamica, Filosofia (“Falsafa”, spesso basata sulla traduzione e interpretazione di decine di testi greci), Aritmetica, Geometria e Algebra, Astronomia, Medicina, Farmacia, Geografia e Musica.
Naturalmente l’Università al-Qarawiyyin dopo quasi 1180 anni esiste ancora e, con programmi assolutamente più moderni, oggi attira migliaia di studenti provenienti da tutto il Nord Africa.
Per quanto poco noto in Occidente, il nome di Fatima al-Fihri è ancora oggi conosciuto e onorato in gran parte dell’ Islam Sunnita, e questa figura  femminile, in un mondo “al maschile”, rivela uno spessore umano e intellettuale tenace e straordinario. Ed è oggettivamente affascinante constatare come una singola donna abbia avuto un impatto così duraturo sulla storia dell’istruzione e della Fede Islamica in un Paese dell’area mediterranea di tradizione Musulmana.
E per i suoi enormi meriti, Fatima al-Fihri è ancora oggi conosciuta con l’appellativo di “Umm al-Banin”, la cui traduzione letterale è “Madre dei figli”. Questo a significare il segno millenario lasciato dalla donna più celebre ed importante degli ultimi 1200 anni in tutta la storia del Mondo Islamico. Fatima morì a Fès nell’880 a circa 80 anni.

                                                        

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